1971
MANIFESTO PER LA RIVOLUZIONE MORALE
L’OMOSESSUALITA’ RIVOLUZIONARIA
Pubblicato ad Amsterdam nel novembre 1971
E ripubblicato dall’OMPO N.166 NOVEMBRE 1993
Intervento di Dario Bellezza
GIUSTIZIA BORGHESE, GIUSTIZIA DI CLASSE:
qui come dappertutto, in realtà, la repressione diretta e ipocrita si abbatte su tutti gli aspetti della società. Più duramente è sull’omosessuale proletario che sull’alto funzionario. Ma il sistema di condizionamento è tale che in un settore della borghesia si preferisce al libero esercizio della propria sessualità una certa repressione che si chiama controllo di sé e dei propri desideri, a beneficio del lavoro. Spesso ho sentito con stizza degli omosex borghesi fare l’elogio della propria professione e rimproverare gli altri di non imitarli. I loro discorsi riflettono direttamente la più retrograda ideologia borghese: “Non bisogna cercare il proprio piacere che quando si ha del tempo libero”. Risultato: questi omosessuali si fanno campioni della repressione poliziesca più vergognosa (non esagero) per il bene di tutti. Preconizzano il culto dell’amico: ciò permette all’omosex di pensare meno al sesso, dunque di lavorare meglio, d’evitare le persecuzioni poliziesche, ecc. Detto in altre parole, giocano il ruolo che la società attende da loro: forzare l’omosex a integrarsi nel mondo borghese e capitalista, e per far ciò, rinunciare a tutto e a una parte di se stesso. E’ l’autocastrazione alla spicciolata..E chi è la vittima? L’omosex borghese. Infatti, il suo modo di vivere è fondato su di una profonda insoddisfazione: non osa correre dietro ai ragazzi per non perdere il suo ruolo sociale. Condanna gli omosex che moltiplicano le avventure, poiché ciò rischia di portarci indirettamente pregiudizio.
Ancora: l’omosex borghese è la prima vittima della sua classe sociale. Arriva alla fine della propria esistenza? Se è abbastanza lucido potrà constatare che non ha realmente vissuto, che ha fatto di tutto per avvelenare i propri piaceri e quelli degli altri. Se tutti gli omosessuali lo imitassero, la società francese (per non menzionare che questa) potrebbe rinunciare alla repressione poliziesca e giudiziaria degli omosessuali. Infatti, questi reprimerebbero spontaneamente se stessi, dunque nessun problema. E’ qui che la sorte dell’omosessuale si lega strettamente a quella del proletariato. Per la società capitalista l’essenziale è lo sviluppo della produzione (e dei benefici per il padronato). Per mantenere questo sviluppo è necessario innanzitutto un certo numero di disoccupati sul mercato del lavoro (così i salari non aumentano troppo rapidamente). A questo fine l’omosessuale è molto più represso nel popolo che nella borghesia. Gli operai devono sposarsi, avere molti figli. Ma se un adulto rinuncia più o meno alla sua vita erotica e affettiva, avrà tendenza a consacrarsi di più alle sue occupazioni professionali. Di conseguenza, ciò che la società capitalista perde da un lato lo guadagna dall’altro: nella sua professione, l’omosessuale lavorerà più o meglio (e meno caro) che l’etero, poiché la sua vita privata è ridotta a quasi niente. Diventa, al limite, una macchina a funzionamento interrotto. Si vedono quali sono i rapporti tra la repressione degli omosessuali e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Gli omosessuali prendono coscienza di ciò, essi stessi, poco a poco; scoprono il vero senso di riflessioni come questa: gli omosessuali hanno bisogno di maggior libertà sessuale che noi: ora, poiché non gliela si può dare (pensate, dunque: dove andrebbe a finire il capitalismo?) bisogna farli curare. O ancora, variante omosex borghese: fatevi un amico, uscirete di meno, lavorate molto di più. Disgraziatamente (per la società) gli omosessuali hanno capito: frenare i propri desideri, lavorare di più, è perpetuare il capitalismo, impedire che la borghesia riceva il salario di più di cent’anni di dittatura confessata o ipocrita sul proletariato, è partecipare a questo abbietto sfruttamento dell’uomo sull’uomo. E farsi complice del Maestro, del quale la funzione è negare la nostra originalità. Oggi, in quasi tutti i paesi “civili” d’Europa o d’America, migliaia di omosessuali si ribellano, si organizzano, brandiscono la bandiera della rivolta contro la morale borghese, contro il sistema socio-economico e politico del “libero occidente”. Che vogliono?
