Un'intervista carina fatta da Cervio Gualersi e pubblicata su Pride nel febbraio 2009, in cui Giò Stajano bastona tutti: da Luxuria al papa al movimento gay accusato di aver creato ghetti e promosso carnevalate.
Giò Stajano è stato il più
famoso omosessuale della Roma della dolce vita. Poi è diventata donna senza
compromessi, ma oggi il suo unico amore è la religione. Una biografia senza
veli racconta la storia di questa spericolata signora.
DALLA DOLCE VITA AL CONVENTO
di MARIO CERVIO GUALERSI
Ha attraversato mezzo secolo
di storia italica e non si è fatta mancare proprio niente. Giò Stajano (per l’anagrafe oggi Gioacchina, dopo l’operazione a
Casablanca nel 1982) è stato il primo omosessuale dichiarato negli anni
cinquanta, un pioniere coraggioso o incosciente, dato il clima da caccia alle
streghe della Roma democristiana con rigurgiti fascisti. A proposito, la mamma
era figlia di Achille Starace, già
segretario del Partito e potente gerarca di Mussolini. Lasciata la Puglia, ha
trovato giovanissima la sua strada nella capitale che viveva il periodo d’oro
della dolce vita: cronista di amori, scandali e feste nell’ambiente del cinema
e dell’aristocrazia, protagonista di clamorosi tentativi di suicidio per amore
di fedifraghi giovanotti, militari e sportivi, che l’avevano sedotta e
abbandonata. In anni seguenti è stata titolare del Salotto di Oscar Wilde, la prima rubrica di posta del cuore gay,
sul settimanale “Men” e autrice di romanzi (in via di prossima ripubblicazione)
come Roma Capovolta – condannato al
rogo dalla censura – Meglio un uomo e le
signore sirene.
Dopo la decisione di cambiar sesso, il periodo controverso
come prostituta d’alto bordo e, ultimo clamoroso giro di boa, la conversione
religiosa, agli inizi intrapresa per tornare sotto i riflettori e poi diventata
una ragione di vita. A 77 anni Giò, tornata alle origini nel piccolo paese del
Salento, ripercorre il suo percorso esistenziale nella biografia Pubblici scandali e private virtù,
scritta da Willy Vaira che le è
amico e confidente dal 1988. Insieme hanno anche composto una raccolta di
poesie e stanno ultimando un libro sulla sua svolta spirituale.
La incontriamo a Firenze nell’ambito
del Queer Festival in occasione della
presentazione, organizzata da Bruno
Casini, del volume: ci avevano messo in guardia sul suo carattere ombroso,
ma la troviamo invece paziente e disponibile, desiderosa di farsi conoscere
anche dai lettori più giovani.
Cosa ci dobbiamo aspettare dal libro di poesie che
arriva in libreria in questi giorni?
Si intitola Esercizi d’amore, pubblicato come l’altro
dall’editore Manni. E’ una raccolta di poesie a due voci: 22 sono scrittte da
me e altre 22 da Willy. Dalle langhe al
Salento è il sottotitolo, ma non ci sono solo riferimenti alla natura:
parlano soprattutto d’amore.
Come vedi cambiata la nostra società in merito alla
condizione omosessuale rispetto ai mitici anni sessanta e settanta?
Le cose sono cambiate
sicuramente in meglio, c’è una libertà allora inimmaginabile. A Roma, ad
esempio, non bisogna pensare che gli artisti, gli stravaganti e i gay potessero
mostrarsi al di fuori del centro, via Veneto, via Margutta, piazza del Popolo. Appena
arrivavi in periferia la situazione cambiava del tutto. Ne so qualcosa io che
venivo apostrofata pesantemente. Ricordo uno “scontro” con alcuni maschi che mi
urlarono l’insulto più scontato: non persi la calma e gentilmente chiesi loro
cosa desiderassero. Quelli, spiazzati, si schermirono, rispondendo con impaccio
che il “frocio” non era indirizzato a me. Io replicai di essere molto lieto che
allora fosse rivolto a uno di loro, dato che pensavo di essere l’unico
omosessuale – dichiarato – nella capitale. Rimasero basiti, senza alcuna
reazione e girai i tacchi indisturbata.
Che ricordo hai dei problemi e dei quesiti che ti
ponevano i lettori a cui rispondevi dalle pagine di “ Men”?
Alcuni confessavano
situazioni davvero drammatiche, altri volevano essere rassicurati di non esser
gay pur raccontando storie che non lasciavano ombra di dubbio. Le mie risposte
dovevano necessariamente sdrammatizzare o toccare i tasti del grottesco o dell’ironia.
Indimenticabile è l’episodio successo a un lettore, commesso viaggiatore che,
sorpreso da un nubifragio nelle campagne della Calabria, trova rifugio presso
la casa colonica di due fratelli contadini. Questi lo accolgono, lo rifocillano,
gli danno abiti asciutti e predispongono un letto per la notte, dato che le
condizioni metereologi che sono ancora proibitive. Nel sonno avverte un forte
dolore e si rende conto che uno dei due lo sta sodomizzando. Poi subentra l’altro
e cosi via a turno per tutta la notte, lasciandolo al mattino avvilito e
stremato, con le sole forze per riguadagnare la strada verso la sua auto. Nei
mesi seguenti continua a ripensare al fatto, scoprendo che la cosa non gli era
poi dispiaciuta. Legittimo dunque chiedersi se stava diventando gay. Io gli
risposi che per poterlo davvero aiutare dovevo rendermi conto personalmente di
che razza di persone si trattasse, chiedendogli l’esatto indirizzo degli
insaziabili calabresi. Stiamo pensando di raccogliere queste lettere, che ho
conservato con cura, in un volume, per mostrare i primi segnali dell’italia
omosessuale che usciva dalle catacombe. Un
pezzo della nostra storia che anche il presidente Nichi Vendola considera significativo.
