‘un caffè da Massimo Consoli”
Intervista
di Letizia Gatteschi
Intervista apparsa sul
giornale del Circolo gay Michelangelo di Monaco di Baviera nel febbraio 1991 e
ripubblicata dall’Archivio Consoli il 28 dicembre 1996
“Fallocratico”? Si chiede
Massimo Consoli esterrefatto e quasi meravigliato che una parola simile esista
ancora nella terminologia in uso, specialmente nell’ambito dei gruppi gay. Allude
allo “Stonewall”di Roma un gruppo ancora giovane, come il nostro, privo di
quella certa esperienza che Massimo, dopo 30 anni di attività internazionale
può vantare.
“Fallocratico”? Mi guarda
fisso mentre mi offre gentilmente la terza tazzina di caffè. E’ uno di quei
tiepidi pomeriggi d’autunno romano. Siamo seduti al tavolo del suo famoso
archivio gay a Frattocchie, il più grande d’Europa, a quanto ne so: migliaia di
libri, fascicoli, riviste, amuleti e francobolli e una di quelle
bambole..naturalmente in versione maschile col “coso” da attaccare. Senza
contare i pacchi dei numeri del “Rome Gay News”, da lui fondato in
collaborazione col gruppo italiano gay di New York, e l’”OMPO”, la prima
rivista decisamente omosessuale che risale ai primi anni della sua attività,
molto collegata agli eventi del ’68. Ma non solo libri e giornali, anche
annunci, anzi, ritagli d’annunci di un qualche giornale al di là dell’emisfero,
riguardante la condizione gay! Quello a cui tiene più di tutto è la sua
documentazione sull’Aids, raccolta secondo tutte le regole archiviali, in
fascicoli, posti in uno scaffale proprio all’entrata dello studio.
Mi dice che
vengono spesso studenti a elaborare le loro tesi e, infatti, suona il
campanello quando io me ne vado. Intanto mi fa vedere le pagine del suo ultimo
libro “Stonewall”, sulla storia del movimento gay, che sta correggendo prima di
dare alle stampe. Ogni tanto si accorge di una piccola imprecisione che
corregge scrupolosamente. La bibliografia è favolosa! Ti viene quasi invidia,
specialmente se sei laureato da poco e ti rendi conto di quanto materiale
esiste ancora da leggere e pubblicare, proprio su quello che ti riguarda più di
tutto: la tua identità, la tua ragione di essere.
Tento, un po’ maliziosamente,
un piccolo test: “Non trovo quel libro sugli indiani, cioè quelli gay…sai di
quell’autore..non mi ricordo il nome e,
neanche il titolo…” Consoli si mette a sfogliare la bibliografia e io: “No, qui
non c’è, non l’ho trovato..”
“Ma sì che c’è” – mi rassicura
nel suo modo bonario che ti conquista all’istante – Avrà capito il mio trucco? A
parte che, in quel momento mi ero veramente scordata titolo e nome di quel
libro che mi aveva dato il nostro Karl prima di partire per l’America con la
raccomandazione: “Se leggi questo capisci tutto!”
“The spirit and the flesch!”
Esclama Consoli e, con un balzo quasi felino, allunga la mano al punto giusto
dei suoi scaffali: “Eccolo qua!” Uno dei 1900 volumi in lingua inglese – una piccola
parte degli altri nelle varie lingue, compresi dizionari ed enciclopedie – “Non
si sa mai, a volte basta il più piccolo accenno, a prima vista
insignificante..per es, i topi. “I topi????”, gli chiedo meravigliata, pensando
che ora sta andando un po’ fuori tema. “Eh sì, cara, i topi – il medioevo – la chiesa
e l’aids”.
Comincio ad intuire: “Vedi,
io definii l’Aids la peste del 20^secolo…”No!, m’inserisco conoscendo tutta la
polemica in proposito.
“Aspetta – tenta di calmarmi – non intendo dal punto di vista medico, ma da quello storico”.
“Aspetta – tenta di calmarmi – non intendo dal punto di vista medico, ma da quello storico”.