L’annientamento di questo mondo. Nulla di meno. Si calmeranno? Credete? Quando degli schiavi millenari si ribellano contro i loro maestri, questi qui rischiano bene di lasciare il loro capitale e la loro preziosa pelle. Gli omosex sono decisi ad andare fino alla fine della loro impresa. Che rivenga il sole di Maggio: che incendi tutti i porcili della borghesia. Che il denaro bruci insieme ai pregiudizi sessuali. E si muova dietro questa torcia infiammata di dollari, di sterline, di franchi, attraverso gli applausi dei popoli del Vietnam, della Palestina, delle meravigliose Pantere Nere, degli Algerini. Che queste intenzioni facciano ridere i banchieri e i presidenti di rimbecillite repubbliche: non importa. Noi saremo sempre di quelli che daranno una mano ai loro nemici!
1975
1995
Manifesto Gay, Pag. 12
DALLA FAMIGLIA ALLA LIBERTA’
di
Dario Bellezza
Fu André Gide che per primo, alla
fine del secolo diciannovesimo, nelle sue “Nourritures Terrestres”, mettendosi
alla scuola di Nietzsche, invitò la gioventù europea ad abbandonare la
famiglia, buttar via perfino il suo bel libro, e seguire una strada che porti
al mondo della libertà. Poco dopo, Freud avrebbe messo tutto sotto il segno del
principio del piacere, contrapposto a quello atroce della realtà dove vige una
morale repressiva; e indirettamente avrebbe aiutato l’uomo europeo ad
affrontare quello che è il problema più reale e vitale dell’esistenza: il
sesso.
E dunque il corpo, dal quale
solo, tutto sommato, possiamo fare esperienza. Ché dello spirito non si può
dire niente: niente che non sia retorico o colmo di ogni volgare desiderio di
rimozione, di volontà di lasciare le cose come stanno. Ma quanta strada ancora
bisogna fare per arrivare a qualche risultato non indegno delle nostre capacità
di liberare l’uomo dalle orrende morali che lo posseggono e lo limitano nella
sua capacità di espressione! Nella famiglia, per esempio, il ragazzo (o la
ragazza) trova tutti quei valori vecchi e decrepiti che coscientemente rifiuta,
e dunque la sua fuga, se accade che il ragazzo riesca a reagire positivamente
all’ambiente orrendo che lo ha prodotto, è la salutare riscossione della
libertà e della liberazione dai tabù contro secoli di conformismo e di
oscurantismo. Io credo che oggi la strada della liberazione dai tabù sessuali e
dalle persecuzioni che questi si portano dietro, passi attraverso la lotta di
liberazione della donna.
La lezione dell’MLF è troppo
vicina a noi per poterla dimenticare. Nel suo rifiuto del maschio tradizionale,
eterocentrico e fallocentrico, la donna non solo afferma la sua autonomia nei
confronti del proprio corpo, per cui l’autogestione dell’aborto e la pratica
della masturbazione diventano tappe di un cammino che la porterà alla riscossa
contro la società patriarcale, dove l’uomo ancora comanda vigliaccamente; ma questa
sua lotta aiuta anche tutte le forme di sessualità “diversa” che dall’uomo
“normale” vengono conculcate. L’omosessualità deve avere il suo pieno diritto
all’esistenza, anche nei paesi socialisti, dove alla rivoluzione politica non
ha fatto seguito una rivoluzione sessuale, come ha già ampiamente testimoniato
Reich, e i “diversi” vengono mandati nei campi di lavoro, solo perché non
ubbidiscono a quella legge che prevede rapporti eterosessuali - cioè, subire
sostanzialmente quello che Schopenhauer chiamava il ricatto della Natura che
vuole eternarsi, essere eterna attraverso le tante provvisorie esistenze dei
singoli individui che si accoppiano per procreare.
