In occasione del quinto anniversario della morte del compianto Massimo Consoli ,avvenuta il 4 novembre 2007, rendo noto la lettera inviatami dall'Assessore alla Cultura dell'epoca, Umberto Croppi che, accogliendo una nostra vecchia richiesta, ci comunicava che "Luciano Massimo Consoli (detto Massimo Consoli): Scrittore, giornalista, traduttore (1945-2007), è stato annoverato nell'onomastica cittadina.." La via potrà essergli dedicata, chiaramente, soltanto dopo che sia passato un decennio dalla morte, così come prevede la legge. E' comunque una bella notizia per l'intera comunità gay e non solo anche se a suo tempo fu ignorata dai media, anche quelli di settore. Oggi la pubblico su questo blog con la speranza di farvi cosa gradita.
Il presente blog è ad uso interno di cooperazione culturale dei collaboratori e soggetto a pubblicazione irregolare e saltuaria senza alcuna periodicità. Il blog non è un prodotto editoriale ma uno strumento di cooperazione di una comunità virtuale e un servizio di groupware privato. Il blog non ha un editore, ma viene prodotto con contributi autonomi, pubblicato sotto la responsabilità degli autori. Per contatti comunitaglbt@libero.it archivio culturale a tematica glbt in work progress
venerdì 9 novembre 2012
mercoledì 31 ottobre 2012
SE QUESTO E' UN GHETTO
di Antonio Di Giacomo
Finalmente qualcuno, come l'autore dell'articolo apparso su gay.it http://www.gay.it/channel/attualita/34378/I-bordelli-di-Proust-in-una-mostra-fotografica-a-Parigi.html - che
tratta degli amori di Proust con i ragazzi rimorchiati nei bordelli
della Parigi del primo Novecento - ha associato (volutamente o no) la
parola sauna con quella di bordello. Ora, comparando la situazione
francese con quella nostra italiana ,si prova invidia pensando a quanto doveva essere 'avanzata' la vita degli omosessuali francesi
rispetto a quella di noi italiani, costretti ancora a scopare unicamente
nei luoghi all'aperto o nelle case di amici che avevano la fortuna di
mettere a disposizione la loro alcova. La situazione
italiana, ci raccontano i frociologi^ , pare essere stata
sempre la stessa fino all'"avvento" dell'apertura delle saune, avvenuta
nelle grandi città del Nord intorno alla metà degli anni 80 e
solo dieci anni dopo , anche nella” provincialissima” Roma, la
città del Papa , la cui presenza, secondo molti omosessuali
dell'epoca, avrebbe impedito la nascita e lo sviluppo di tali
locali. Non è che oggi la situazione gay italiana sia migliorata rispetto al passato. Anzi. Vero è che, come la Francia degli anni 20, anche noi oggi nel nostro Paese abbiamo i nostri bordelli che operano però sotto denominazioni diverse e non certo perchè esiste il Vaticano, ma solo perchè in tal modo si evadono le tasse. (come mai Bersani, che della lotta all'evasione ne ha fatto da sempre un baluardo elettorale, tace al riguardo?) Ma è altresì vero che, a differenza dei nostri cugini attivisti d'Oltralpe, che hanno avuto i PACS (1999), le leggi contro le discriminazioni (1985) e oggi nel 2012 stanno discutendo di matrimonio e di adozioni, i nostri attivisti - finora e dopo più di 30 anni di manifestazioni varie - non hanno ottenuto NULLA. O meglio una cosa l'hanno ottenuta: quella di mandarci a scopare dentro le saune e i cruising che si sono affrettati ad aprire in tutta la Penisola e che ai tempi di Mussolini si chiamavano con il loro giusto nome. Circoli privati che, guarda caso, rappresentano una grande fonte di guadagno, per di più esentasse. Fonte di arricchimento per loro, appunto, ma non per l'intera comunità glbt. Questi signori in tutti questi anni, con la complicità del Palazzo, non hanno fatto altro che sfruttare la condizione di emarginazione degli omosessuali, spostandoli dai cespugli e dai cessi ,dove fino in quel momento erano stati relegati (uno scandalo per i benpensanti e una questione di ordine pubblico per le istituzioni che, andava eliminato o quanto meno circoscritto) alle saune da loro gestite. A quel punto il ghetto così costituito e in qualche modo 'legalizzato', ha rappresentato:
1. una fonte di guadagno esentasse e sicura, ( si sa, l'offerta di sesso attira di più di quella culturale e quindi , quest'ultima, è meglio ridurla allo stretto indispensabile ), per l'associazione che affiliava a sé il circolo privato e poi per i proprietari del circolo stesso;
2. un mezzo efficacissimo anche se moralmente discutibile per fare il maggior numero di tesseramenti e usarlo per dire "siamo la più grande associazione gay del paese" e avere quindi più potere all'interno del movimento, con la stampa e con le istituzioni;
3. un mezzo per tenere sotto controllo la popolazione omosessuale.
Complimenti a tutti lor signori ... e se è questo è l'operato perpetrato e taciuto ai diretti interessati in tutti questi anni - dagli intellettuali e dalle associazioni vicine alla sinistra - un operato focalizzato più a 'rastrellare' denari e potere che ad infondere ai nostri fratelli e sorelle la coscienza di sé, allora si comprende benissimo perchè il movimento gay nel nostro Paese non ha più ragion d'essere, perchè la nostra base è incazzata e disorientata e soprattutto, perchè la comunità gay, penso al Marais di Parigi, da noi esiste soltanto sulla carta.
^ il primo ad usare tale termine è stato il sottoscritto durante un intervento , intorno al 1995, a Radio Città Futura dove fra gli altri intervenne anche Massimo Consoli e in studio c'era Andrea Pini.
domenica 21 ottobre 2012
domenica 9 settembre 2012
IL VERO MARIO MIELI? SI STARA' RIVOLTANDO NELLA TOMBA!!
... Ragazzi dico...leggete quello che profetizzava nel 1977 Mario Mieli a pagina 157 del suo Elementi di Critica Omosessuale vale a dire il saggio che è considerato la Bibbia degli omosessuali e come il Capitale di Carlo Marx nessuno (o quasi) ha mai letto? E dunque cambiate il nome del club che Mieli cita nel libro e sostituitelo con quello di Muccassassina o di qualunque altro locale cruising affiliato all'Arcigay , che so.. il Diavolo Dentro o il Lussurian Club e vi accorgerete che tutto quello che ha scritto Mario Mieli si è purtroppo avverato! Povero Mario Mieli e ..poveri noi! Perchè è veramente triste pensare che tutto questo è avvenuto per mano di associazioni che si consideravano e si considerano vicine alla sinistra! E' bene ricordare a queste "fanciulle "che la sinistra è nata per sconfiggere tutte le emarginazioni sociali, per difendere i più deboli e i più poveri e che, mai e poi mai, si sarebbe dovuta trasformare in un' impresa di sfruttatori!
..Il sistema, invece, può perfino venire incontro ai "diversi": "se rigate diritti e accettate di vivere la vostra perversione al chiuso di quei piccoli ghetti che possiamo controllare e regolamentare, vi proteggeremo noi stessi. Chi va a battere nei parchi e nei gabinetti pubblici cerca guai: statevene a casa! O meglio, venite al Super Cock International Privacy Club: troverete anche il ristorante, lo spogliarello, i filmini porno, il cesso psichedelico e, forse, l'uscita antincendio".
..Il sistema, invece, può perfino venire incontro ai "diversi": "se rigate diritti e accettate di vivere la vostra perversione al chiuso di quei piccoli ghetti che possiamo controllare e regolamentare, vi proteggeremo noi stessi. Chi va a battere nei parchi e nei gabinetti pubblici cerca guai: statevene a casa! O meglio, venite al Super Cock International Privacy Club: troverete anche il ristorante, lo spogliarello, i filmini porno, il cesso psichedelico e, forse, l'uscita antincendio".
domenica 26 agosto 2012
ULRICHS,IL PRIMO MOVIMENTO GAY NASCE IN EUROPA E NON NEGLI USA
Agli inizi degli anni Settanta "Ulrichs", per me, era poco più di un nome all'interno di un elenco di personalità che meritavano di essere citate su qualche saggio di storia gay solo perchè avevano fatto qualcosa di rilevante da quel punto di vista, ma che gli stessi autori dell'elenco non reputavano importante approfondire. Lo avevo letto qua e là, nei libri che compravo sempre più di frequente, ma che non sembravano placare la mia sete di sapere. Dieci anni prima pensavo di essere l'unico omosessuale sulla faccia della terra, e dieci anni dopo scoprivo che il mondo ne era pieno, che la storia ne era piena, e lo era sempre stata. L'unico problema, in tutto ciò, era che i libri che andavo comprando parlavano sempre del passato. Anzi, del passato remoto. Ormai sapevo tutto dell'antica Roma, della Grecia Classica, del mondo arabo, ma di quello che era accaduto ieri o l'altro ieri, silenzio. Qualche informazione su Oscar Wilde e i suoi processi sembrava essere l'unica concessione possibile. E questo si rifletteva, ovviamente, anche nei miei scritti. I miei articoli dell'epoca sono pieni di citazioni classiche, ma estremamente poveri di informazioni sull'ultimo secolo. Poi, nel 1973 David Thorstad mi mandò un libro che aveva appena pubblicato insieme al suo amico John Lauritsen a New York.
