ANELLI
(BABILONIA)
INTERVISTA GRILLINI GENNAIO 1993
IL
FUTURO E’ ROSA?
E’
venuto a trovarmi in redazione, di passaggio a Milano tra un’assemblea a
Bolzano e
un incontro a Genova, sempre in forma e
disponibile alla discussione.
Franco
Grillini è alla guida dell’Arci Gay da otto anni, prima come segretario
nazionale e poi come presidente, ha adesso quasi quarant’anni. Cominciamo
subito l’intervista.
ANELLI:
Quali sono stati secondo te i risultati più significativi ottenuti dall’arcigay
in questi anni?
GRILLINI:
In primo luogo il fatto che adesso l’omosessualità è diventata visibile, poi
che le rivendicazioni degli omosessuali sono sempre più plausibili. Siamo
riusciti ad impedire la criminalizzazione degli omosessuali durante la vicenda
dell’aids ed infine abbiamo costruito un’organizzazione con circoli sparsi in
tutta l’Italia, oramai più che consolidata, anche al Sud, che tratta da pari
con le forze politiche e istituzionali a tutti i livelli.
ANELLI:
Qual è secondo te la rivendicazione più importante per i gay?
GRILLINI:
Sicuramente il riconoscimento delle convivenze di fatto, quella richiesta anche
dalle 10 coppie che l’anno scorso in Piazza Scala a Milano hanno chiesto il
“matrimonio gay”. Che si tratti di una rivendicazione importante lo dimostra
l’arrabbiatura delle gerarchie vaticane; che hanno citato questa manifestazione
come una delle ragioni per cui la Congregazione per la dottrina della Fede ha
prodotto l’ultimo documento contro gli omosessuali.
ANELLI:
Ma non si è trattato di un caso un po’ isolato?
GRILLINI:
Forse, ma è rimasto un caso emblematico che sottolinea come a Milano ci sia una
presenza molto forte, dal punto di vista sociale, dell’omosessualità. Comunque,
anche se si sa che in altre città è più difficile proporre iniziative di questo
tipo, speriamo di ripeterla altrove.
ANELLI:
Il discorso della coppia gay propone comunque un problema: l’accettazione di
sé. Finché gli omosessuali che rivendicano saranno pochissimi, i risultati
avranno un significato più simbolico che pratico. Sei d’accordo?
GRILLINI:
Non c’è dubbio sul fatto che l’accettazione degli omosessuali sia la questione
principale quando si parla della possibilità per i gay di essere felici. Ed è
una questione che non credo che sia di facile soluzione. Noi stiamo provando a
favorire il discorso dell’autoaccettazione, del coming out, ma devo dire che in Italia, da questo punto di vista,
siamo in una situazione più difficile che in altri Paesi.
Per
esempio: a Pargi, New York o Londra ci sono concentrazioni della presenza gay
molto forte, che hanno consentito un processo di immigrazione interna e
favorito quindi la costruzione della comunità omosessuale, che occupa interi
quartieri e che ha prodotto cultura e socialità omosessuale. Questi fatti hanno
facilitato in modo eccezionale il “venir fuori” delle persone omosessuali.
ANELLI:
Se è così importante l’identità omosessuale come mai avete inserito la
denominazione “Movimento libertà civile”?
GRILLINI:
Qualcuno ci accusava di essere una lobby,
di inseguire solo gli interessi dei gay. Per evitare queste critiche, e per
avvalorare il fatto che le nostre battaglie sono utili a tutti, abbiamo
aggiunto quella frase.
ANELLI:
Quali sono secondo te gli ostacoli più importanti che deve combattere il
movimento gay in Italia?
GRILLINI
: Innanzi tutto l’influenza del Vaticano che è il supporto più importante alla
repressione sessuale. Secondo me l’ultima dichiarazione della Congregazione per
la Dottrina della Fede, che chiede la discriminazione dei gay è paragonabile
come portata e come gravità e alle leggi razziali promulgate dal regime
fascista nel 1938. Poi c’è la famiglia, che nel nostro Paese mantiene un ruolo
oppressivo: la paura di spaventare la mamma e di far soffrire i familiari
ancora oggi impedisce a molti gay di vivere pubblicamente la loro omosessualità.
Anche
i partiti di sinistra e laici, a cui noi facciamo riferimento, non sempre ci
favoriscono (salvo casi particolari come quello di Bologna, in cui la giunta di
sinistra ha sfidato l’ira della Curia per difendere il Cassero) non dimostrano
grande interesse per le rivendicazioni gay.
E’
chiaro che questi e altri motivi sarebbero poca cosa se gli omosessuali fossero
meno succubi dei pregiudizi e più sinceri verso se stessi.
ANELLI:
L’arcigay è molto impegnato nei rapporti istituzionali e politici. Con che
risultati?
GRILLINI:
Il nostro lavoro nelle Istituzioni ha prodotto un grande risultato: adesso
esistiamo. Le associazioni gay vengono consultate sempre più per i problemi
relativi alla condizione omosessuale; la stampa e la televisione ospitano le
nostre opinioni; partecipiamo a decine e decine di dibattiti pubblici.
ANELLI:
L’altro versante dove siete molto attivi è quello dei locali: Molti bar,
discoteche e saune richiedono la tessera Arci Gay per potere entrare. Non lo
ritieni un intervento che potrebbe compromettere l’azione politica e sociale
dell’associazione?