Ma oggi la procreazione è
sinonimo di sovrappopolazione e cioè, distruzione dell’umanità. Quando le
scorte alimentari saranno finite e l’umanità, che non avrà fatto che riprodursi
e figliare come dei conigli, non entrerà più sulla terra, allora forse ci
ricorderemo di quei profeti, ritenuti un tempo Cassandre di sventura, che
profetarono la fine dell’umanità, per mano di se stessa. Bisogna correre ai
ripari: perché ciò non accada, l’umanità tutta deve non solo usare la pillola
antifecondativa, ma anche praticare le cosiddette perversioni che poi tali non
sono, ma solo, come Marcuse insegna, testimoniano il ritorno del rimosso,
l’avventura, cioè, di quella sessualità infantile che, istituzionalizzata,
riporterebbe l’uomo all’età dell’oro, ad un autentico Eden, con la fine delle
guerre che sono fenomeni di una società patriarcale, in cui anche la famiglia
tradizionalmente concepita venga distrutta per una diversa forma di
associazione umana, dove tutti possano realizzarsi senza modelli autoritari (il
Padre) che rendano la vita indegna di essere vissuta. Dove regni l’acqua di
giovinezza; e l’uomo pratichi tutte le forme di Eros, senza il senso di colpa
che dà un’educazione cattolica-non-cristiana, piccolo-borghese.
1975
OMPO N° 1, Aprile 1975, pag. 15
La penultima pagina di:
DARIO BELLEZZA
La cronaca nera è stata sconvolta e raccapricciata,
ultimamente, più volte, da fattacci che riguardano gli omosessuali. A Roma, uun
funzionario della TV, Guido Druetto[1], è stato barbaramente
ammazzato dai soliti ignoti, abietti assassini.
Marchette prezzolate o appartenenti alla mala vita,
nella quale Druetto era invischiato?
Certo è che la polizia non ha fatto niente per
scoprire l'assassino o gli assassini, che stando alla logica del delitto
dovevano essere più di uno: forse due, forse tre. Lo hanno ritrovato con il
cranio fracassato, il filo del telefono intorno al collo. Il macabro
cerimoniale dell'assassino aveva cosparso il cadavere di liquore; e sopra il
corpo c'era un'immagine di devozione cattolica, una madonna.
A Pago del Vallo di Lauro, invece, la ribellione di
un giovanotto, la giusta rivolta di un giovanotto proprietario di una
pizzicheria, che veniva da tre anni ricattato dall'amante, ha portato alla
morte del ricattatotre che puntava sulla vergogna di certe pratiche per
estorcere soldi al salumiere. Naturalmente in un piccolo paese è più facile il
ricatto, le chiacchiere possono distruggere una reputazione, e l'assassino ha
tutta la nostra pietà considerando l'iniquità del suo destino.
Infine, e questo non riguarda la cronaca nera ma la
cronaca politica, la cronaca di costume, Lo
Specchio è partito in una nuova campagna contro gli omosessuali, da sempre
confinati nel ghetto della vergogna e della menzogna. L'articolista, che non
merita di essere nominato per la morte morale, per la putrefazione della
coscienza che lo contraddistingue, associa tra l'altro l'omosessualità alle
Sinistre per pura speculazione politica e per rimestare nel torbido, per
cercare di addossare la colpa del malessere morale della gioventù a pochi
pereguitati individui, mentre si sa che tutto quello che di sconvolgente sta
succedendo oggi in Italia, crimini, violenze, attentati, rapimenti, ricatti, è
il frutto non tanto di una modificazione antropologica del popolo italiano, o
non soltanto, ma piuttosto l'avvelenamento progressivo della vita ridotta alla
pura funzione corporale.
Insomma, la vita umana nell'universo consumistico ed
edonistico in cui viviamo, non ha alcun valore o significato, e può essere distrutta,
eliminata, fatta scomparire.