Era The Homosexual Rights Movement e fu una vera e propria rivelazione. Anzi, una rivoluzione! Non avevo mai sospettato che la Germania tra l'Ottocento e il Novecento fosse stato il paese più moderno, più colto e più accogliente del mondo e, soprattutto, non avevo mai neanche immaginato che il primo movimento per i diritti deli omosessuali fosse nato proprio lì, nella patria del nazismo, della persecuzione, dello sterminio..Nel loro breve saggio, i due autori americani raccontavano molte cose importanti. Soprattutto, per la prima volta vi vedevo spiegate le teorie di questo misterioso Karl Heinrich Ulrichs e ne potevo sapere un po' di più sulla sua vita. Più tardi il libro venne pubblicato anche in Italia, all'interno di un'opera a più mani (Lauritsen-Thorstad-Graf-Steglitz-Guerin-irigaray-Pucciani-Guattari, Gay Gay. Storia e coscienza omosessuale, La Salamandra, Milano 1976), e poi, come testo autonomo (John Lauritsen-David Thorstad, Per una storia del movimento dewi diritti omosessuali (1864-1935), Savelli Roma 1979). Nono sono lontano dal vero nel dire che, probabilmente è l'opera che ha influenzato maggiormente il movimento gay del mio paese. Non credo di essere rimasto colpito in maniera particolare dal fatto che Ulrichs avesse scelto l'Aquila per trascorrervi il resto dei suoi giorni. Già sapevo che molti viaggiatori del Nordeuropa amavano l'Italia in maniera particolare. Oscar Wilde cercava di evitare i suoi persecutori inglesi rifugiandosi a Roma e a Capri. John Addington Symonds si portava a casa un gondoliere veneziano. E qui erano venuti Johann Joachim Winckelmann, Wolfgang Goethe, August von Platen, Friedrich Holderlin, Wilhelm von Gloden, Wihelm Pluschow (il mito del "maschio italiano" nasce proprio con le foto degli adolescenti siciliani scattate da questi ultimi due), Alfred Krupp...e così tanti altri, al punto che una delle espressioni più comuni e più volgari per indicare il gay, oggi, e cioè la parola "frocio", in origine sembrava indicare le guardie svizzere del Papa che venivano dai cantoni tedeschi della Confederazione Elvetica. Fin dal primo istante, quel che mi aveva appassionato in lui era il coraggio dimostrato nel difendere gli urninghi. Un coraggio unito a un appassionato desiderio di cambiarne la triste sorte attraverso la dimostrazione scientifica, attraverso gli strumenti culturali che aveva a disposizione. Un coraggio inusitato per l'epoca, e per il quale sarà costretto a pagare un prezzo piuttosto alto. Mi aveva poi colpito il suo parlare di "classe". Anch'io, agli inizi della mia militanza, avevo discettato a lungo e in largo di "classe omosessuale". Addirittura, nel numero 1 di Ompo (aprile 1975), pubblicavo lo statuto del Mpo (Movimento politico degli omosessuali), dove questo era definito come "l'organizzazione politica della classe omosessuale e di tutti gli omosessuali, senza distinzione alcuna di sesso, religione, nazionalità o lingua. Esso ha per scopo la lotta per l'indipendenza e la libertà della classe che rappresenta, per la trasformazione delle strutture sociali da autoritarie e repressive in libertarie e progressive, per l'eliminazione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, per la fine della distinzione degli individui tra chi comanda e chi obbedisce, per l'edificazione del socialismo..".
Ulrichs, da parte sua, spiegava che
"C'è una classe di urninghi nati, una classe di individui che sono nati con impulsi sessuali femminili per avendo corpi maschili. Sono una varietà il cui amore uraniano è congenito".
Oppure: "Oggi, la "classe uraniana dev'essere abbastanza forte da richiedere eguali diritti".
E ancora: "D'altronde, forse non è difficile per la scienza, dopo un'accurata investigazione, arrivare a sostenere quanto segue: la natura risveglia l'amore per gli uomini in una certa classedi questi individui"....Va detto, comunque, che già nel l'84 e nell'85 ero andato all'Aquila, alla ricerca della tomba di Ulrichs... Ma tutti e due i viaggi erano risultati infruttuosi...Il 10 luglio del 1988 (quattro giorni prima dell'anniversario della sua morte) ci riprovai, accompagnato da un giovane professore di educazione fisica del capoluogo abruzzese e con l'aiuto del libro di Kennedy. Andai deciso a chiedere consiglio al guardiano del cimitero, il frate cappuccino Nello Grego. E questa volta la "caccia al tesoro" si dimostrò fruttuosa. In possesso dei dati più importanti, il cognome e la data di morte di Ulrichs, il frate cercò il Libro dei morti dell'ultimo decennio del diciannovesimo secolo e me lo consegnò. Io cercai febbrilmente la data del 14 luglio 1895: niente! Ma una riga più sotto, al 15 luglio, la rivelazione: quel giorno, con il numero 5095, "Carlo Arrigo Ulrichs", era stato sepolto in una "fossa comune" era stata cancellata e qualcuno, con un'altra grafia, più gentile e leggera, l'aveva sostituita con "tumulazione", aggiungendo "Vicino Cappella Persichetti"....Ma dentro la Cappella c'erano solo i Persichetti e i loro parenti. Attorno, da nessuna parte si vedeva la tomba di Ulrichs. Ero quasi disperato quando, a un certo punto, mi venne l'idea di controllare cosa fosse quel pavimento di marmo semicoperto da erbacce secche, bruciate dal sole di un'estate particolarmente asciutta...Sopra, c'era una scritta oramai consumata dal tempo...Con un po' di difficoltà riuscì a leggere le prime parole più importanti:
CAROLUS HENRICUS ULRICHS
L'avevo trovata!
Abbandonata a se stessa, nascosta, quasi si vergognasse di farsi vedere da tutti, spezzata in più punti, la tomba di Ulrichs stava ancora lì. Avevo le lacrime agli occhi e non potei fare a meno di dire poche parole: "Eccomi! Hai visto che ce l'ho fatta? T'ho trovato, finalmente!". Mi sentivo un vincitore...Tornato a Roma, scrissi subito un articolo per rendere pubblica quella che consideravo una notizia straordinaria ( nda. Cronache Lucane 25 settembre 1985)...Da allora presi l'abitudine di tornare più spesso al cimitero dell'Aquila e, soprattutto, ogni 28 agosto per festeggiare insieme a Ulrichs il suo compleanno. Dapprima, andai da solo, poi Anselmo Cadelli cominciò ad accompagnarmi. In un secondo tempo si unì a noi Antonio Di Giacomo ( Circolo Michelagniolo nda) e via via, ogni anno c'era sempre qualcun'altro nuovo. Nel 1990 pubblicai un libro importante, Stonewall, nel quale(finalmente!) parlavo molto di Ulrichs, inserendolo nel suo contesto storico e restituendogli l'importanza che aveva avuto agli inizi del nostro movimento...Da allora l'interesse attorno al nostro eroe è andato crescendo sempre di più, stimolato anche dalle numerose iniziative che andavo prendendo ad ogni ricorrenza. Nell'agosto 1998 pubblicai e distribui gratuitamente la prima edizione di In Memoriam di Karl Henrich Ulrichs, il memoriale scritto dal marchese Niccolò Persichetti nel 1896 al dichiarato scopo di raccogliere dei fondi per poter costruire un monumento funebre allo studioso tedesco...
MASSIMO CONSOLI ( tratto dalla prefazione di Massimo Consoli al libro ULRICHS di Hubert Kennedy - Massari editore 2005)
Era The Homosexual Rights Movement e fu una vera e propria rivelazione. Anzi, una rivoluzione! Non avevo mai sospettato che la Germania tra l'Ottocento e il Novecento fosse stato il paese più moderno, più colto e più accogliente del mondo e, soprattutto, non avevo mai neanche immaginato che il primo movimento per i diritti deli omosessuali fosse nato proprio lì, nella patria del nazismo, della persecuzione, dello sterminio..Nel loro breve saggio, i due autori americani raccontavano molte cose importanti. Soprattutto, per la prima volta vi vedevo spiegate le teorie di questo misterioso Karl Heinrich Ulrichs e ne potevo sapere un po' di più sulla sua vita. Più tardi il libro venne pubblicato anche in Italia, all'interno di un'opera a più mani (Lauritsen-Thorstad-Graf-Steglitz-Guerin-irigaray-Pucciani-Guattari, Gay Gay. Storia e coscienza omosessuale, La Salamandra, Milano 1976), e poi, come testo autonomo (John Lauritsen-David Thorstad, Per una storia del movimento dewi diritti omosessuali (1864-1935), Savelli Roma 1979). Nono sono lontano dal vero nel dire che, probabilmente è l'opera che ha influenzato maggiormente il movimento gay del mio paese. Non credo di essere rimasto colpito in maniera particolare dal fatto che Ulrichs avesse scelto l'Aquila per trascorrervi il resto dei suoi giorni. Già sapevo che molti viaggiatori del Nordeuropa amavano l'Italia in maniera particolare. Oscar Wilde cercava di evitare i suoi persecutori inglesi rifugiandosi a Roma e a Capri. John Addington Symonds si portava a casa un gondoliere veneziano. E qui erano venuti Johann Joachim Winckelmann, Wolfgang Goethe, August von Platen, Friedrich Holderlin, Wilhelm von Gloden, Wihelm Pluschow (il mito del "maschio italiano" nasce proprio con le foto degli adolescenti siciliani scattate da questi ultimi due), Alfred Krupp...e così tanti altri, al punto che una delle espressioni più comuni e più volgari per indicare il gay, oggi, e cioè la parola "frocio", in origine sembrava indicare le guardie svizzere del Papa che venivano dai cantoni tedeschi della Confederazione Elvetica. Fin dal primo istante, quel che mi aveva appassionato in lui era il coraggio dimostrato nel difendere gli urninghi. Un coraggio unito a un appassionato desiderio di cambiarne la triste sorte attraverso la dimostrazione scientifica, attraverso gli strumenti culturali che aveva a disposizione. Un coraggio inusitato per l'epoca, e per il quale sarà costretto a pagare un prezzo piuttosto alto. Mi aveva poi colpito il suo parlare di "classe". Anch'io, agli inizi della mia militanza, avevo discettato a lungo e in largo di "classe omosessuale". Addirittura, nel numero 1 di Ompo (aprile 1975), pubblicavo lo statuto del Mpo (Movimento politico degli omosessuali), dove questo era definito come "l'organizzazione politica della classe omosessuale e di tutti gli omosessuali, senza distinzione alcuna di sesso, religione, nazionalità o lingua. Esso ha per scopo la lotta per l'indipendenza e la libertà della classe che rappresenta, per la trasformazione delle strutture sociali da autoritarie e repressive in libertarie e progressive, per l'eliminazione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, per la fine della distinzione degli individui tra chi comanda e chi obbedisce, per l'edificazione del socialismo..".
Ulrichs, da parte sua, spiegava che
"C'è una classe di urninghi nati, una classe di individui che sono nati con impulsi sessuali femminili per avendo corpi maschili. Sono una varietà il cui amore uraniano è congenito".
Oppure: "Oggi, la "classe uraniana dev'essere abbastanza forte da richiedere eguali diritti".