Hai mai pensato che subire il fascino o innamorarti
solo di presunti eterosessuali fosse un tuo limite e che nell’ambito di un tale
rapporto una buona dose d’ipocrisia era inevitabile?
Non mi sono mai posta questo
problema perché, sentendomi donna, i maschi eterosessuali erano il mio unico
oggetto di desiderio. Certamente alcuni hanno approfittato di questa mia
propensione, ma spesso ho avuto modo di pareggiare i conti con quelli che più
mi avevano fatto soffrire.
Anche con le tue rivali non sei mai stata mai tenera,
anzi, in alcuni casi, vendicativa. Adesso che le vedi con occhi di donna, ti
sei ricreduta nei loro confronti?
No, il mio atteggiamento non
è mutato. Mi contendevano l’oggetto amato, erano mie nemiche e le trattavo come
tali.
Cosa pensi di quelli che sostengono che nonostante la
repressione, la doppia vita e il disprezzo della società quei tempi fossero d’oro
per l’omosessualità, considerando la scarsa disponibilità sessuale delle
ragazze e il numero di giovanotti in cerca di soddisfazioni senza fare troppi
distinguo?
Che dicono sciocchezze: la
pressione sociale era tremenda, la censura implacabile non appena intravedeva
il pur minimo riferimento all’omosessualità. Nel mio terzo romanzo, Le signore sirene, fu necessario
trasformare i protagonisti gay (veri esponenti della politica, dell’arte,, dell’aristocrazia
e dell’alta finanza) in infelici creature femminili.
Perché non hai mai aderito a una associazione o a una
componente del movimento glbt?
Non mi piacciono gli eccessi,
le carnevalate delle sfilate per il gay pride. Tutte quelle tette scoperte e
quelle provocazioni gratuite. Sono sempre stata e sono tuttora nemica dei
ghetti e di qualsiasi altra forma di divisione: vorrei che tutti fossero
ugualmente uguali.
E il tuo parere sulla condizione dei transessuali in
Italia?
Di passi in avanti ci sono
stati, la prostituzione non è più l’unico sbocco possibile e questo è positivo.
Negativa è invece la sovraesposizione mediatica di alcune, una per tutte
Vladimir Luxuria, che alla causa non porta proprio niente. E’ troppo comodo
tenersi il pisello e voler essere considerata donna.
In fatto di esposizione mediatica, di smania di essere
al centro dell’attenzione, anche tu in passato non scherzavi…Come ti sei
sentita nel ritrovarti davanti alle telecamere?
Si è rivelata una grande
delusione. Sono stata invitata da Magalli, da Rispoli e da Bonolis. Chi più,
chi meno, hanno travisato volutamente lo scopo per cui ero andata, il
trasmettere un messaggio cristiano, il far conoscere al pubblico la storia
della mia conversione religiosa, l’esperienza nella comunità religiosa delle
suore di Betania del Sacro Cuore. Invece hanno tirato fuori il solito bagaglio
della dolce vita, gli scandali e al parte di me che, senza rinnegarla, non mi
corrisponde più. Mi sono molto risentita e credo che non ripeterò l’errore.
E’ bello e commovente l’episodio che nella biografia
racconti su papa Giovanni. Ma alla luce della tua fede che impressione hai dell’attuale
papa e di come si è espresso sulle unioni civili, il rifiuto di depenalizzare
la condanna a morte per omosessualità e, ultima, la negazione del transgender?
Non condivido affatto queste
esternazioni da parte di quello che io chiamo “la Wanda Osiris del Vaticano”. Voglio
bene ai miei amici gay e non vedo perché le loro unioni non debbano essere
tutelate. Riguardo poi al gender, ti
rivelo un piccolo scoop. Leggendo il Vangelo secondo Matteo (18-19) ho trovato
questa citazione di Gesù ai discepoli, in merito alla condizione dell’uomo
rispetto alla donna e al matrimonio: “Non tutti comprendono questa parola, ma
soltanto coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono
nati tali nel seno materno, vi sono eunuchi che sono stati fatti eunuchi dagli
uomini e vi sono eunuchi che si sono fatti eunuchi da se stessi, per il regno
dei cieli. Chi può capire capisca”.
Giò, per finire, un rimpianto circa il passato e un
proponimento per il futuro
Il rimpianto è quello di aver
fatto indirettamente soffrire la mia famiglia, mia madre soprattutto, per le
tante intemperanze che avevano poi una ricaduta negativa sulla loro vita
sociale. Il proponimento a breve è quello di finire il prossimo libro con Willy
e più in generale di aspettare in serenità l’ultimo giorno, quando dirò al
Signore: “Ecco sono qui, prendimi con te”.
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