Viviamo in grandi, enormi lager senza saperlo, e gli
aguzzini si apprestano ad andare al potere. La violenza alla quale, in verità,
non eravamo abituati fa sì che i fascisti cerchino dei falsi e facili bersagli,
e indichino, per esempio, gli omosessuali come gli appestatori della gioventù
sperando che la caccia alle streghe cominci o riprenda.
Gli omosessuali, da parte loro, come gli Ebrei sotto
il nazismo, è difficile che si ribellino; certamente vivono in un mondo nel
quale è difficile la presa di coscienza, la consapevolezza del loro stato,
naufragando dentro il mare di indifferenza per i loro stesso problemi. Così
stanno nascosti, rinserrati. Non hanno solidarietà verso coloro che si
espongono, e associazioni come il FUORI! o il CIDAMS sono lasciate morire per
mancanza di finanziamenti o per incoltura.
Questo mio intervento vuol significare questo:
"Risvegliatevi alla coscienza, gridate al mondo la vostra diversità,
OMOSESSUALI DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI!"
Dario Bellezza
[1] Dario aveva avuto a che vedere con le indagini
sulla morte di Druetto. Cfr. Affetti
Speciali, di Massimo Consoli, Massari Ed., Bolsena, p. 184.
Quella che segue è l'ultima intervista che Massimo Consoli fece al suo amico Dario Bellezza a circa un anno dalla sua morte avvenuta il 31 marzo 1996. Ho una serie di documenti riguardanti Dario Bellezza e altri 'personaggi' che, per mancanza di tempo, metterò online senza averli prima catalogati. Mi scuserete per questo, ma mi preme mettere il più presto possibile, a disposizione di tutti, il contenuto del mio piccolo archivio.
Dario Bellezza e Massimo Consoli |
Ha da poco superato i 50
anni. Autore di una quindicina di libri, è stato l’ultimo e più fedele amico di
Pier Paolo Pasolini. Scrittore e giornalista, i suoi scritti sono arrivati un
po’ dappertutto in giro per il mondo, perfino in Australia. E’ considerato il
più grande poeta italiano vivente. Conteso da Destra e da Sinistra, ultimamente
lo avevano inserito in un gruppo vicino a Forza Italia.
CONSOLI: Dario Bellezza, è
vero che anche tu sei entrato nella grande famiglia berlusconiana?
BELLEZZA: NO!! Ho già
smentito questa faccenda ma sembra che nessuno se ne sia reso conto. Tutto è
nato da quando, richiesto, ho dato solidarietà ad un movimento gay che, ho
scoperto più tardi, faceva parte di Forza Italia. Io mi sento sempre un
progressista, con il cuore ed il cervello a Sinistra.
CONSOLI: In questi giorni si
parla molto dell’ultimo documento vaticano. Soprattutto dell’aborto e del
rispetto per la vita: due argomenti che ti hanno sempre affascinato e sui quali
sei intervenuto più volte. Neanche su questo hai cambiato parere?
BELLEZZA: Credo che l’aborto
sia un fatto importante. Ma molto più importante è sottolineare come sia
criminale permettere che nascano dei figli che poi vengono uccisi in guerra,
che muoiono a causa di epidemie provocate dall’uomo stesso, che vengono
sterminati dalla fame e dalla disperazione, che vengono usati per fare i
cosmetici…
Sono convinto che, a questo
punto, sarebbe molto meglio, molto più civile, se non nascessero per niente.
L’aborto mi sembra molto meno grave della nascita, quando questa nascita
comporti così grandi tragedie. E credo che anche Dio sia d’accordo con me,
almeno su questo.
CONSOLI: Chi è Dio?
BELLEZZA: E’ una domanda un
po’ imbarazzante. Nessuno è mai riuscito a definirlo.
Dio è” qualcosa” che uno
cerca nella vita sperando di trovarlo e, soprattutto, sperando che Lui si
manifesti, perché se non è Dio a manifestarsi la ricerca diventa inutile.
CONSOLI : A te si è mai manifestato?
