E’
oramai ora che tutti parliamo un po’ di sesso. Ma non per stereotipi che – alla
fine – si rivelano solo una fantasia degli etero! Dagli Usa la storica rivista
gay The Advocate contribuisce al dibattito con l’intervento di un suo
prestigioso collaboratore.
di Gabriel Rotello
Guardavo i
miei compagni del gruppo seduti in cerchio: erano bianchi, neri,
ispanici, asiatici. Alcuni provenivano da famiglie molto tradizionali, altri
avevano alle spalle situazioni difficili; gli uni godevano di un certo reddito,
altri erano di ceti sociali decisamente bassi. Eppure praticamente tutti noi
venivamo descrivendo immagini simili. Ecco: noi ci immaginavamo che saremmo
usciti allo scoperto come gay, avremmo trovato un compagno gentile e attraente
con cui “metter su famiglia”; così ci saremmo impegnati a costruire una vita
soddisfacente in un ambiente gay cooperativo.
A quel punto il moderatore ci invitò a descrivere quale cultura sessuale
ci eravamo invece trovati di fronte. Sì, molti fra noi avevano scoperto che i
bar, le saune e tutti gli altri luoghi di battuage erano eccitanti e ricchi di
avventure: addirittura liberatori rispetto alle inibizioni precedenti. Tuttavia
praticamente tutti ammettemmo che ciò che ci si presentava aveva distrutto le
precedenti “romantiche” aspettative. Ci eravamo trovati di fronte a un sesso
competitivo e che non sapeva regalare che gratificazioni passeggere; una scena
in cui i più giovani erano trattati come quarti di carne ed i più anziani come
fastidiosi rifiuti. Ci si era rivelato un mondo che dava per scontato l’uso di
eccitanti e droghe, l’abuso di alcolici. Un mondo dove si era stimati per l’aspetto
fisico e non per la lealtà, per le doti individuali, per la comprensione umana.
In breve, ci aveva fatto orrore l’idea
di dover invecchiare in quell’ambiente. Eppure, alla fine, quasi tutti ci siamo
tuffati in quel mondo, pur trovandolo alienante. Sarà questa - ci eravamo incoraggiati - la maniera di essere gay...".
A molti omosessuali l’ambiente gay – pur con tutti i suoi difetti e
pericoli – sembra un paradiso se paragonato al deserto etero da cui proveniamo.
E tuttavia in esso sono evidenti la competitività e le pressioni che ci
condizionano. Si sarebbe indotti a credere che, di fronte a tutto ciò, i gay
analizzassero la situazione, ne dibattessero e cercassero in qualche modo di
trovare soluzioni per vivere meglio.
Invece no.
La nostra supina accettazione dello status quo e delle discriminazioni
in chiave sessuale è uno stridente contrasto col modo in cui le lesbiche, agli
inizi degli anni Ottanta, hanno messo in discussione la cultura sessuale che
avevano assorbito. Le donne hanno saputo opporsi all’etica sessuale dominante
nel mondo lesbico, accorgendosi di quanto fosse rigida, conservatrice, monotona
e ostile al piacere. Gli omosessuali
hanno un bisogno altrettanto urgente di un dibattito sull’etica sessuale. Perché
allora non lo facciamo?
Per molti motivi.
Il problema delle lesbiche era l’inibizione e l’autorepressione. Trovare
soluzioni ai loro problemi significava raggiungere più libertà. Al contrario, i
problemi più gravi degli omosessuali maschi sono dovuti al consumismo sessuale
e alla sfrenatezza, alla mancanza di
limiti. Un dibattito serio ci indurrebbe probabilmente alla soluzione di
legare più strettamente il sesso con il sentimento, l’intimità e la
spiritualità, valori tutti, questi, che spesso vengono considerati – ahimé – “reazionari”!
Coloro che vogliono che il mondo gay
rimanga così com’è tendono a confondere un gay che proponga queste
argomentazioni con un omofobo che vuole ripristinare “i valori della famiglia”,
anche se la proposta del gay scaturisce
dal desiderio di aiutare sé e gli altri. Questo è, credo, il principale motivo
per cui evitiamo di impegnarci nel dibattito.
Ancora.
l'articolo di Rotello ripreso da BABILONIA 1996 |
Ci troviamo a disagio nell’affrontare il problema dell’etica sessuale
gay perché ci sembra di criticare coloro che la praticano e di limitare in
questo modo la loro libertà. Si teme, nel farlo, di apparire repressi o
reazionari. Ma abbiamo motivi molto validi per questa critica; e non intendiamo
accusare nessuno; ci sforziamo solo di crescere insieme. Dovrà pur essere
possibile aprire un dibattito sul sesso senza apparire sessuofobi! Tale
dibattito deve proporsi in prima istanza di valorizzare BIl’atteggiamento
positivo e di disponibilità dei gay verso il sesso – non inteso come colpa –
incorporandolo però in una concezione più “umana” e globale della vita.
Non sono pochi i temi urgenti da affrontare: il costo psichico della
competitività sessuale fra gay: come la sfrenata valorizzazione della
giovinezza si ritorca sia contro gli anziani sia contro gli stessi giovani; il
salutismo e la cultura dell’aspetto fisico, che costringono a pompare il corpo
e a dedicare infinite energie in questa direzione. Dovremmo esaminare come il
modello eterosessuale di rapporti che abbiamo di fronte ci inviluppi in una emulazione acritica, o – al contrario
- ci induca a sfuggirlo a priori, precludendoci, in un caso e
nell’altro, la possibilità di instaurare relazioni affettive a lungo termine. E’
un dato di fatto che i bar e le discoteche incoraggiano l’uso di stimolanti e
alcolici e sembrano presupporre un’equazione fra eccesso e sesso.
Da
tutti questi fattori è derivato il fondamentale scacco della politica in favore
del sesso sicuro negli anni Novanta.
Eppure
la comunità gay sa dimostrare una sorprendente capacità di altruismo ed empatia
profonda con i sofferenti, a livello sociale. E la produzione artistica e
culturale degli intellettuali omosessuali è lì ad indicarci come sappiamo
essere ricchi di importanti contributi per tutti
gli uomini. C’è un profondo divario fra le nostre capacità sociali e il
modo in cui gestiamo le nostre esistenze individuali: un po’ come il dottor Jekyll e mister Hyde.
Forse non basterà parlare per cambiare le cose; però sarebbe
bello farlo….
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