E ancora: "D'altronde, forse non è difficile per la scienza, dopo un'accurata investigazione, arrivare a sostenere quanto segue: la natura risveglia l'amore per gli uomini in una certa classedi questi individui"....Va detto, comunque, che già nel l'84 e nell'85 ero andato all'Aquila, alla ricerca della tomba di Ulrichs... Ma tutti e due i viaggi erano risultati infruttuosi...Il 10 luglio del 1988 (quattro giorni prima dell'anniversario della sua morte) ci riprovai, accompagnato da un giovane professore di educazione fisica del capoluogo abruzzese e con l'aiuto del libro di Kennedy. Andai deciso a chiedere consiglio al guardiano del cimitero, il frate cappuccino Nello Grego. E questa volta la "caccia al tesoro" si dimostrò fruttuosa. In possesso dei dati più importanti, il cognome e la data di morte di Ulrichs, il frate cercò il Libro dei morti dell'ultimo decennio del diciannovesimo secolo e me lo consegnò. Io cercai febbrilmente la data del 14 luglio 1895: niente! Ma una riga più sotto, al 15 luglio, la rivelazione: quel giorno, con il numero 5095, "Carlo Arrigo Ulrichs", era stato sepolto in una "fossa comune" era stata cancellata e qualcuno, con un'altra grafia, più gentile e leggera, l'aveva sostituita con "tumulazione", aggiungendo "Vicino Cappella Persichetti"....Ma dentro la Cappella c'erano solo i Persichetti e i loro parenti. Attorno, da nessuna parte si vedeva la tomba di Ulrichs. Ero quasi disperato quando, a un certo punto, mi venne l'idea di controllare cosa fosse quel pavimento di marmo semicoperto da erbacce secche, bruciate dal sole di un'estate particolarmente asciutta...Sopra, c'era una scritta oramai consumata dal tempo...Con un po' di difficoltà riuscì a leggere le prime parole più importanti:
CAROLUS HENRICUS ULRICHS
L'avevo trovata!
Abbandonata a se stessa, nascosta, quasi si vergognasse di farsi vedere da tutti, spezzata in più punti, la tomba di Ulrichs stava ancora lì. Avevo le lacrime agli occhi e non potei fare a meno di dire poche parole: "Eccomi! Hai visto che ce l'ho fatta? T'ho trovato, finalmente!". Mi sentivo un vincitore...Tornato a Roma, scrissi subito un articolo per rendere pubblica quella che consideravo una notizia straordinaria ( nda. Cronache Lucane 25 settembre 1985)...Da allora presi l'abitudine di tornare più spesso al cimitero dell'Aquila e, soprattutto, ogni 28 agosto per festeggiare insieme a Ulrichs il suo compleanno. Dapprima, andai da solo, poi Anselmo Cadelli cominciò ad accompagnarmi. In un secondo tempo si unì a noi Antonio Di Giacomo ( Circolo Michelagniolo nda) e via via, ogni anno c'era sempre qualcun'altro nuovo. Nel 1990 pubblicai un libro importante, Stonewall, nel quale(finalmente!) parlavo molto di Ulrichs, inserendolo nel suo contesto storico e restituendogli l'importanza che aveva avuto agli inizi del nostro movimento...Da allora l'interesse attorno al nostro eroe è andato crescendo sempre di più, stimolato anche dalle numerose iniziative che andavo prendendo ad ogni ricorrenza. Nell'agosto 1998 pubblicai e distribui gratuitamente la prima edizione di In Memoriam di Karl Henrich Ulrichs, il memoriale scritto dal marchese Niccolò Persichetti nel 1896 al dichiarato scopo di raccogliere dei fondi per poter costruire un monumento funebre allo studioso tedesco...
MASSIMO CONSOLI ( tratto dalla prefazione di Massimo Consoli al libro ULRICHS di Hubert Kennedy - Massari editore 2005)
sabato 30 giugno 2012
NEL 1983 BABILONIA MINIMIZZO' L'ARRIVO DELL'AIDS
Diffondo un articolo senza firma, apparso sul mensile gay Babilonia nel numero 8 del 1983 ( che da sempre si è vantato di essere il trade union fra il movimento gay e il resto della popolazione omosessuale non politicizzata), che dimostra, a differenza di quello che scrivono alcuni frociologi di professione, come l'arrivo dell'aids sia stato preso sottogamba non soltanto dalle nostre Istituzioni ma anche dai vertici e dall'intellighentia del "nostro" movimento. Da lì a poco, qualche cane sciolto e quattro reduci dissidenti di quel movimento omosessuale scioltosi soltanto qualche anno prima, troveranno proprio nell'aids una ragione per ricomporsi, per dare un senso e una svolta al loro operare. Infatti l'aids non è stato soltanto quella terribile malattia che ha mietuto decine di migliaia di morti nel nostro Paese ( 40.000 decessi al 2010). L'aids è stato il passepartout, per un gruppo di gay associatisi fra di loro e autoproclamatisi rappresentanti di tutti gli omosessuali italiani, per entrare nelle stanze del Palazzo ed ottenere finalmente quel riconoscimento politico e sociale mai avuto prima. "Siamo stati contattati dall'Istituto Superiore di Sanità e ci hanno proposto di effettuare uno screening anonimo sulla popolazione omosessuale. E' vero, gli faremo da cavia, ma in cambio arriveranno i soldi e le sedi che ci servono e che andiamo a cercare da tanto tempo". Questo mi disse intorno alla metà degli anni 80 un noto attivista romano di quegli anni. E così fu. Arrivarono le tanto sospirate sedi magari attraverso finte occupazioni e poi concesse ad affitti irrrisori, un profluvio di finanziamenti pubblici, le candidature politiche, gli spazi televisivi e sui giornali etc etc. Ma con l'arrivo del Dio denaro arriveranno anche le lotte fratricide fra le varie associazioni. Lotte per la spartizione dei soldi e del potere a cui non potè mancare una condanna penale nei confronti di uno dei nostri politici gay. Condanna inflitta dai tribunali dello stato italiano e non chiaramente dal Consiglio degli Anziani della nostra comunità gay, visto che quest'ultima, pur essendo nella bocca di tutti, NON ESISTE. (continua)
"Nel panorama complessivamente desolante della stampa italiana riguardo all'Aids, si distinguono, per competenza e capacità di analisi non superficiale nell'affrontare l'argomento, due articoli. Il primo pubblicato il 24 luglio scorso sull'Espresso a firma di Gad Lerner, dà la voce direttamente al mondo gay di cui riporta le opinioni e le giuste rimostranze contro la definizione di "cancro" o "peste" gay: variamente intrecciati nel testo, vengono così registrati gli interventi dei nostri Ivan Teobaldelli, Mario Anelli e Felix Cossolo, nonchè quelli di Bruno Di Donato del circolo Mario Mieli di Roma e di Gianni Rossi, Paolo Hutter e Alessandro Musolini dell'Altro Martedì, rubrica gay di Radio Popolare di Milano. Il secondo articolo, un vero gioiello per acume e argomentazioni è quello uscito sulla Repubblica del 28-29 agosto. La domanda che l'autore del "pezzo" Romano Giachetti, corrispondente da New York del quotidiano si pone è se l'Aids, negli Stati Uniti, sia una vera epidemia o un pretesto per attaccare la libertà sessuale che da quel vasto paese si è propagata nel resto del mondo occidentale. La tesi che ha fatto di nuovo estrarre di nuovo le unghie alle forze della conservazione puritana contro il gay-style, secondo la quale la promiscuità e la frequenza dei rapporti sessuali sarebbero le principali cause della mortale infezione, viene da Giachetti accuratamente demolita. Val la pena di trascrivere una parte di questo articolo illuminato per capirne la forza persuasiva: "...ciò che si teme (negli Usa ) non è l'Aids, è un altro morbo. Infatti non si fa caso alla gonorrea, i cui casi si moltiplicano al ritmo di un milione l'anno, né alla sifilide, che negli ultimi dodici mesi ha mietuto circa centomila vittime, spesso con risultati atroci. I duemila casi di Aids sono sì, una "novità",..ma non sono davvero un'epidemia".
mercoledì 6 giugno 2012
AIDS? CHI SE NE FREGA
ripubblico un articolo riguardante un tema di scottante attualità
dall' Espresso n.19 del 16 maggio 1993
Costa quanto una pizza e un cinema. Ovvero 25 dollari. Sì, con poco più di 35 mila lire a New York si può fare sesso: singolo o di gruppo, e senza alcuna precauzione. Sfidare l'aids e infischiarsene degli appelli che da anni, come un tormentone, assillano gli americani, è l'ultima frontiera delle notti a luci rosse nella metropoli americana. I kamikaze del sesso, come sono stati ribattezzati, detestano il preservativo. Guardano con noia Liz Taylor che pubblicizza il condom sulla copertina di “Vanity Fair”. Ridono dei corsi di Safe sex, di sesso sicuro, nelle scuole. Eppure, sanno bene che nell'ultimo anno, solo a New York, i casi di aids sono aumentati del 18 per cento, che 56 milioni di americani, ossia uno su cinque, sono affetti da malattie veneree come la gonorrea e l'herpes. E che il tasso d'infezione è destinato a salire. Lo sanno, ma se ne fregano. Fare sesso, per loro, vuol dire rischiare: altrimenti non c'è piacere. Giocare alla roulette russa del sesso è l'ultima follia giovanile di quest'America di fine millennio. Al punto che in texas, a San Antonio, alcune minorenni tra i 14 e i 15 anni), pur di entrare a far parte di una delle più grosse bande giovanili della loro città, hanno accettato una “prova di iniziazione” che consisteva nell'avere rapporti sessuali con alcuni capibanda sieropositivi.
dall' Espresso n.19 del 16 maggio 1993
L'amore senza preservativo. E' l'ultima
pazzia dei giovani americani. Una sfida al virus. Lo fanno gay ed
etero. In locali pubblici e privati. Spesso col primo partner che
capita
di Sandra Cecchi da New York
Costa quanto una pizza e un cinema. Ovvero 25 dollari. Sì, con poco più di 35 mila lire a New York si può fare sesso: singolo o di gruppo, e senza alcuna precauzione. Sfidare l'aids e infischiarsene degli appelli che da anni, come un tormentone, assillano gli americani, è l'ultima frontiera delle notti a luci rosse nella metropoli americana. I kamikaze del sesso, come sono stati ribattezzati, detestano il preservativo. Guardano con noia Liz Taylor che pubblicizza il condom sulla copertina di “Vanity Fair”. Ridono dei corsi di Safe sex, di sesso sicuro, nelle scuole. Eppure, sanno bene che nell'ultimo anno, solo a New York, i casi di aids sono aumentati del 18 per cento, che 56 milioni di americani, ossia uno su cinque, sono affetti da malattie veneree come la gonorrea e l'herpes. E che il tasso d'infezione è destinato a salire. Lo sanno, ma se ne fregano. Fare sesso, per loro, vuol dire rischiare: altrimenti non c'è piacere. Giocare alla roulette russa del sesso è l'ultima follia giovanile di quest'America di fine millennio. Al punto che in texas, a San Antonio, alcune minorenni tra i 14 e i 15 anni), pur di entrare a far parte di una delle più grosse bande giovanili della loro città, hanno accettato una “prova di iniziazione” che consisteva nell'avere rapporti sessuali con alcuni capibanda sieropositivi.
