UN RICORDO DI CARLA PILOLLI
Dopo aver letto l'articolo che qui di seguito vi ripropongo, chiamai all'epoca (siamo nel 1992) Carla Pilolli al Messaggero per congratularmi per sua solita arguta e pungente fotografia in bianco e nero che aveva fatto in merito alla serata passata all'ex Mattatoio insieme a Memé Perlini.
La ringrazio, mi disse, ma invece devo dirle che ho ricevuto un'altra telefonata di sdegno, da parte di un vostro parlamentare gay di cui non posso fare il nome...lei capisce. E chi sarà stato questo onorevole gay?
In duemila venerdì sera negli spazi di “Muccassassina”,
all’ex Mattatoio. Scene da “mille e una notte” e anche di più.
LA TRASGRESSIONE AD OGNI COSTO NEI RECINTI DEL VILLAGGIO
GLOBALE
di Carla Pilolli
IL LOCALE LEGATO AL CIRCOLO DI CULTURA OMOSESSUALE MARIO
MIELI. LE SCOPERTE DELLA ROMA MONDANA GUIDATA DA MEME’ PERLINI
Se non si vede, non si crede. Altro che i party newyorkesi
di Madonna dove trionfa il “proibito”. La Capitale in fatto di feste
trasgressive, ora lo sappiamo, non è seconda a nessuno. Basta scoprirlo! Uscire
di notte dal dedalo delle scritte luminose per infilarsi in un tratto scuro
della Via Ostiense, in un edificio
enorme che scorre per centinaia di metri, proprio dietro all’ex Mattatoio. “E
là ne vedrete di tutti i colori”, aveva promesso Roberto D’Agostino, durante il
grande cocktail all’Hotel Hassler per festeggiare, venerdi sera, l’arrivo a
Roma del “Museo Immaginario”. Sì, l’esposizione dei falsi d’autore. Quadri di
grandi pittori bellamente imitati che avevano richiamato il giro, da Marina
Ripa di Meana, a Corinne Clery fino a Debora Caprioglio.
Fu quando D’Agostino parlò di “Mucca Assassina”, il nome che
è un po’ il comune denominatore di queste feste trasgressive che vengono
appunto celebrate al “Villaggio Globale”, che la curiosità di taluni mondani si
risvegliò del tutto.
Cessarono di botto le chiacchiere, che so, su Kashoggi che
aspetta un figlio dalla ultima moglie Shapari. Ci fu pure una pausa negli
acquisti dei dipinti, dei Renoir e dei Sironi fasulli da quattro milioni, che
la elegante Alma Bonomi, il sempreverde, Emilio de Cesare e il
finanziere-novità Claudio Palazzolo, amico di Massimo Gargia e venuto a Londra,
avevano deciso di mettersi in casa, per “beffare” semmai i ladri.
“Hai sentito che nome! La Mucca Assassina! E’ tutto un
programma!”, commentò la bella Inge Dentice che spalancò gli occhi cerulei,
sentendo che la festa organizzata quella sera dalla “Muccassassina” (si scrive
tutto attaccato), per celebrare “La notte di Halloween”, alias “La notte delle
streghe”, era intitolata “Vaccaboia”…
Chiaro che per partecipare ad un evento del genere,
bisognava prima corroborarsi col cibo.
“Andiamo prima a mangiare in Trastevere a “L’ultima follia” per essere in
tema”,propose qualcuno, tirando dentro nel gruppo, oltre la splendida Selvaggia
Scheggi che voleva festeggiare i suoi vent’anni e poi (come ha fatto) andarsene
a letto, anche quel simpaticone di Memé Perlini che era avvolto in un
impermeabilone di disastro ecologico. E fu Memé che venne mandato avanti, come
una sorta di garanzia, essendo lui un “volto conosciuto” (e perciò
inviolabile), quando, arrivando al Villaggio Globale”, ci si rese subito conto
che era superiore a qualsiasi attesa.
la trasgressione ad ogni costo nei recinti del Villaggio Globale |
Un brulicare di giovani fin dall’ingresso, costumati nelle
più diverse maniere, con giubbotti antiproiettile e sotto niente camicia, ma
solo tatuaggi, farfallone en travesti con polpacci da lottatore sotto le calze
a rete, faccette di gallo impomatate e faccette “strafatte” che uscivano da una
toilette, mostrando la mano timbrata per poter ritornare dentro. A
dimostrazione appunto che avevano pagato le dodicimila lire d’ingresso. A chi?
Ai responsabili forse delle attività culturali del Circolo omosessuale Mario
Mieli, collegato alla “Muccassassina”? Perché, a sentire in giro, queste feste
trasgressive servirebbero a raccogliere fondi per l’assistenza domiciliare ai
malati di Aids. E se per entrare bisognava superare un muro umano e il disagio
di occhi, angoscianti (anche malati) che ti guardavano, non era davvero
possibile contare l’umanità che festeggiava la sua disperazione, tra balli di
travestiti in combinazioni intime in quella fuga di stanzoni dai soffitti
altissimi, spogli di qualsiasi mobilia, dotati soltanto di poche sedie. Ma
tanto a che servivano le sedie visto che quelle duemila persone (perché meno
non erano) non facevano che deambulare. E molti si stravaccavano per terra in
una sorta di cortilone buio come la cripta di Giulietta, dove abbiamo visto
brillare più di una siringa..E c’era un silenzio sepolcrale, trame il tramestio
che seguì il passaggio di un ragazzone tutto nudo che si andò a sciacquare le
putenda nella fontanella. Usciva da una delle “dark room”, le stanze buie dove
erano in corso inenarrabili “ammucchiate”.
Dopodiché il tipo sempre in costume adamitico ritornò in un
vastissimo stanzone dove la folla trasgressiva era impegnata in danze, diciamo,
erotiche che prevedevano ogni genere di palpeggiamenti. Non mancavano le
proiezioni hard sui muri. Certo che c’erano anche le donne sebbene la
prevalenza fosse maschile. E il colmo fu quando una di queste s’inginocchiò
davanti al ragazzo nudo con quel che si può immaginare, fatto in pubblico. “No,
tutto questo mi dà angoscia. C’è il compiacimento della decadenza. Non sono
feste liberatorie”, doveva dire Memé Perlini uscendo alle tre di notte, mentre
sopraggiungeva con taluni mondani curiosi Paolo Villaggio seminascosto da un
cappellaccio.
(Il Messaggero 1 novembre 1992)
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