BELLEZZA: A me no, ma forse
perché io sono un peccatore o perché non ho sufficiente fede. Un peccatore che
non si è occupato di Lui, come Lui avrebbe meritato, ed ho preferito rivolgere
la mia attenzione soprattutto alle cose terrene. In questo caso Dio non si
manifesta. Per non essere equivocato, mi sembra opportuno precisare che non
credo nel Dio dei Cristiani, degli Ebrei o dei Musulmani, che è un Dio
terribile: il reale inventore del Male. Se fosse lui il vero Dio, preferirei
che non esistesse per niente.
CONSOLI: Si può trovare Dio
negli occhi di un ragazzo? Attraverso l’amore di un ragazzo?
BELLEZZA: Se Dio è amore,
certo. Dallo sguardo della persona amata può trasparire la presenza divina.
CONSOLI: Una tua definizione
di omosessualità?
BELLEZZA: Credo e spero che
ci siano tante forme di omosessualità quante sono le persone che la praticano,
perché la sua massificazione, il ghetto, il gayismo..sono tutte cose che mi
fanno orrore. Quello che preferisco è il rapporto tanto amato anche dai greci,
dove c’è il maestro e c’è il discepolo, c’è Socrate e c’è Alcibiade.
CONSOLI: Allora il movimento
gay, nel nostro Paese, non ha avuto alcuna funzione positiva?
Dario Bellezza e Massimo Consoli |
BELLEZZA: Il movimento gay,
almeno per quello che conosciamo, è composto da persone perverse e malate che
sono il frutto di una società perversa e malata. Che si occupano di problemi
veramente ridicoli e che non hanno il senso del sacro, del rispetto per
l’altro. Che vogliono soltanto affermare oscenamente se stessi, e neppure ci
riescono perché sono tutti disuniti. Io non ho molta simpatia per questi
movimenti così come si sono venuti a
formare in Italia. Ne ho fatto anche parte, in passato, ma mi sono ritratto
inorridito dalla loro superficialità. E tutto questo non ha niente a che vedere
con i singoli militanti gay, con la base, con la comunità, che è composta in
grandissima maggioranza da persone serie, rispettabili e, ovviamente, in buona
fede, ma che vengono utilizzate dai
dirigenti di questo o di quel circolo, di questa o di quella associazione, che
dicono di parlare a nome loro e per il
loro bene!
CONSOLI: Così mi sembra
scontata la tua risposta all’altra domanda che ti volevo fare: credi nel
matrimonio gay?
BELLEZZA: Non credo nel
matrimonio in ogni caso. Penso che sia un’invenzione borghese della società, un
patto per stabilire e strutturare dei rapporti tra gli individui. Tanto meno mi
convince il matrimonio gay ma,
attenzione, non perché penso
che due uomini non possano volersi bene ed amarsi. Assolutamente non è questo
il punto, ma perché credo che sia una forma di imitazione dell’eterosessualità.
E quando i cosiddetti “diversi” vogliono sentirsi come gli altrettanti
cosiddetti “uguali”, il discorso a me non interessa più. Tutto questo,
ovviamente, fatti salvi i diritti civili sull’eredità, la coabitazione,
l’assistenza medica e così via sui quali vanno sempre rispettate le volontà dei
singoli individui.
CONSOLI: Allora, per te, il
rapporto con l’altro diventa un rapporto con un altro “gay” o con un altro
“maschio”?
BELLEZZA: Il rapporto con
l’altro può essere giustificato solamente attraverso l’amore. Io mi sono posto
di fronte all’altro sempre in maniera amorosa. Poi, se c’è questo rapporto
d’amore, per riflesso vi si manifesta pure la funzione educativa. Anche se non
è necessaria. Penso che vi può essere se il rapporto è veramente felice, ben
riuscito. Dove manca l’amore manca la pedagogia.
CONSOLI: E in questo rapporto
d’amore c’è un limite d’età?
BELLEZZA: Ognuno di noi ha le
sue preferenze. Io non mi innamoro di gay, ma di maschi che hanno tra i venti e
i venticinque anni. Può essere un limite, certo, ma di questo è responsabile il
Padreterno o la Natura, non di certo io che non posso impormi chi amare e chi
no.
CONSOLI: Tu parli spesso di
“maschio”. Che cosa intendi con questa parola?