A New York gli indirizzi dei “paradisi
di sesso e di morte”, i locali notturni dove si consuma di tutto,
fellatio e sodomie comprese, e sotto gli occhi di tutti, si trovano
su giornali come il “Village Voice”, “Screw magazine” o
“H-X”, la bibbia dei gay newyorkesi.
Formalmente, questi ritrovi hanno le
carte in regola: cartelli ben in vista sulle pareti ricordano ai
clienti di fare sesso sicuro e “in conformità con le norme dello
Stato di New York”. Ma poi, in realtà nessuno usa il preservativo.
E le pratiche preferite (sesso anale e orale) sono quelle che la
legge definisce “illegali” in quanto ad alto rischio di
trasmissione Aids”.
Secondo il Dipartimento della salute,
a New York ci sono almeno 50 sex-club, due terzi dei quali riservati
ai gay, dove si pratica sesso non protetto. Senza contare le decine
di cinema porno (famoso lo Show Palace, all'incrocio tra l'Ottav,
Avenue e la 43esima strada) dove molti habbituè, più che la sala,
frequentano le stanzette riservate ai piani superiori. E che dire
delle saune! Negli anni 80 furono oggetto di una caccia alle streghe,
in quanto luogo di diffusione dell'aids e, pertanto, chiuse. Ora
riaprono. A Manhattan, l'East side club sulla 56esima strada e il
Maiden Iane a Wall Street, sono sempre gremiti. Offrire sesso
“unsafe” è diventato anche un nuovo business. Prendiamo Le
Trapèze, locale per scambio di coppie sulla 27esima strada,
considerato l'erede del Plato's Retreat, trittico locale degli anni
Settanta per “incontri liberi”. Ebbene: nell'85, dopo la morte
per aids dell'attore Rock Hudson, stava per chiudere. Oggi ha 750
soci onorari e la sua clientela aumenta al ritmo del 30 per cento
all'anno. E' lo “swing club” più famoso di Manhattan, segnalato
perfino dal “New York Times”. L'entrata, rigorosamente riservata
alle coppie, costa 90 dollari e comprende: orgia, massaggi erotici,
un buffet di pessima qualità, consumato tra un amplesso e l'altro;
il bagno in una jacuzzi stile Antica Roma; e, in omaggio alle leggi,
un preservativo che, appena varcata la soglia, i clienti gettano in
un cestino.
Nell'ampia sala a pianterreno e nelle
stanze al piano superiore, corpi nudi sono impegnati in giochi a due,
tre, quattro, su materassi di gomma piuma. In posizione verticale, le
stessa acrobazie sessuali si fanno nei corridoi. In media si cambiano
due o tre partner a sera. Chiedere di usare un condom è ritenuto
un'offesa. Dice il proprietario del locale “Gli eterosessuali
ritengono di non essere così esposti all'Aids, come tutti avevano
fatto loro credere. E allora non si curano di usare tante precauzioni
nel fare l'amore con persone diverse”. “I pazzi ci sono sempre
stati”, commenta John Hepshat dell'associazione People with aids:
“Ma il loro numero sta aumentando vertiginosamente. Gli
eterosessuali si credono immuni. Dicono: “Se non ho preso l'aids
finora, non lo prenderò più”. Come se la malattia fosse stata
sconfitta, debellata, roba da Medioevo, Intendiamoci: nessuno
criminalizza questa riscoperta del sesso. Ma va fatta con le dovute
precauzioni e protezioni”. All'Executive suite di Queens, altro
locale riservato allo scambio delle coppie, i prezzi sono modici
(25 dollari in due) e la clientela è giovane. Qui operano delle
professioniste del sesso, che hanno il compito di riscaldare
l'ambiente. E politica dei prezzi bassi (35 dollari) anche al Phoenix
social club, locale privato a due passi da Wall Street, che ha
inventato la formula della “discoteca più sesso”: il biglietto
garantisce alla coppia sesso e rock2n'roll. Il preservativo? E'
lasciato alla buona volontà dei clienti. Ma le mete preferite dai
kamikaze del sesso sono soprattutto i party privati. In primo luogo
perchè l'ambiente è più discreto. Gli indirizzi non sono alla
portata di tutti: per esempio, bisogna saper leggere tra le righe
degli annunci del “Village Voice”. Poi, è necessaria la
prenotazione, proprio come nel migliori ristoranti. A differenza di
questi ultimi, però, i party privati non sono cari: costano 60
dollari e si svolgono in orari da Cenerentola: iniziano alle 7 del
pomeriggio e terminano intorno alla mezzanotte.
Di queste feste a base di eros ce ne
ono per tutti i gusti. E' sufficiente chiamare il numero prescelto, e
la segreteria telefonica informa dettagliatamente sulle “specialità
della casa”: mercoledì, scambio di coppie, giovedi serata dedicata
ai feticisti, venerdi solo gay; sabato, riservato ai sado maso;
domenica, amore di gruppo. La formula è sempre la stessa: cibo,
pornovideo e ore di anonimo “unsafe sex”, sesso non sicuro. Che
questa tendenza sia in continuo aumento se ne è accorto anche il
“Wall Street Journal”, analizzando i conti delle due più
importanti ditte americane che producono preservativi: la Carter
Wallace Inc. e la Schmid Laboratories. Risultato: la vendita di
condom nell'ultimo anno è diminuita del 4 per cento. A confermare
questi dati è poi arrivato un sondaggio dell'autorevole “Journal
of Science”: solo il 17 per cento degli intervistati ha ammesso di
usare regolarmente il preservativo. Non solo. Dall'inchiesta è
emerso che più di è sessualmente attivi, più si rifiuta il condom.
Questo è vero, per esempio, per gli omosessuali nonostante che i
gay, in America, rappresentano una delle categorie più colpite
dall'Aids. Ma a vedere quel che accade nelle stanze riservate di
certe discoteche, non si direbbe che la paura del terribile contagio
li attanagli. Prendiamo una sera al Limelight, la famosa discoteca di
Chesea sulla Ventesima strada, una chiesa sconsacrata. In una stanza,
mentre in un angolo, nella penombra, si sta svolgendo un'orgia di
soli maschi, dove si pratica sessso orale e anale praticamente con
chi capita, senza neanche guardarsi, in faccia, nel bel mezzo, una
dolla chiusa a cerchio osserva un ragazzo piegato in avanti, le mani
sulle ginocchia, che si concede a tre persone diverse. Scene come
queste si ripetono ogni mercoledi di sera nelle notti di “hot sex”
organizzate dal promoter più famoso nel settore, Marc Berkley.
All'entrata della “blackroom” c'è un cartello che ordina: “Safe
sex only”; qualcun, con un pennarello ha aggiunto una “u” e
una “n”, ossia, “unsafe only”.
D'altra parte, sono proprio i locali
dove i manager chiudono un occhio sull'uso del profilattico quelli
che non conoscono cali di clientela. Il club Usa di Times Square deve
la sua fortuna anche alle notti della domenica, quando la discoteca
viene invasa dai gay e la “blackroom” si riempe come un uovo. E
non è certo un caso che la festa newyorkese più riuscita sia il
Black party che si svolge ogni anno e marzo, nella discoteca
Roseland. Settemila persone, in stragrande maggioranza uomini,
vestite di pelle nera stile sado-maso, per tutta la notte ballano e
fanno sesso “ senza rete” nei corridoi, nei bagni, perfino in
pista. Come se non bastasse, giovani muscolosi si esibiscono in “fist
fucking”, vale a dire penetrazioni con la mano chiusa a pugno.
Certo, i gestori di questi locali sono nel mirino dell'america
puritana. Ma loro si difendono: “ Che cosa dovremmo fare, inseguire
tutti i clienti fin dentro le toillettes e verificare che prima di
fare sesso si siano messi il preservativo?”. Già, che fare? La
città di New York ha avuto un'idea: mandiamo la polizia. Agenti
speciali che controllino, manganello alla mano, che venga
regolarmente usato il preservativo. E la proposta ora viene
raccontata come se fosse una barzelletta.
sabato 2 giugno 2012
L'OMOSESSUALE PUO' ESSERE UN VERO RIVOLUZIONARIO?
Il 5 aprile 1936 nasce a Parigi Pierre Hahn, scrittore e rivoluzionario, fondatore del
FHAR, che parteciperà alla stesura del Manifesto Gay italiano con il
testo "L'Omosessuale può essere un vero rivoluzionario?" Morirà suicida
nel febbraio del 1981.
di Pierre Hahn
Maggio 1968: gli studenti occupano
l'Università di Parigi e vi si da' appuntamento anche la
popolazione. Ognuno può esprimere in pubblico. Si confida a tutti
ciò che, generalmente, non si dice che a pochi amici. I muri della
vecchia Sorbona questo edificio scuro come un convento di
carmelitani, si coprono di disegni e di slogans rivoluzionari e
poetici. In un corridoio situato al mezzanino (dal lato della rue
Saint Jacques, un manifesto attira l'attenzione di tutti. E' il testo
di un appello del Comité Pédérastique Révolutionnaire. I
visitatori si precipitano, col taccuino in una mano ed una penna
dall'altra e, fenomeno unico (almeno a mia conoscenza) ridendo fino
alle lacrime, ricopiano il testo nella sua integralità.
Dopo qualche giorno, questo manifesto
scomparve, molto probabilmente strappato da uno studente puritano, di
una Sinistra che non aveva ben capito a quell'epoca né il senso né
la portata delle barricate nel quartiere latino. Tuttavia,
l'omosessualità aveva fatto il suo ingresso nella Nouvelle Gauche
Révolutionnaire, sotto il sole di maggio. E non è tutto. Un po' più
tardi, alla facoltà di gensior, venne creato il Comitato Neus Semmes
en Marche. In un appello “Agli uomini e alle donne di questo
giorno”, testo policopia comprendente una ventina di proposte sulla
“rivoluzione sessuale”, il Comitato suggerì alla maggioranza
sessuale di legare le sue sorti a quelle dei minoritari, chiamati
“dannati della terra”. La parola “omosessuale” non era
nominata nel testo, ma tutti sapevano bene cosa si dovesse intendere
per “minoranza sessuale”. Dopo il maggio '68 in Francia si sono
verificati molto avvenimenti. La borghesia, sempre più indirizzata
verso il fascismo, non smette di violare le sue proprie leggi, una
dopo l'altra (arresti abusivi, leggi anti-sciopero per stabilire la
responsabilità collettiva, complicità con il movimento neo-nazista.
