a cura di Valentina Pietrosanti
Quello che segue è il resoconto dell'intervento di Dario Bellezza avvenuto durante la conferenza stampa tenutasi il 4 ottobre 1995 presso il Senato della Repubblica dal titolo
"Se non ora, quando ? Il caso Dario Bellezza, l'Aids e la macchina"
Eravamo in tanti quella mattina a dare sostegno a Dario Bellezza. Oltre a Massimo Consoli e Anselmo Cadelli ricordo, fra i presenti , Dacia Maraini, Barbara Alberti, Alberto Bevilacqua, Raffaele La Capria, Antonio Veneziani, Luigi Cerina, Antonio Guidi, Luigi Manconi.
Antonio Di Giacomo
Io ho subito due traumi in pochi giorni e
questo nei primi di settembre (1995 nda). Il primo è stata la chiusura di questa
sperimentazione, chiamiamola cosi, di questa ricerca. Molta gente in seguito,
non sapeva che io facevo questa terapia, né sapeva che io ero, diciamo così”
malato”.
Mi hanno detto ma sei sicuro, ma veramente ti
faceva bene? Ora io ho girato, si può dire tutta l’Europa, sono andato anche al
Pasteur da Montagnier, questo negli anni passati. Quando ho trovato una cosa
che mi faceva bene, io lo dicevo. Quando ho trovato questa terapia ho sentito che
subito mi faceva bene, ho pensato che, al di là delle spiegazioni
scientifiche che io non posso neanche dare perché non sono un esperto, di
macchine elettromedicali, ho detto subito a me stesso stai meglio, questo è
quello che uno dice a se stesso nel momento in cui fa qualche cosa, altrimenti
smette.
Se dopo un mese, io mi
fossi accorto che questa terapia non mi faceva niente, avrei naturalmente smesso perché era inutile farla.
Ecco, questo perché mi sono
trovato di fronte allo scetticismo, di tanta gente, anche di miei amici, che
pur avendo visto in questi ultimi tempi, sono stato per esempio quattro cinque sei mesi al Maurizio Costanzo, e stavo
benissimo. Nessuno sapeva che io avevo qualche cosa. E mi dicevano ..ah come
stai bene ..se non stavo..se non avevo considerato come stavo prima di fare
questa terapia a gennaio..certo non potevo affrontare un Maurizio Costanzo, per
dire, dove si vede fisicamente in televisione come uno sta. Ora, ho questo
trauma terribile per me, di interruzione, come per uno che fa la dialisi di
interrompere improvvisamente, bruscamente
senza nessuna concessione da parte di nessuno di poterla per ora riprendere a
meno che il magistrato sia cosi clemente da permetterlo
Sen. Manconi:
Cosi giusto
Bellezza: Giusto. Anche perché qui il reato tutto
sommato non c’è. Marineo è stato accusato di abuso della professione medica. Ma
la professione medica si esercita con gli aghi con le iniezioni, con le
ricette, con le visite corporali..con delle cose così. Qui non ci stava niente
di tutto questo. Ci stavano dei controlli medici. Se lui voleva sfuggire alla
classe medica, certo non ci mandava ogni mese a fare delle analisi, io le
facevo al S. Eugenio, dove un dottore stilava poi i giudizi della situazione immunitaria e diceva a me.. sì stai meglio.. stai
migliorando, continua a fare questa cosa. Perché in un campo così mi sembra
atroce se si stia a chiedere se c’è la legge dalla propria parte, se era stato
( il macchinario nda) riconosciuto dal Ministero
della Sanità, perche siamo in un campo veramente molto assurdo.
Dove non c’è una medicina
sicura, dove non è che uno viene sottratto a qualche terapia che potrebbe salvarti
la vita, al massimo i retro virali che vengono propinati negli ospedali possono
ritardare l’infezione. Tutto questo possono fare, non possono fare altro. In quindici
anni di ricerca nel mondo, con miliardi e miliardi tirati fuori, non è stato
trovato né vaccino, né medicina, né
pillola, né qualsiasi cosa che possa arrestare questo virus. Quindi se qualcuno
si affida a delle terapie alternative
non vedo quale sia il delitto. Anzi bisognerebbe incoraggiarle queste cose.
Questo
trauma, va bene, è privato, è personale. Poi però c’è stato il trauma del
collettivo, che è pubblico e che è entrato in me. Perché un giornale di Roma,
per ben due volte, mentre gli altri giornali si sono limitati a fare la cronaca
della cosa e mettere delle sigle, hanno messo il mio nome come malato e con un
accanimento e con una ferocia assoluta e assurda. Perché non c’era nessun bisogno.
Intanto non si può. C’è una legge del 1990 che vieta, lo aveva detto Luigi
Cerina, che vieta assolutamente anche di poter alludere che uno possa avere una
patologia, Quella stessa patologia . Sulla Stampa addirittura ci stanno “ analisi vietate, 22 ditte rinviate a giudizio dipendenti sottoposti a
test aids……..sono stati inquisiti quelli che hanno fatto fare le analisi.
Dunque
ci sono stati dei grandi monologi che addirittura hanno difeso delle
prostitute che sono state denunciate dai carabinieri come sieropositive perche facevano commercio del loro corpo
spandendo il virus. Ora, fosse è un eccesso questo..diventa però
autolesionistico nei miei confronti. Perché non c’è stato nessuno di questi
dottoroni che ha detto non si può dire questa cosa, non si può scrivere..