Dario Bellezza e Amanda Knering |
BELLEZZA: Il maschio è così
vituperato, in questo momento, così trattato male, che va quasi di moda
insultarlo. Io l’ho sempre difeso, forse perché l’ho sempre amato. Pasolini lo
definiva come un eterosessuale disposto ad un’avventura, un’esperienza, una
relazione, una storia d’amore con un omosessuale, ma la cui eterosessualità non
doveva essere posta in dubbio, indipendentemente dal ruolo che assumeva in
questo rapporto, in questa storia. Però è proprio vero che, oggi anche lui è
diventato insopportabile. Una volta si concedeva e trovava divino avere
rapporti sessuali con i suoi stessi amici
o con omosessuali conosciuti o ignoti. Se ne vantava. Oggi è represso, o
perché la presenza della donna è così invadente che lo ha nevrotizzato, o
perché nel frattempo sono intervenuti dai tabù sessuali che una volta non
c’erano. Prima era libero, giocava con l’amore. Oggi non gioca più. E in questo
rapporto con i suoi amici maschi o omosessuali, il maschio diventava sempre più
virile. Oggi, la mancanza dell’incontro e del confronto sessuale con il suo
simile lo ha femminilizzato, lo ha effeminato ed incattivito. Lo ha reso
stupratore di donne. Era molto meglio quando, come nell’Antica Grecia, facevano
l’amore tra di loro e poi, magari, andavano a combattere per il trionfo della
democrazia.
(intervista pubblicata anche su GAY ITALIA nel settembre 1997)
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1995
conferenza stampa tenutasi presso il Senato della Repubblica il 4 ottobre 1995 dal titolo
SE NON ORA QUANDO? IL CASO DARIO BELLEZZA, L'AIDS E LA MACCHINA DI MARINEO - Presenti il Sen. LUIGI MANCONI (VERDI), Sen. ANTONIO GUIDI (FI) e il poeta DARIO BELLEZZA.
INTERVENTO DI DARIO BELLEZZA
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conferenza stampa tenutasi presso il Senato della Repubblica il 4 ottobre 1995 dal titolo
SE NON ORA QUANDO? IL CASO DARIO BELLEZZA, L'AIDS E LA MACCHINA DI MARINEO - Presenti il Sen. LUIGI MANCONI (VERDI), Sen. ANTONIO GUIDI (FI) e il poeta DARIO BELLEZZA.
Io ho subito due traumi in pochi giorni e
questo nei primi di settembre (1995 nda). Il primo è stata la chiusura di questa
sperimentazione, chiamiamola cosi, di questa ricerca. Molta gente in seguito,
non sapeva che io facevo questa terapia, né sapeva che io ero, diciamo così”
malato”.
Mi hanno detto ma sei sicuro, ma veramente ti
faceva bene? Ora io ho girato, si può dire tutta l’Europa, sono andato anche al
Pasteur da Montagnier, questo negli anni passati. Quando ho trovato una cosa
che mi faceva bene, io lo dicevo. Quando ho trovato questa terapia ho sentito che
subito mi faceva bene, ho pensato che, al di là delle spiegazioni
scientifiche che io non posso neanche dare perché non sono un esperto, di
macchine elettromedicali, ho detto subito a me stesso stai meglio, questo è
quello che uno dice a se stesso nel momento in cui fa qualche cosa, altrimenti
smette.
Se dopo un mese, io mi
fossi accorto che questa terapia non mi faceva niente, avrei naturalmente smesso perché era inutile farla.