“Ordre Nouveau”, etc. I suoi cani da guardia hanno ogni libertà
per “ristabilire l'ordine” come lo intendono loro. Si da la
caccia ai giovani, ai capelloni, ai barbuti. Si dan botte per la
strada e nei locali della polizia. Ci si ricorda dei bei tempi
durante la guerra in Algeria, quando si praticavano tutte le torture
con l'elettricità sugli organi genitali dei presunti colpevoli
(leggere il “Livre Noir de la Police Francaise”, ed. Du Seuil).
Molti giovani rivoluzionari hanno cominciato con l'occuparsi dei loro
problemi, ciò che è comprensibile. Dopo un po', tuttavia il
problema del sesso in generale, e dell'omosessualità in particolare,
ha trattenuto la loro attenzione. Il giornale “Tout” ha aperto le
sue colonne agli omosessuali rivoluzionari. In breve, gli omosessuali
che avevano perduto la parola dopo il maggio del 68 in Francia,
l'hanno ripresa. Un “Front Homosexuel d'Action Révolutionnaire”
(FHAR) si è d'altronde costituito a Parigi (è, in parte, a dei
militanti del FHAR che si devono gli articoli pubblicati su “Tout”).
Gli omosessuali sono portati, più
meno, verso la rivoluzione? Tale domanda, oggi, suscita in me un
profondo stupore. Piuttosto preferirei chiedermi: perchè gli
omosessuali non sono più ribelli, più rivoluzionari? Ma cos'è, un
omosessuale, nella nostra società? Per rispondere a questa domanda
bisogna, innanzitutto, respingere ogni definizione “truccata”:
tutte le spiegazioni di tipo eterosessuale. Presso i militanti
marxisti leninisti l'omosessuale era considerato, ancora non molto
tempo fa, come un prodottto della degenerazione capitalista. Quando
gli si obiettava che questa affermazione non poggiava su nulla, se
non sui loro propri pregiudizi, e quando gli si portava come esempio
il caso degli Arabi, allora replicavano: prodotto del capitalismo,
mancanza di donne...etc. Inutile aggiungere che tale discorso tradiva
un'ignoranza crassa del più bel periodo della cultura araba (vedere
le meravigliose poesie pederastiche, d'una squisita sensibilità,
dell'anno Mille). La borghesia si strappava i capelli, pretendendo
che la distruzione dell'odiosa famiglia monogamica, della religione
(e della morale giudeo-cristiana), la decadenza dell'Occidente..tutto
ciò si spiegasse a causa dello sviluppo dell'omosessualità. I
medici attribuivano a questo anche la riapparizione di Santa
Sifilide. I parlamentari ne approfittarono nel 1960 per votare una
leffe che comprendeva gli omosessuali nel quadro dei flagelli
sociali. Gli psicologi, che non masticavano di Freud che il puzzo di
giudeo-cristianesimo, parlavano dell immaturità psicosessuale di
ogni omofilo. Sarebbe stato tuttavia ben malizioso colui che avesse
potuto dimostrare che esistono degli adulti eterosessuali, al livello
dell'evoluzione affettiva! Ma ciò permetteva ai sostenitori della
repressione sessuale di mantenere le leggi votate sotto Vichy, al
fine di proteggere gli adolescenti contro...se stessi! In maniera
generale, tutte le scienze umane, oggi, sono messe al servizio della
repressione sessuale. Vi sono senza dubbio alcune opere (soprattutto
di etnologia) che ci han dato informazioni interessanti a proposito
dell'omosessualità. Noi sappiamo oggi, che i ruoli sociale e
sessuale dell'uomo e della donna variano quasi completamente da una
civiltà all'altra. Ciò che è normale qui, oggi, passerà per
completamente aberrante domani o altrove. Al limite, ciò che nelle
società occidentali si definisce omosessuale, non essite in un'altra
cultura: comportamento omosessuale, sì, struttura particolare della
personalità, no. Quanto alla psicanalisi freudiana, almeno quella
del fondatore, abbonda in contraddizioni. La ricerca che Freud
condusse su di una norma sessuale in sé ( la coppia eterosessuale),
al di fuori di ogni contesto socio-culturale, è sboccata in uno
smacco. Come potrebbe essere altrimenti? L'eterosessualità come
norma sessuale non può giustificarsi che con la procreazione e per
la religione giudeo-cristiana. Se si respinge il
giudeo-cristianesimo, resta la procreazione, ma la coppia
eterosessuale monogamica non è percò giustificata. In realtà,
nell'ambito di molte società, la sessualità non è associata in
ogni sua manifestazione all'idea di procreazione. Quindi i
comportamenti omosessuali possono essere incoraggiati dalla
collettività com'è, d'altronde, presso gli indiani Ambikwaras,
studiati da Lewis Strauss. Tuttavia, sembra che in tutte le civiltà
esista un numero relativamente costante ( e poco consistente) di
omosessuali ed anche di eterosessuali..esclusivi. Ma come regola, si
può dire che più una società è tollerante a livello dei costumi,
più i comportamenti bisessuali vi sono in maggioranza. Nelle società
occidentali, al contrario, ogni uomo ed ogni donna “normali”
devono comportarsi, sotto ogni aspetto, in una maniera conforme
all'immagine che ci si è fatti del loro sesso. Il condizionamento
degli individui comincia dall'infanzia. Prima ancora che sia in età
di comprendere, il ragazzo intuisce che deve comportarsi in un certo
modo, nel corso della sua vita. Molto spesso i suoi giochi saranno
virili, cioè brutali, altrimenti gli adulti (genitori, insegnanti,
etc) e i compagni di scuola, più tardi, lo tratterranno da
femminuccia, da passerottino, e via di questo passo.
La famiglia impone i divieti sessuali.
Il prete li giustifica in nome di un Cristo che, beninteso, è morto
sulla croce affinché un ragazzino non si masturbi! Il medico,
perfino lui, provoca deliberatamente l'angoscia della castrazione,
questo cavallo di battaglia (è il caso di dirlo della psicanalisi.
Ben presto il giovane capisce che, se non assume così bene come gli
altri il suo ruolo di maschio, può precipitare in questo abisso (del
quale ignora ancora il nome): l'omosessualità. Perfettamente
condizionato, l'omosessuale che scopre i suoi gusti durante la
pubertà (è verso i 13 o 14 anni, come dice Freud, che si sceglie la
propria forma di sessualità), non può non provare, dapprincipio,
una certa paura. Poi, se è intelligente, si ribella. In effetti, la
rivolta è raramente conseguente a questa scoperta. E' piuttosto il
frutto di una presa di coscienza relativamente tardiva (almeno fino a
questi ultimi anni), legata essa pure ad una riflessione sul proprio
destino di omosessuale, in funzione delle esperienze vissute. Nella
maggioranza dei casi, d'altronde, questa rivolta resta latente; si
presenta anche all'individuo come una minaccia, in confronto al suo
bisogno, tanto più forte, d'essere integrato nella società, al
livello del lavoro, per esempio, che ne è rigettato sul piano della
vita privata. Tuttavia presso l'omosessuale “borghese”, sotto
qualsiasi forma si presenti o si possa presentare, incosciente o già
semi-cosciente, questa rivolta cerca sempre di manifestarsi. Infatti
ogni omosessuale prova nel suo più profondo intimo, in un momento
della sua vita, la sensazione che questa si mostri troppo
profondamente ingiusta verso di lui. Si dice pure che tale
ingiustizia è assurda. Ma ben presto scarta dal suo spirito tali
pensieri: nessuno capirebbe. Insomma, il maschio omosessuale è, per
definizione, un ribelle che vuole, poiché vi è costretto, ignorare
o reprimere la sua legittima tendenza alla rivolta. Si può parlare,
in questo caso, di “rivolta prigioniera”. Società, famiglia,
scuola, religione, scienze umane, biologia, e la sua propria
esistenza...tutto lo costringe a negare se stesso. Si immagini un
po': durante l'infanzia più remota ha ricevuto dei messaggi inconsci
da parte dei suoi genitori sull'esistenza di una norma sessuale
universale, e se il ragazzo cerca di trasgredirla, se rifuta di
conformarsi a ciò che ci si attende da lui, è perchè porta in sé
un mostro, un pazzo, uno squilibrato. Beninteso, nessun razzista è
capace di giustificare con ragionamenti validi il suo odio del “Nero”
o dell”Arabo”; altrettanto i genitori, non vogliono precisare ciò
che intendono per normale o anormale. Tutto avviene in una specie di
oscurità: è al livello dell'inconscio che si trasmette, di
generazione in generazione, il sistema dei divieti socio-culturali,
soprattutto quelli riguardanti l'omosessualità.
Quando il fanciullo è diventato
adolescente, poi adulto, trasporta con sé in ogni tempo e luogo
questa condanna secolare dell'omosessualità e di tutto icò che la
civiltà occidentale collega a questo fenomeno (attributi vestiari,
comportamento, intonazioni, gesti un po' manierati, squilibrio
professionale, etc). E' a questo proposito che si può stabilire una
distinzione tra comportamento e struttura omosessuale. Per me le
relazioni omosessuali possono essere determinate, o no, da
un'attrazione preferenziale verso una persona dello stesso sesso,
senza che ci sia una struttura particolare della personalità.
Degli esempi? Gli antichi Greci, certe
tribù indiane d'America, gli Arabi deli anni intorno al
Mille...Nelle società occidentali, per contro (più particolarmente
dalla fine del XVIII^ secolo, e cioè dall'avvento della borghesia,
l'omosessualità si è a poco a poco costituita come un tipo di
struttura specifica della personalità: soprattutto gli uomini (e, in
misura inferiore, le donne) sono stati costretti dalla società e
dalla cultura borghese a conformarsi, nei loro gusti, nel loro
abbigliamento, nel loro comportamento sociale, etc..all'immagine che
ci si faceva degli omosessuali. Poiché l'omosessualità non è
naturale, bisogna obbligare coloro che adottano questo comportamento
sessuale a dimostrare che sono degli anormali, sennò, dove si
andrebbe a finire? Tal'è, grossolanamente riassunto, il ragionamento
della borghesia di fronte a questa minoranza erotica. Sarebbe troppo
lungo e fastidioso analizzare in dettaglio come questa personalità
omosessuale è stata creata poco a poco dagli psichiatri, dai
poliziotti e da altri simili “specialisti”. Ciò che bisogna
sottolineare è che, da una parte la struttura omosessuale (secondo
la psicanalisi essa insorge nella primissima infanzia in funzione dei
rapporti del fanciullo con i suoi genitori ha un'origine storica e
culturale (dunque collettiva e non individuale), e che, d'altra
parte, è imposta all'individuo perfino prima che si scopra
omosessuale. Risultato: interiorizzerà in una sola volta i divieti
contro questa forma di amore e accetterà di modellare la sua
personalità sullo stereotipo riservato all'omosessuale dalla civiltà
occidentale. Tuttavia, in confronto alla società euro-americana, il
comportamento omosessuale può essere tollerato se il soggetto, nella
sua infanzia, si è mostrato inadatto a giocare il ruolo sessuale che
ci si aspetta dal suo sesso.