GRILLINI:
No! La legislazione italiana permette ad
associazioni come l’Arci di aprire circoli per i suoi soci eludendo i problemi
delle licenze e quelli fiscali. Questo ci permette di aprire locali anche
laddove sarebbe impossibile, stando alle regole del mercato. Anche se non sono
circoli culturali, sono pur sempre luoghi di aggregazione, e permettono agli
omosessuali di conoscersi, di socializzare, per molti di cominciare a vivere la
loro sessualità. Certo dobbiamo essere molto accorti e pretendere dai gestori
di questi locali più collaborazione. In particolare per quanto riguarda la
prevenzione contro l’aids bisogna pretendere azioni più concrete; in caso
contrario io credo che dovremo rivendicare la chiusura. Per esempio: le saune che
non regalano i preservativi all’ingresso non potranno più essere affiliati
all’Arcigay.
ANELLI
Per quanto ne so dovrete chiudere diverse saune. Lo farete davvero?
GRILLINI:
Non ho difficoltà a ripeterlo. Rivendicheremo la chiusura delle saune che non
metteranno i preservativi gratuitamente a disposizione dei loro clienti. Dopo
dieci anni di Aids non ci possono essere più alibi per nessuno.
ANELLI
: L’arcigay ha fatto tutto quello che si poteva fare per la lotta contro
l’aids?
GRILLINI:
Sai, quest’anno sono stato a tanti funerali di amici e conoscenti che
sinceramente risponderei di no.
E’
un no, perché di fronte a tante morti non possiamo essere ottimisti, ma devo
aggiungere che noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo: centinaia di
conferenze e assemblee, incontri e interventi sui media, migliaia di volantini
e preservativi distribuiti in ogni parte d’Italia, consulenze telefoniche e
presso i circoli. Nonostante questo credo che abbiamo ancora molto da fare e i
circoli saranno molto impegnati su questo tema.
ANELLI:
Mi sembra che nonostante tutto i gay tendono a rimuovere il problema aids.
Cos’è, menefreghismo o paura?
GRILLINI:
Le motivazioni di questa rimozione sono molte. Bisogna tener conto del fatto che
molti gay non accettano neppure la propria omosessualità. In questi casi, e
purtroppo sono la maggioranza, diventa difficile affrontare le problematiche
relative all’Aids, sia verso se stessi che verso gli altri. Per questo
ribadisco che il lavoro da fare è ancora molto, e che la lotta all’Aids per gli
omosessuali è strettamente legata alla lotta per il diritto alla vita, alla
propria vita, all’essere gay e all’essere felici. D’altro canto abbiamo visto
in questi anni esempi di gay che hanno dato molto alla lotta contro l’aids: da
Enrico Barzaghi e Giovanni Forti a Stefano Marcoaldi, attuale presidente
dell’Associazione Solidarietà Aids di Milano.
Queste
persone ci hanno insegnato, e non solo a noi, che con l’Aids si può convivere,
che questa malattia non è solo morte e disperazione, che insieme possiamo
farcela.
Ringrazio
anche questi amici perché è anche grazie a loro se ora il movimento gay ha
ottenuto quei riconoscimenti istituzionali che ci permettono di trattare con
più forza anche in Italia.
ANELLI:
Franco Grillini ricopre da tanti anni un importante ruolo pubblico. Come hai
fatto a far convivere questo lavoro con la vita privata?
GRILLINI:
E’ molto semplice: io faccio politica da quando sono bambino, mi piace farlo e
sono disposto a rinunciare a qualcosa per continuare. Certo chi ha avuto
relazioni con me in questi anni si è molto lamentato, ma si tratta di pagare un
prezzo. Per ora va bene così, poi si vedrà.
ANELLI:
Come va l’arcigay? Quanti sono gli iscritti e i circoli?
GRILLINI:
Abbiamo appena concluso il programma del 1992 con un’assemblea dei circoli a
Napoli e un incontro nazionale a Bologna, dove sono state tracciate le prossime
iniziative. Attualmente ci sono circa tredicimila soci, però molti di questi
sono soci solo per accedere ai locali affiliati all’arci gay: i “militanti”
sono qualche centinaio e operano in trenta circoli sparsi in tutta la penisola,
da Milano a Catania, da Cagliari a Firenze, da Genova a Napoli, in tutte le
maggiori città c’è un riferimento per gli omosessuali.
ANELLI:
Quali sono i programmi dell’arcigay per il prossimo anno?
GRILLINI:
In questi anni ci siamo presentati sulla scena politica, sociale e culturale,
siamo ormai riconosciuti come validi interlocutori.
Adesso
si tratta di tradurre in risultati questa presenza: in particolare a livello
legislativo per il riconoscimento delle convivenze gay, per una corretta
educazione sessuale nelel scuole e per una più efficace azione di informazione
sull’Aids. Occorre poi migliorare il nostro rapporto con i media per una più
incisiva azione di controinformazione.
Ma l’obiettivo
più importante sarà quello di rivitalizzare il lavoro dei circoli di
tutta italia con interventi locali: per permettere a tutti di partecipare e di
discutere: dobbiamo intervenire per facilitare la presa di coscienza di tutti
gli omosessuali, per fare in modo che più persone possibili scelgano di vivere
a viso aperto,senza maschere e senza vergogna il loro essere gay.
Dobbiamo attrezzarci per una
lunga battaglia, per una politica fatta di piccoli passi e di risultati
concreti, a cui tutti devono dare il loro contributo. Maggiori saranno le
nostre forze in campo e più breve sarà il tempo che ci separa da una società
dove gli omosessuali avranno gli stessi diritti degli eterosessuali.
(MARIO
ANELLI – BABILONIA GENNAIO 1993)