E naturalmente io sono
diventato subito un cittadino di seconda categoria, anzi di terza perché, nel
quartiere dove abito molti mi additano, dato che ero conosciuto anche per altri motivi, mi sono sentito dire aids e naturalmente
in me è subentrata una specie di rabbia e depressione e adesso esco poco e
niente da casa perché questo impatto, diciamo cosi, negativo, immeritato perché
io potevo stare a Vitinia in questo ambulatorio soltanto così, per una chiacchierata. I Nas che hanno dato a Stocco a questa giornalista Antonella Stocco, cattivissima e crudelissima
che spero vada all’inferno, hanno dato, evidentemente hanno passato dei
verbali, in questi verbali io non dicevo che ero malato, dicevo soltanto che
facevo lì una terapia per deficienze
immunitarie che possono avere tutti, non necessariamente uno deve avere
qualcosa di grave per avere deficienze immunitarie. Dunque veramente è stata
una prevaricazione, una violenza.
Adesso il direttore del Messaggero mi ha
mandato una lettera, ma io neanche la leggo la lettera nemmeno l’apro perché il danno è fatto. Prima appaiono sul giornale
delle notizie terribili su di me che non posso più uscire di casa e poi arriva
la smentita di tre righe che non serve a nulla.
A questo punto io mi riservo, tutti mi dicono
fai la denuncia, ma forse la farò però tanto ci sta ancora tempo. Ma non è
questa la mia aspirazione. La mia aspirazione vera è che ho capito che io non
ho scelto di dire che avevo qualche cosa. Per esempio Luigi Cerina, che è qui
davanti a me, ha fatto, giustamente, perché è una battaglia
molto giusta ma anche molto pesante voglio dire della sua sieropositività, una
battaglia per imporre il problema alla società italiana. Però io, dal mio punto
di vista, non sono nemmeno un politico, voglio dire sono solo uno scrittore, e
quel ritaglio quotidiano che uno si riserva dove vive, è stato mandato in
frantumi.
Per cui ad un certo punto io sto soltanto a letto a
leggere un giornale, perché c’ho paura ad uscire di casa. Molti mi dicono ehhh
sei esagerato e cedi che te ne frega. Io gli dico ma vorrei vedere a voi
se hai questo marchio in faccia della
cosa che cosa fareste. E’ facile parlare però è più difficile poi trovare un comportamento.
Io poi sono sempre stato un tipo, anche perché abituato alla pubblicità, alla
televisione, ai mass media etc, abituato e non mi faceva ne caldo e ne freddo.
Però a questo punto sì. Perché già c’ho dei motivi per stare male, per cui si
aggiunge a quel motivo ulteriori motivi
. Io ho scritto poi appunto perché credo che se adesso andrò in ulteriori posti, in televisione etc.
ma non è sicuro, di rivolgermi direttamente ai magistrati perché poi alla fine sono quelli che decidono,
parliamoci chiaro. Non è che decide pinco pallino per queste cose.
E allora io ho scritto questa lettera con
cui concludo..
mi rivolgo ai
magistrati che si occupano del caso Marineo, della sua macchina elettronica,
per ricordare che anch’io, un poeta, sono
parte in causa nella faccenda. Il poeta cerca la bellezza, la salute, il fare.
Poiein è il verbo greco da cui deriva la
parola poeta che significa appunto fare e soprattutto la verità. Credo che la
verità comunichi una sorta di fratellanza la poesia con la giustizia la ricerca del dolore e della verità-
Ora io se avessi nell’attività di Pino
Marineo riscontrato qualcosa di non chiaro di non limpido me ne sarei andato, non ci sarei andato.
Invece dalla macchina trassi subito giovamento, oltre al fatto che non mi fu chiesto
un soldo dall’applicazione della macchina. Migliorando il mio stato di salute
tornai a scrivere dopo anni di deserto pieno di incubi…tornai a vivere.
Questa
è la mia testimonianza di un poeta. E anche quello che può sembrare oscuro in
questa storia è chiaro. Io stesso avevo consigliato a Marineo di cercare qualche sponsor, qualche
donatore spontaneo per continuare un’attività che mi sembra meritoria. Così un
poeta si accomuna per un attimo a dei magistrati che devono decidere in totale
libertà.
Ecco
la presenza di un poeta in tutto ciò dovrebbe far meditare. Perché costringerlo
a non più scrivere in un paese come l’Italia già cosi povero di fermenti
culturali? Tutto ciò è terribile. Avremmo spento la penna di D’Annunzio e
Pasolini? Avremmo certo commesso un crimine. Allora aiutiamo un poeta a riprendere le sudate carte e a scrivere di nuovo. Questo è il mio ingenuo
invito a chi deve decidere in tutta questa storia.
E poi appunto voglio aggiungere che, insomma, parliamoci chiaro come si
dice a Roma, a me questa cosa faceva bene. Ora uno potrà dire, ma è un effetto
placebo ma anche se non lo fosse stato ma non lo era un effetto placebo, dicono
che il 90% delle medicine italiane sono placebo, per cui non capisco perché improvvisamente
dovrebbe essere tolta la possibilità a delle persone intanto di vedere come va
a finire cioè facciamo altri sei mesi di sperimentazione vediamo quello che
succede. Poi se non succede niente, se è soltanto un placebo allora chiudiamo
baracca e burattini.
Grazie.
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