Ma cerchiamo di intenderci: genitori o
altri rappresentanti di questa società, inconsciamente facilitano
l'orientamento omosessuale di un ragazzo nella misura in cui questo
vive la sua omosessualità nella vergogna, nel senso di colpa o con
la sensazione di commettere un delitto (accettato o no). Per contro,
se l'omosesualità gli appare come una variazione naturale ( e che lo
arricchisce) del comportamento affettivo ed erotico, in questo caso
sarà represso con forza dalla legge e dall'opinione “pubblica”.
Per convincersene è sufficiente ascoltare le persone “evolute”
intorno a noi parlare di un omosessuale. Se costui è infelice
d'altronde del suo stato, la società borghese si volgerà verso di
lui con la compassione delle Suore di Carità. Se commette dei
delitti di diritto comune, si tira un sospiro di sollievo: “tutti i
pederasti sono dei criminali”. Se cerca di integrarsi in questa
società e se è produttivo: “Peccato che sia frocio! Un giovanotto
così abile nel suo lavoro”. Ma se non accetta il ruolo che gli si
vuole attribuire, e non solo osa essere felice, ma perfino se mette
in dubbio la vita così spesso grottesca e ripugnante dei pretesi
“normali”..allora, in questo caso, nessuna tolleranza: è un
cane. Bisogna abbatterlo! E chiamiamo Pétain, De Gaulle e Mirguet
alla riscossa. Flagello sociale! Ecco cos'è l'omosessuale che non
vuole rassegnarsi ad essere ciò che gli altri vogliono che lui
sia...! Come può arrivare, un omosessuale, a ribellarsi? Mi sembra
che lo studio del razzismo, in ciò che realmente consiste, può
permettere di riflettere su se stessi, su ciò che si è conosciuto
e vissuto, rifiutato più o meno di vedere in faccia. Che c'è di più
familiare, per numerosi omosessuali, dei mali che hanno sofferto
Ebrei, Negri o Arabi, a causa delle loro differenze culturali, di
fronte ai Francesi e ad altri Europei? Ma non è tutto! Consideriamo
per un istante il tipo di relazione tra uomini e donne, cioè,che
significa per un uomo (a proposito, cos'è un maschio ?) la
femminilità, e quali sono le sue reazioni se, per caso, si vede
attribuire queste qualità? Un'approfondita riflessione su questo
soggetto permette all'omosessuale di meglio situare ciò che
rappresenta per la civiltà occidentale:vittima di un doppio razzismo
è, nello stesso tempo, e il Negro e la Donna. Dunque, più che
disprezzabile agli occhi della società “normale”. E' a partire
da questa analogia tra omosessualità, femminilità e condizione dei
popoli oppressi del Terzo Mondo che gli è possibile ribellarsi
contro la sua sorte e, con un sol colpo, di scoprire i suoi alleati
“oggettivi”. Come diventare rivoluzionario, a partire dalla
propria omosessualità? Qui s'impone una precisazione: si può essere
omosessuale e partecipare all'ordine stabilito. Si può anche essere
omosessuale e operaio. E' sicuro che i vantaggi dei quali
beneficerebbero gli omosex, a dire dei “normali”, grazie
all'appoggio di quelli tra di loro che son piazzati in alto nella
scala sociale, in realtà sono riservati ad un numero ben ristretto
di persone. Se vi è motivo di parlare di massoneria omosessuale è
solo per quel che riguarda la borghesia. Tuttavia, è anche vero che
ci sono delle eccezioni a questa regola: un banchiere si paga bene,
all'occasione, un figlio d'operai! Se la società sembra mostrarsi
tollerante verso gli omosessuali, sempre secondo i “normali”,
bisogna attribuire questa tolleranza al rango sociale che occupa una
ristretta minoranza nel suo ambito. Da una statistica del Ministero
della Giustizia Francese, su 331 persone condannate per oltraggio al
pudore ( o corruzione di minore) nel 1964, 136 appartenevano alla
classe operaia: 55 erano operai qualificati, 29 specializzati, 48
manovali, 11 minatori e un capomastro. Questa casistica ha il merito
di mostrare bene che il numero dei delinquenti diminuisce in funzione
della posizione sociale. Asssenza rivelatrice: non un solo dirigente
è passato davanti ai tribunali.
GIUSTIZIA BORGHESE, GIUSTIZIA DI
CLASSE: qui come dappertutto. In realtà, la repressione diretta e
ipocrita si abbatte su tutti gli aspetti della società. Più
duramente è sull'omosessuale proletario che sull'alto funzionario.
Ma il sistema di condizionamento è tale che in un settore della
borghesia si preferisce al libero esercizio della propria sessualità
una certa repressione che si chiama controllo di sé e dei propri
desideri, a beneficio del lavoro. Spesso ho sentito con stizza degli
omosex borghesi fare l'elogio della propria professione e
rimproverare gli altri di non imitarli. I loro discorsi riflettono
direttamente la più retrograda ideologia borghese: “non bisogna
cercare il proprio piacere che quando si ha del tempo libero”.
Risultato: questi omosessuali si fanno campioni della repressione
poliziesca più vergognosa (non esagero) per il bene di tutti.
Preconizzano il culto dell'amico: ciò permette all'omosex di pensare
meno al sesso, dunque di lavorare meglio, d'evitare le persecuzioni
poliziesche, etc. Detto in altre parole, giocano il ruolo che la
società attende da loro: forzare l'omosex a integrarsi nel mondo
borghese e capitalista, e per far ciò, rinunciare a tutto o a una
parte di se stesso. E' l'autocastrazone alla spicciolata...E chi è
la vittima? L'omosex borghese. Infatti, il suo modo di vivere è
fondato su di una profonda insoddisfazione: non osa correre dietro ai
ragazzi per non perdere il suo ruolo sociale. Condanna gli omosex che
moltiplicano le avventure, poiché ciò rischia di portarci
indirettamente pregiudizio. Ancora: l'omosex borghese è la prima
vittima della sua classe sociale. Arriva alla fine della propria
esistenza? Se è abbastanza lucido potrà constatare che non ha
realmente vissuto, che ha fatto di tutto per avvelenare i propri
piaceri e quelli degli altri. Se tutti gli omosessuali lo imitassero,
la società francese ( per non menzionare che questa) potrebbe
rinunciare alla repressione poliziesca e giudiziaria degli
omosessuali. Infatti, questi reprimerebbero spontaneamente se stessi,
dunque nessun problema. E' qui che la sorte dell'omosessuale si lega
strettamente a quella del proletariato. Per la società capitalista
l'essenziale è lo sviluppo della produzione (e dei benefici per il
padronato). Per mantenere questo sviluppo è necessario innanzitutto
un certo numero di disoccupati sul mercato del lavoro (così i salari
non aumentano troppo rapidamente). A questo fine l'omosessuale è
molto più represso nel popolo che nella borghesia. Gli operai devono
sposarsi, avere molti figli. Ma se un adulto rinuncia più o meno
alla sua vita erotica e affettiva, avrà tendenza a consacrarsi di
più alle sue occupazioni professionali. Di conseguenza, ciò che la
società capitalista perde da un lato lo guadagna dall'altro: nella
sua professione, l'omosessuale lavorerà più e meglio (e meno caro)
che l'etero, poichè la sua vita privata è ridotta a quasi niente.
Diventa, al limite, una macchina a funzionamento interrotto. Si
vedono quali sono i rapporti tra la repressione degli omosessuali e
dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Gli omosessuali prendono
coscienza di ciò, essi stessi, poco a poco scoprono il vero senso di
riflessioni come questa: gli omosessuali hanno bisogno di maggior
libertà sessuale che noi; ora, poiché non gliela si può dare
(pensate, dunque: dove andrebbe a finire il capitalismo?) bisogna
farli curare. O ancora, variante omosex borghese: fatevi un amico,
uscirete di meno, lavorate molto di più. Disgraziatamente (per la
società) gli omosessuali hanno capito: frenare i propri desideri,
lavorare di più, è perpetuare il capitalismo, impedire che la
borghesia riceva il salario di più di cent'anni di dittatura
confessata o ipocrita sul proletariato, è partecipare a questo
abbietto sfruttamento dell'uomo sull'uomo. E farsi complice del
Maestro, del quale la funzione è negare la nostra originalità.
Oggi, in quasi tutti i paesi “civili” d'Europa o d'America,
migliaia di omosessuali si ribellano, si organizzano, brandiscono la
bandiera della rivolta contro la morale borghese, contro il sistema
socio- economico e politico del “libero occidente”. Che vogliono?
L'annientamento di questo mondo. Nulla di meno. Si calmeranno?
Credete? Quando degli schiavi millenari si ribellano contro i loro
maestri, questi qui rischiano bene di lasciare il loro capitale e la
loro preziosa pelle. Gli omosex sono decisi ad andare fino alla fine
della loro impresa. Che rivenga il sole di Maggio: che incendi tutti
i porcili della borghesia. Che il denaro bruci insieme ai pregiudizi
sessuali. E si muova dietro questa torcia infiammata di dollari, di
sterline, di franchi, attraverso gli applausi dei popoli del Vietnam,
della Palestina, delle meravigliose Pantere Nere, degli Algerini. Che
queste intenzioni facciano ridere i banchieri e i presidenti di
rimbecillite repubbliche: non importa. Noi saremo sempre di quelli
che daranno una mano ai loro nemici?
mercoledì 30 maggio 2012
SALVATORE ADELFIO: L'APERTURA DEI CLUB NON HA FATTO ALTRO CHE RINCHIUDERE GLI OMOSESSUALI IN UN GHETTO PIU' NUOVO E PIU' BELLO TUTTO PERNOI
Una lettera interessantissima che Salvatore Adelfio invia alla redazione del Fuori e pubblicata nel novembre '72 , conferma l'esistenza del Manifesto per la Rivoluzione Morale che Consoli pubblicò, un anno prima, durante il suo "esilio" ad Amsterdam. Che dire poi sulle sue profetiche considerazioni riguardanti il ruolo dei locali gay?