Riesco ad accettare un po’di
più e gli faccio cenno di proseguire: “Nel medioevo, come tu sai, non furono
bruciate solo le streghe, gli omosessuali ecc..ma con loro anche i gatti, e sai
perché?” “Penso di sì” “No, aspetta: perché le streghe erano quelle
collaboratrici del diavolo che, per diventare “sue” gli davano il bacio nel
culo. Ecco! Il bacio nel culo che si ricollega all’omosessualità; ma non ti
credere che rimanga tutto lì: il gatto, animale sacro nell’antico Egitto,
diventa sacrilego all’epoca cristiana, perché accompagnatore della strega, che
da il bacio nel culo, come gli omosessuali…”
“Ho capito!”, esclamo un pò irritata, perché questi uomini gay non
riescono a parlare d’altro.
Ma Consoli ha pazienza: “Dunque
– prosegue con la tipica calma dell’intellettuale che non si fa spezzare il
filo del discorso da qualche disturbo momentaneo – i gatti vengono bruciati
insieme alle streghe che…(ritornello), così non possono cacciare e ammazzare i
topi e i ratti, che a quei tempi invadevano le città che si trovavano in un
misero stato d’igiene”. “Sì, lo so..”.
“Aspetta: i ratti e i topi
sono ed erano, ovviamente, portatori di virus e così si evolve la peste nelle
città, la più grande piaga di quell’epoca. Dal momento che non furono più
bruciate le streghe e con loro i gatti, la peste svanisce. Conclusione: non la
gente aveva divulgato il virus perché sporca, cioè priva d’igiene sì, ma perché
la Chiesa per secoli bruciando i gatti e volutamente non curandosi dell’igiene
pubblica, per questioni “morali”, aveva interferito su un naturale sistema
igienico..”.
“Sul sistema ecologico!”,
dico io, contenta di aver finalmente afferrato il senso del discorso. E Consoli
mi guarda come dire: “Anche se sei una donna lesbica e reagisci come tale, te
lo dico lo stesso: “Gli omosessuali vengono costretti tutt’oggi dalla Chiesa a
comportarsi in un certo modo poco igienico e nascosto…”.
Subito mi viene in mente uno
di quei gabinetti sul Lungotevere, tutto scarabocchiato e puzzolente con la
scritta rossa, come di sangue: “Qui te lo mettono nel culo”. Consoli segue il
mio pensiero: “Vedi, hai voglia a dire protezione”Sì, è giusto proteggersi,
ma..a volte questo maledetto preservativo non è a portata di mano..”.
Devo interrompere un attimo
per informare i lettori stranieri che in Italia né nelle toilette pubbliche, né
in locali, né in altri posti all’infuori delle farmacie si possono acquistare
preservativi. “E a parte quello – prosegue Consoli – lì non ci son i bidet,
come nelle case “per bene”,d ove ti puoi lavare “dopo”. Insomma, lì è facile
che ti prendi le malattie..”
Lo guardo ad occhi
spalancati, non perché sia così ingenua, ma perché ora mi è tutto chiaro: “Allora,
vedi, la causa della divulgazione dell’aids non è il virus in sé, né gli
omosessuali, ma piuttosto la Chiesa che ti costringe a comportarti in un certo
modo, appunto poco igienico e pericoloso! Il vescovo di New York, una persona
antipaticissima, con un nasone che non ti dico…, quando, tramite mass media e
più che altro il lavoro dei gruppi gay si venne ad una conoscenza definitiva
della divulgazione dell’epidemia, ne negò addirittura l’esistenza!”
Si potrebbero aggiungere a
questo punto le “news” del Papa che va’ in giro per il mondo e proprio nei
paesi più colpiti dall’Aids predica di non prendere precauzioni di nessun
genere, rendendosi così responsabile della morte di migliaia di persone e,
beninteso, non solo di omosessuali e drogati ma anche di migliaia di donne, bambini,
vecchi, giovani, belli, brutti, insomma di tutti!!!
Mi alzo, ormai si è fatto
quasi sera. Mentre il nipote, che Consoli mi presenta insieme al resto della
famiglia, (altra informazione per non italiani: questo in Italia non è la
regola, ma l’eccezione, il più delle famiglie non accetta il figlio gay o la
figlia lesbica o puttana che sarebbe poi, secondo il “pater familiae” la stessa
cosa) mi accompagna con la sua utilitaria alla metro perché l’autobus, a quell’ora,
Roma te la fa sognare ma non raggiungere, penso: “In fondo lo sapevo anch’io
tutto ciò, ma Consoli mi ha convinto di una cosa: quello che conta non è tanto
quello che si sa’ o che si fa, ma il dire quello che si sa’ e il fare
quello che si deve far e ripeterlo più volte, sempre, nel modo più
semplice, più esplicito e…più vero”.
LETIZIA GATTESCHI
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