Ecco, questo perché mi sono
trovato di fronte allo scetticismo, di tanta gente, anche di miei amici, che
pur avendo visto in questi ultimi tempi, sono stato per esempio quattro cinque sei mesi al Maurizio Costanzo, e stavo
benissimo. Nessuno sapeva che io avevo qualche cosa. E mi dicevano ..ah come
stai bene ..se non stavo..se non avevo considerato come stavo prima di fare
questa terapia a gennaio..certo non potevo affrontare un Maurizio Costanzo, per
dire, dove si vede fisicamente in televisione come uno sta. Ora, ho questo
trauma terribile per me, di interruzione, come per uno che fa la dialisi di
interrompere improvvisamente, bruscamente
senza nessuna concessione da parte di nessuno di poterla per ora riprendere a
meno che il magistrato sia cosi clemente da permetterlo
Sen. Manconi:
Cosi giusto
Giusto. Anche perché qui il reato tutto
sommato non c’è. Marineo è stato accusato di abuso della professione medica. Ma
la professione medica si esercita con gli aghi con le iniezioni, con le
ricette, con le visite corporali..con delle cose così. Qui non ci stava niente
di tutto questo. Ci stavano dei controlli medici. Se lui voleva sfuggire alla
classe medica, certo non ci mandava ogni mese a fare delle analisi, io le
facevo al S. Eugenio, dove un dottore stilava poi i giudizi della situazione immunitaria e diceva a me.. sì stai meglio.. stai
migliorando, continua a fare questa cosa. Perché in un campo così mi sembra
atroce se si stia a chiedere se c’è la legge dalla propria parte, se era stato
( il macchinario nda) riconosciuto dal Ministero
della Sanità, perche siamo in un campo veramente molto assurdo.
Dove non c’è una medicina
sicura, dove non è che uno viene sottratto a qualche terapia che potrebbe salvarti
la vita, al massimo i retro virali che vengono propinati negli ospedali possono
ritardare l’infezione. Tutto questo possono fare, non possono fare altro. In quindici
anni di ricerca nel mondo, con miliardi e miliardi tirati fuori, non è stato
trovato né vaccino, né medicina, né
pillola, né qualsiasi cosa che possa arrestare questo virus. Quindi se qualcuno
si affida a delle terapie alternative
non vedo quale sia il delitto. Anzi bisognerebbe incoraggiarle queste cose.
Questo
trauma, va bene, è privato, è personale. Poi però c’è stato il trauma del
collettivo, che è pubblico e che è entrato in me. Perché un giornale di Roma,
per ben due volte, mentre gli altri giornali si sono limitati a fare la cronaca
della cosa e mettere delle sigle, hanno messo il mio nome come malato e con un
accanimento e con una ferocia assoluta e assurda. Perché non c’era nessun bisogno.
Intanto non si può. C’è una legge del 1990 che vieta, lo aveva detto Luigi
Cerina, che vieta assolutamente anche di poter alludere che uno possa avere una
patologia, Quella stessa patologia . Sulla Stampa addirittura ci stanno “ analisi vietate, 22 ditte rinviate a giudizio dipendenti sottoposti a
test aids……..sono stati inquisiti quelli che hanno fatto fare le analisi.
Dunque
ci sono stati dei grandi monologi che addirittura hanno difeso delle
prostitute che sono state denunciate dai carabinieri come sieropositive perche facevano commercio del loro corpo
spandendo il virus. Ora, fosse è un eccesso questo..diventa però
autolesionistico nei miei confronti. Perché non c’è stato nessuno di questi
dottoroni che ha detto non si può dire questa cosa, non si può scrivere..
E naturalmente io sono
diventato subito un cittadino di seconda categoria, anzi di terza perché, nel
quartiere dove abito molti mi additano, dato che ero conosciuto anche per altri motivi, mi sono sentito dire aids e naturalmente
in me è subentrata una specie di rabbia e depressione e adesso esco poco e
niente da casa perché questo impatto, diciamo cosi, negativo, immeritato perché
io potevo stare a Vitinia in questo ambulatorio soltanto così, per una chiacchierata. I Nas che hanno dato a Stocco a questa giornalista Antonella Stocco, cattivissima e crudelissima
che spero vada all’inferno, hanno dato, evidentemente hanno passato dei
verbali, in questi verbali io non dicevo che ero malato, dicevo soltanto che
facevo lì una terapia per deficienze
immunitarie che possono avere tutti, non necessariamente uno deve avere
qualcosa di grave per avere deficienze immunitarie. Dunque veramente è stata
una prevaricazione, una violenza.
Adesso il direttore del Messaggero mi ha
mandato una lettera, ma io neanche la leggo la lettera nemmeno l’apro perché il danno è fatto. Prima appaiono sul giornale
delle notizie terribili su di me che non posso più uscire di casa e poi arriva
la smentita di tre righe che non serve a nulla.