Cari compagni,
Essere Omosessuale. Non me ne vanto (mi sembra ridicolo il farlo), ma certo non me ne vergogno (sarebbe più ridicolo). E' facile oggi per me, ma ieri , ieri quando arrossivo al solo sentire nominare la nefasta parola “arruso”; o, ancora, ieri, quando per vergogna camminavo a testa bassa, o quando prima di entrare a battere in un cinema guardavo i cartelloni per vedere se il film mi interessasse (o comunque fosse conforme ai miei interessi culturali), per poter sempre aver un alibi per la famiglia. Quanto tempo (minuti, giorni, mesi!!) ho dovuto bruciare per arrivare, infine a questa conclusione?
Essere Omosessuale. Non me ne vanto (mi sembra ridicolo il farlo), ma certo non me ne vergogno (sarebbe più ridicolo). E' facile oggi per me, ma ieri , ieri quando arrossivo al solo sentire nominare la nefasta parola “arruso”; o, ancora, ieri, quando per vergogna camminavo a testa bassa, o quando prima di entrare a battere in un cinema guardavo i cartelloni per vedere se il film mi interessasse (o comunque fosse conforme ai miei interessi culturali), per poter sempre aver un alibi per la famiglia. Quanto tempo (minuti, giorni, mesi!!) ho dovuto bruciare per arrivare, infine a questa conclusione?
“Ma in fondo che importanza ha
portarne gli altri a conoscenza?
Che ne ricavi? Nulla! Sai quanti
omosessuali sono vissuti senza che i loro genitori sapessero nulla
sulla loro preferenza sessuale? “Questo è il discorso che molto
spesso ascoltavo fino alla fine senza aprir bocca per poi...”Dimmi
che senso ha per un eterosessuale comunicarmi che lui lo è? Perchè
è normale che lui mi rompa le scatole comunicandomi tutte le scopate
che la sua donna ha subito, mentre non sta bene che io dica
semplicemente che sono omosessuale”. Che senso ha il vivere la vita
come se si fosse il peggior dei vermi esistenti sulla terra?
Fortunatamente sono stato abbastanza intelligente da non lasciarmi
incastrare dai loro discorsi. Così facendo sono fuori dalla schiera
dei “normali” (di cui francamente so molto poco).
Dal poco che so, ho capito che esistono
parecchi oltre al tipo fisso (moglie-televisione-bambini-macchina);
ci sono quelli che hanno ricevuto la benedizione dallo psicanalista
(sacerdote distributore di Normalità).
Lessi qualcosa del capostipite di
questa nuova religione che affermava...che l'omosessualità non può
essere classificata come una malattia...” ma un certo arresto dello
sviluppo sessuale”(capito fratelli??) non nego che quando lessi ciò
ci credetti. Continuando a leggere però, arrivai alla conclusione
che lui parlava dell'omosessualità attraverso quello che aveva
conosciuto di essa (cioè attraverso quelli che avevano richiesto il
suo aiuto). La sua affermazione perciò doveva indirizzarla non
all'omosessualità in generale ma a quei tipi che avevano richiesto
la sua cura. Partendo da questa base arrivai a comprendere la mia
omosessualità con metodi molto soddisfacenti...Dopo essere riuscito
nell'opera di riappacificazione di ciò che la società aveva messo
in lotta dentro me stesso. Convinto che la nostra liberazione deve
cominciare dalle nostre azioni e che la nostra personalità deve
esplodere nella sua completezza senza che ad essa vengano messi dei
limiti, mi lasciai dentro tutto ciòche in qualsiasi modo andava
contro la mia libertà: parenti amici ecc ecc. Mi impegnai così
nella lotta politica ma anche in questo piano più che degli incontri
ho avuto scontri. Cominciò un “compagno” che dopo aver letto
Marx e Stalin, mi dichiarò che io ero il ritratto del borghese
medio, perchè rifiutavo la mamma-partito: un altro “compagno”
questa volta anarchico, non molto anarchicamente, mi disse di non
divulgare le mie preferenze sessuali, perchè anche se anche lui è
pronto a battersi per la libertà degli omosessuali..” non credo –
così mi disse - che l'omosessualità possa essere una bandiera da
sventolare in pubblico per degli anarchici”. Questo “compagno”
mi fece capire l'ignoranza dei nostri “compagni “su quanto
riguarda il sesso in generale e l'omosessualità in particolare.
Dovendo partire per le sevizie della leva, decisi che per essere
coerente con le mie idee dovevo rinunciare a servire lo stato: così
feci. Scrissi la mia obiezione al servizio militare, che fu inserita
nel Manifesto per la Rivoluzione Morale (una pubblicazione uscita ad
Amstedam l'anno scorso). ( di Massimo Consoli nda) .Inviai anche copia del testo a vari giornali
italiani ma oltre a Fuori e all'Espresso nessuno pubblicò quel testo, ma c'era da aspettarselo
perchè non si tiene conto delle azioni che possono scuotere i propri
elettori ( e questo vale sia per i giornali borghesi che per quelli
dei “compagni); ( dove mi consigliava di servire l'esercito “anche”
se omosessuale); con i loro commenti hanno dimostrato di non aver
capito nulla, noi non si lotta perchè gli altri ci accettino e
magari ci permettano di servire lo stato perchè così fanno i
“normali”.
La nostra lotta non deve avere come meta il poter scimmiottare gli eterosessuali (matrimonio, club ecc). Dobbiamo evitare l'errore che ha fatto il COC in Olanda; con l'apertura dei club non ha fatto altro che rinchiudere gli omosessuali in un ghetto più nuovo e più bello tutto per noi. Il club che avevano creduto potesse diventare il simbolo della liberazione, è diventato il ghetto-club simbolo della castrazione. Ciò deve essere evitato da noi cercando di impegnarci politicamente il più possibile: la nostra meta deve essere l'abolizione di tutti i Tabù sessuali e la liberazione sessuale completa. Dobbiamo reinventare la società per riacquistare la nostra perduta dignità di uomini liberi. Tutto il potere al popolo!
La nostra lotta non deve avere come meta il poter scimmiottare gli eterosessuali (matrimonio, club ecc). Dobbiamo evitare l'errore che ha fatto il COC in Olanda; con l'apertura dei club non ha fatto altro che rinchiudere gli omosessuali in un ghetto più nuovo e più bello tutto per noi. Il club che avevano creduto potesse diventare il simbolo della liberazione, è diventato il ghetto-club simbolo della castrazione. Ciò deve essere evitato da noi cercando di impegnarci politicamente il più possibile: la nostra meta deve essere l'abolizione di tutti i Tabù sessuali e la liberazione sessuale completa. Dobbiamo reinventare la società per riacquistare la nostra perduta dignità di uomini liberi. Tutto il potere al popolo!
SALVATORE ADELFIO – AMSTERDAM
(nella foto Massimo Consoli con Salvatore Adelfio ad Amsterdam)
(nella foto Massimo Consoli con Salvatore Adelfio ad Amsterdam)
venerdì 25 maggio 2012
RICORDO DI GOFFREDO LIPPI
Voglio ricordare l'amico Goffredo Lippi cofondatore di Nuova Proposta scomparso prematuramente nel 1997 a soli quarant'anni, riproponendo un suo articolo apparso su "Rome Gay News il 23 giugno 1993.
di Goffredo Lippi
Ho il compito di scrivere articoli di
argomento religioso per questa rivista, letta in prevalenza da
persone gay. Mi è stato affidato questo incarico nell'ambito della
redazione, perchè provengo da un'associazione di cristiani
omosessuali. Rimarrà deluso chi si aspettasse che cominci a scrivere
delle cose che non vanno nella Chiesa Cattolica, nel Papa e di tutti
i luoghi comuni che si dicono sui preti e sulle istituzioni
ecclesiastiche. Se così facessi, sono convinto che non renderei un
buon servizio a coloro che avranno la pazienza di leggermi. Cercherò
di essere meno scontato possibile, ma possibilmente più vero, più
aderente all'esigenza di religiosità che cerca spazio di
cittadinanza nell'animo delle persone. No, non scriverò una rubrica
di scandaletti, ma cercherò le parole per rendere accessibile e
interpretabile quello spazio del nostro animo che è sempre alla
ricerca di un linguaggio diverso, che dia intellegibilità a
sentimenti e aspirazioni che, se pur sopiti e nascosti, fanno parte
di noi stessi. Perciò una rubrica non necessariamente per
“credenti”, ma per chi è in cerca di motivazioni più profonde
al proprio essere e al proprio esistere, ché diventino ragioni sulle
quali costruire la propria condotta di vita. Il cercare di rispondere
a queste domande, ci farà entrare in una dimensione di ricerca
spirituale, cioè dei valori che stanno alla base della condizione di
viventi. Ora, immagino i commenti di chi coraggiosamente, è arrivato
a leggere sin qui: parlare di spiritualità dalle pagine di una
rivista gay? Iniziativa originale. Eppure posso assicurarvi che non è
affatto difficile scoprie nel cuore delle persone, e tanto più in
quello di persone gay, il bisogno di approfondire certi argomenti. Da
quando vivo nel mondo gay, ho ascoltato tante storie di persone,
giovani e adulti, che chiedevano sostegno al loro bisogno di leggere
la propria esistenza non finalizzata necessariamente al consumo di
sesso e di se stessi nei luoghi dove la cultura che stiamo cercando
di cambiare, ci aveva relegato. La persona omosessuale è prima di
tutto persona, con tutti gli attributi propri che tale definizione
comporta. Essere persona, riconoscere una essenza oltre che una
esistenza, una dignità che per i credenti diventa simiglianza con
Dio! Ammettere come trascendente l'essenza della natura umana,
significa attribuire alla persona un valore così particolare, da
influire sui comportamenti sociali a tutti i livelli. Già le
conquiste del pensiero illuminista erano giunte a conseguenze
analoghe riguardo al valore dell'esistenza. Ma quello che sto
cercando di esprimere, sono le conseguenze derivate dal pensare una
essenza che dia ragione all'esistenza. La preminenza dell'essere
sull'esistere, rivaluta in modo assoluto il valore e la dignità
della persona in quanto essere-vivente rendendo i bisogni legati allo
spirito degni di attenzione e di risposte oggettive, concrete,
politiche. La coscienza di ciò, deve portarci a riflettere sulla
nostra personale condizione di vita. Come tratto la mia persona? Come
costruisco la mia dignità di persona gay? Domande queste, che
possono trovare diverse risposte con valenze spirituali e di vita
estremamente concrete. Ma ancora vorrei tornare a sottolineare
l'importanza del concetto di persona, delineato e caratterizzato da
quanto già scritto. Per lo scopo che stiamo perseguendo, la
promozione di una condizione di vita, quella omosessuale, l'aver dato
certe premesse, connota la condizione della persona-gay in modo
chiaro, accettabile e umano, degno di rispetto. Perciò mai più
emarginazione, mai più negazione di se stessi, mai più buio nella
nostra vita, ma chiarezza, diritto alla dignità, luce!
