Autobiografie/Il leader del
Fronte Omosessuale si confessa in un libro
Angelo Pezzana, un’esistenza
Fuori
di MASSIMO TEODORI
Non sono molti gli
omosessuali che in Italia parlano e scrivono pubblicamente della loro
esperienza: anzi, se la memoria non mi inganna, l’autobiografia di Angelo
Pezzana è il primo libro (Dentro & Fuori, Una autobiografia omosessuale,
Sperling & Cupfer, 22.900 lire) che programmaticamente discute in maniera
aperta di una
“esistenza contro”, intrecciando ricordi personali, esperienze
esistenziali e battaglie pubbliche nel lungo e difficile percorso di un gay che
vuole uscir fuori dalla clandestinità e conquistare una normale vita
omosessuale.
Due sono le possibili letture di Pezzana. Una è quella che l’autore
stesso forse preferisce e così introduce: “Da ragazzo ho cercato disperatamente
storie e vite omosessuali..Non l’ho trovate. Ho così raccontato me stesso
perché sono convinto che, anche oggi, c’è da qualche parte un giovane che ha
voglia di leggere vite omosessuali e non ne trova”. E’ questa la chiave
esistenziale in cui si descrive il ragazzo che scopre la propria natura “diversa”,
le esperienze di strada e dei cinemetti della retrograda provincia piemontese o
gli alberghetti della più evoluta costa azzurra francese; in cui si riferisce
dell’adolescente che scopre i propri simili, amoreggia o consuma atti casuali,
e stabilisce un rapporto indispensabile con la sorella che diverrà il
riferimento psicologico e affettivo per trent’anni.
L’altra lettura è quella che
rintraccia nel racconto il filo rosso della battaglia pubblica del movimento di
liberazione sessuale di cui Pezzana di cui Pezzana è stato in Italia l’inventore.
Gli anni sessanta e settanta sono stati in tutto l’Occidente il tempo delle
nuove battaglie di libertà intrecciate con la riscoperta delle identità
culturali e sociali marginali o represse: le minoranze etniche, le donne e gli
omosessuali. E’ vero che nel nostro paese, al contrario dell’Inghilterra e
degli Stati Uniti, non vi sono mai stati accanimenti normativi contro gli
omosessuali fin da quando nel 1890 il codice Zanardelli abolì tali reati. Ma
non per questo l’emarginazione dei “diversi” è stata meno profonda e difficile.
La battaglia pubblica di Pezzana inizia nel 1971 con la costituzione del primo
gruppo omosessuale italiano, il Fuori!, Fronte Unitario Omosessuale
Rivoluzionario Italiano. Gli ostacoli all’azione aperta per rivendicare i
diritti civili, combattere l’emarginazione e sradicare i pregiudizi, Pezzana e
i suoi sodali li incontrano specialmente all’interno di quella sinistra che
pure avrebbe dovuto farsi paladina delle battaglie civili. Il Fuori perciò si
colloca nel filone libertario, umanista e riformatore che nel nostro paese, a
sua volta, è stato sempre minoritario e avversato dalla sinistra a tradizionale
egemonia comunista e, negli anni Settanta, anche di tipo
rivoluzionario-marxista.
Non è un caso che Pier Paolo
Pasolini fosse stato da tempo espulso dal Pci quando sorge il Fuori e che molti
altri importanti letterati, cineasti o artisti di sessualità “diversa” da
quella considerata “normale”, vivessero la loro condizione privatamente o al
massimo trasfigurandola nelle opere, senza tuttavia prendere pubblicamente
posizione. La rottura di Pezzana sta, invece, proprio nel conquistare una
pubblica visibilità dando vita ad azioni, se necessario scandalose, per
infrangere i nodi culturali e sociali che schiacciavano e oltraggiavano l’omosessualità.
E così che l’incontro di
Pezzana con il Partito Radicale è ovvio. Le iniziative degli omosessuali del
Fuori si intrecciano con quelle dei radicali che proprio negli anni Settanta
sono all’apice dei diversi movimenti per i diritti civili. Fino a quando anche
la battaglia omosessuale si conquista un posto ufficiale nei movimenti di massa
della sinistra tradizionale.
Alla fine degli anni sessanta
il Fuori nasce come reazione al bacchettonismo della “Stampa” di Torino e al
bando cui vengono relegati gli omosessuali dai grandi partiti. Alla fine degli
anni settanta v’è un episodio simbolo: Giuliano Ferrara, allora funzionario del
Pci torinese, invita il leader omosessuale Pezzana a prendere la parola al
festival dell’Unità. Il muro è rotto: non c’è più bisogno di battaglie eretiche
come quelle del Fuori e anche il Pci coglie l’importanza di organizzare gli
omosessuali. Ma questa è un’altra storia da quella del solitario precursore
Pezzana le cui coraggiose e pericolose avventure in Urss come a Cuba, in Olanda
come nell’Islam vengono qui narrate senza ipocriti veli ma neppure con
presuntuosa supponenza.
Il Messaggero 30 giugno 1996
Nessun commento:
Posta un commento