A questo punto io mi riservo, tutti mi dicono
fai la denuncia, ma forse la farò però tanto ci sta ancora tempo. Ma non è
questa la mia aspirazione. La mia aspirazione vera è che ho capito che io non
ho scelto di dire che avevo qualche cosa. Per esempio Luigi Cerina, che è qui
davanti a me, ha fatto, giustamente, perché è una battaglia
molto giusta ma anche molto pesante voglio dire della sua sieriopositività, una
battaglia per imporre il problema alla società italiana. Però io, dal mio punto
di vista, non sono nemmeno un politico, voglio dire sono solo uno scrittore, e
quel ritaglio quotidiano che uno si riserva dove vive, è stato mandato in
frantumi.
Per cui ad un certo punto io sto soltanto a letto a
leggere un giornale, perché c’ho paura ad uscire di casa. Molti mi dicono ehhh
sei esagerato e cedi che te ne frega. Io gli dico ma vorrei vedere a voi
se hai questo marchio in faccia della
cosa che cosa fareste. E’ facile parlare però è più difficile poi trovare un comportamento.
Io poi sono sempre stato un tipo, anche perché abituato alla pubblicità, alla
televisione, ai mass media etc, abituato e non mi faceva ne caldo e ne freddo.
Però a questo punto sì. Perché già c’ho dei motivi per stare male, per cui si
aggiunge a quel motivo ulteriori motivi
. Io ho scritto poi appunto perché credo che se adesso andrò in ulteriori posti, in televisione etc.
ma non è sicuro, di rivolgermi direttamente ai magistrati perché poi alla fine sono quelli che decidono,
parliamoci chiaro. Non è che decide pinco pallino per queste cose.
E allora io ho scritto questa lettera con
cui concludo..
mi rivolgo ai
magistrati che si occupano del caso Marineo, della sua macchina elettronica,
per ricordare che anch’io, un poeta, sono
parte in causa nella faccenda. Il poeta cerca la bellezza, la salute, il fare.
Poiein è il verbo greco da cui deriva la
parola poeta che significa appunto fare e soprattutto la verità. Credo che la
verità comunichi una sorta di fratellanza la poesia con la giustizia la ricerca del dolore e della verità-
Ora io se avessi nell’attività di Pino
Marineo riscontrato qualcosa di non chiaro di non limpido me ne sarei andato, non ci sarei andato.
Invece dalla macchina trassi subito giovamento, oltre al fatto che non mi fu chiesto
un soldo dall’applicazione della macchina. Migliorando il mio stato di salute
tornai a scrivere dopo anni di deserto pieno di incubi…tornai a vivere.
Questa
è la mia testimonianza di un poeta. E anche quello che può sembrare oscuro in
questa storia è chiaro. Io stesso avevo consigliato a Marineo di cercare qualche sponsor, qualche
donatore spontaneo per continuare un’attività che mi sembra meritoria. Così un
poeta si accomuna per un attimo a dei magistrati che devono decidere in totale
libertà.
Ecco
la presenza di un poeta in tutto ciò dovrebbe far meditare. Perché costringerlo
a non più scrivere in un paese come l’Italia già cosi povero di fermenti
culturali? Tutto ciò è terribile. Avremmo spento la penna di D’Annunzio e
Pasolini? Avremmo certo commesso un crimine. Allora aiutiamo un poeta a riprendere le sudate carte e a scrivere di nuovo. Questo è il mio ingenuo
invito a chi deve decidere in tutta questa storia.
E poi appunto voglio aggiungere che, insomma, parliamoci chiaro come si
dice a Roma, a me questa cosa faceva bene. Ora uno potrà dire, ma è un effetto
placebo ma anche se non lo fosse stato ma non lo era un effetto placebo, dicono
che il 90% delle medicine italiane sono placebo, per cui non capisco perché improvvisamente
dovrebbe essere tolta la possibilità a delle persone intanto di vedere come va
a finire cioè facciamo altri sei mesi di sperimentazione vediamo quello che
succede. Poi se non succede niente, se è soltanto un placebo allora chiudiamo
baracca e burattini.
Grazie.
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