giovedì 24 maggio 2012
RAPPORTO SULLA PUBBLICISTICA OMOSESSUALE IN ITALIA FINO AL NOVEMBRE DEL 1971
Dall' OMPO N.166 del novembre 1993 ( I^ parte)
seguiranno gli altri interventi di Pierre Hahn, Padre Jan Van Kilsdonk e di tutti quelli che parteciparono alla stesura del MANIFESTO PER LA RIVOLUZIONE MORALE di Massimo Consoli
"il linguaggio è antico eppure questo è il documento che ha dato inizio al movimento gay nel nostro paese. Venne pubblicato quasi clandestinamente all'estero, in Olanda, visto che in Italia non era possibile "nominare" certe cose. Oggi per la prima volta, lo proponiamo ai nostri lettori"
compilato per conto dell'Organizzazione
Olandese degli Omofili COC (Nederlandse Vereniging Van Homofielen)
Al grado di emancipazione morale cui è
giunta la nostra società occidentale e consumistica, non costituisce
più notizia straordinaria o insolita la creazione di nuove
associazioni omofile o la nascita di giornali omosessuali non solo a
livello esclusivamente scientifico o culturale in senso letterario,
ma anche smaccatamente pornografici o volgari. La Danimarca e la
Svezia sono all'avanguardia di questa rivoluzione sessuale, che però
vi ha assunto una configurazione prevalentemente pornografica, cioè,
consumistica. L'Olanda ha preso una posizione un po' più
intelligente, curando soprattutto l'aspetto sociale della realtà
gay. La Francia sta vivendo il suo periodo più bellicoso con la
nascita e le attività a ritmo incalzante del FHAR (Front Homosexuel
d'Action Révolutionnaire) che, sull'esempio del GLF statunitense e
di analoghi gruppi europei, ha stretto un'alleanza tattica con il
Movimento di Liberazione delle Donne (MLF), e si è visto offrire la
collaborazione del più importante giornale della sinistra
libertaria extra-parlamentare. “Tout”, il quindicinale,
anarco-maoista già diretto dal filosofo Jean Paul Sartre.
Nei paesi meridionali la situazione è
notevolmente diversa. In Grecia, dopo il colpo di stato del 21 aprile
1967, sotto il benevolo consenso (anzi, incoraggiamento) dei
colonnelli, furono organizzate cacce all'omosessuale, in seguito
interrotte per motivi “turistici”. In Spagna, in seguito alla
legge del 1970, gli omosessuali sono stati dichiarati pericolo
sociale insieme alle seguenti categorie di persone: i vagabondi
abituali, i ruffiani, le prostitute, i minori di 21 anni in stato di
abbandono familiare e che siano moralmente pervertiti, i mendicanti
professionali e quelli che vivono della mendicità altrui, i malati
mentali che, in mancanza di cure, costituiscono un pericolo per la
società, gli ubriachi inveterati e i tossicomani, i trafficanti di
droga, coloro i quali in disprezzo alle regole della vita sociale,
dei buoni costumi e del rispetto dovuto alle persone, si comportano
in maniera insolente, brutale, a pregiudizio della comunità e dei
suoi membri , degli animali o delle cose, coloro che si riuniscono in
bande con intendimenti manifestamente delittuosi, coloro che
abitualmente e per denaro facilitano l'ingresso o l'uscita dalla
Spagna a persone non munite di regolare autorizzazione, coloro che
frequentano abitualmente dei delinquenti, o i luoghi ove si
riuniscono i delinquenti, o commettono in maniera continuativa dei
delitti “comuni”, ivi, compresi quelli di circolazione, rivelando
in tal modo una attitudine delittuosa, i recidivi di qualsiasi
delitto.
In Italia la situazione è del tutto
diversa e, in ogni caso, in via di continuo miglioramento. Le acque
furono mosse, per la prima volta nel 1958, da Gino Olivari, un
professionista milanese che pubblicò, a proprie spese, una serie di
articoli che furono in seguito raccolti in volume sotto il titolo
“Omosessualità”. In essi l'autore dava una sua interpretazione
personale, non convenzionale, al problema omofilo, ispirandosi ad un
fatto di cronaca avvenuto in una pensione di Roma verso la fine del
1950. Questa serie di articoli gli costò un processo per oltraggio
al pudore dal quale, comunque, fu assolto con formula piena, mentre
il Tribunale Correzionale di Milano definiva i suoi scritti
“rigorosamente scientifici, non intaccanti affatto il senso del
pudore”. La sua tesi, allora rivoluzionaria, ma che alla luce della
scienza moderna risulta piuttosto peregrina, voleva l'omosessualità
insorgere in seguito a scompensi ormonali.
Verso il 1966, a Pescara, un filosofo
d'estrazione marxista, Enzo Martucci, grande ammiratore di Nietzsche
e di Max Stirner, pubblicò a intervalli regolari e sotto titoli
continuamente differenti, un giornale che difendeva apertamente
l'omosessualità e, bisogna ammetterlo, con ostentazione di notevole
cultura. Alla fine di quello stesso anno fece la sua comparsa una
nuova casa editrice: “Lo scorpione”, pubblicando un libro di
Edwin Fey, “Estate a Sodoma”. Nelle intenzioni dei due
responsabili della collana, l'originalità dell'impresa doveva essere
nella scelta degli argomenti, esclusivamente gay. L'niziativa non
durò a lungo perché i due, che voci incontrollate volevano figli di
un grosso personaggio di Torino, si videro tagliati i fondi dallo
scandalizzato genitore.
Ma la prima pubblicazione che organizzò
una vera e propria rubrica con periodicità fissa, dedicata tutta
alla tematica gay, fu una nuova rivista apparsa nel 1968. Si
chiamava “LSD”, ed anch'essa non ebbe vita lunga. Sequestrata
continuamente, finì nel giro di poche settimane ma lasciò un
precedente, un'eredità che altri non mancarono di farsi avanti a
raccogliere. Ormai si era scoperto un altro filone da sfruttare
giornalisticamente, e le statistiche della Germania, che (dicevano le
solite voci incontrollate) con una popolazione non molto superiore a
quella italiana riusciva a tirare 240.000 copie mensili di tre delle
sue riviste più diffuse (“Du und Ich”, “don”, “Him”),
spinsero altri editori ed altri giornali a farsi avanti.
Comunque, già da una decina d'anni
Maurizio Bellotti, abbastanza noto per aver avuto a suo tempo una
violenta polemica con il settimanale neofascista “Il Borghese” e
proprio per fatti sessuali, redige una rubrica su un mensile
francese. “Arcadie”, questo è il nome del periodico, pubblica in
media due volte l'anno un notiziario intitolato “Nouvelles
d'Italie”, su tutto ciò che di rilevante avviene in Italia e del
quale si parla del nostro Paese. Il redattore è sempre
straordinariamente informato anche se i suoi articoli, per via delle
necessità di tradizione, di preparazione del numero, di stampa e
distribuzione, sono pervicacemente in ritardo. La redazione è
piuttosto “artigianale”, anche se tra i collaboratori vanno
citati personaggi del calibro di Roger Peyrefitte, Jean Cocteau (che
la tenne a battesimo), Giovanni Comisso e molti altri meno noti. In
origine pubblicava anche foto e qualche disegno. Ora non più. E'
rigorosamente culturale e non concede nella all'immagine. Un'altra
pubblicazione che sembrava diretta verso un brillante avvenire fu
“Uni”: bimestrale danese pubblicato in varie lingue. E' stata la
prima rivista esclusivamente gay dedicata anche al nostro pubblico,
stampata nella nostra lingua. A differenza di “Arcadie”,
pubblicava abbastanza volentieri foro di nudi maschili, molto
castigati. Disgraziatamente, il gruppo editoriale che la produceva,
l'”IHWO” (International Homosexual World Organization”) si è
scisso in due parti, una delle quali si è trasferita in Svezia, e la
rivista non esce più. Anche a questa collaboravano firme
autorevoli, l'on. Edward Brongersma. Deputato al Parlamento olandese,
il prof. Michel Bouhy van Helzie, belga, e così via.
Sia “Arcadie” che “Uni” erano
periodici che non si ripromettevano fini commerciali. Il caso è
diverso per gli unici due settimanali italiani, che, fino alla scorsa
estate, hanno dedicato alcune rubriche all'argomento: “Men” e “Le
Ore”. “Men” è stato il primo in assoluto a raccogliere,
migliorandola, l'eredità di “LSD”. Da circa tre anni pubblica
regolarmente rubriche su argomenti gay. Ha cominciato con una cronaca
mondana “leggera”, ed è arrivato, in talune occasioni, ad una
punta di tre, quattro ed anche cinque servizi settimanali su tali
argomenti (processi, cronaca nera, recensioni librarie o
cinematografiche, nudi maschili..) Ultimamente , da circa un anno, ha
ristretto l'interesse verso una rubrica di “Lettere ad Oscar”,
rubrica di corrispondenza con i lettori curata da Giò Stajano, vero
factotum del giornale per questi argomenti, piuttosto noto in Italia
fin da quando interpretò una parte nel film di Federico Fellini, “La
Dolce Vita”, e poi per aver pubblicato alcuni libri sulla vita
intima di personalità politiche o culturali della capitale che
furono immediatamente sequestrati. Il secondo settimanale del quale
ci occupiamo è “Le Ore”. Il primo numero, che uscì un anno fa
(il 16 novembre del '70), avvertiva che si trattava di un giornale
“aperto” ai problemi omosessuali, ed in un' intervista a
“Panorama”, l'editore Balsamo (che fu, significatamente, lo
stesso fondatore di Men anche se, ormai, non vi ha più nulla a che
vedere), lasciò detto che buona parte dei suoi lettori erano
“omosessuali maschi e femmine che trovano sul giornale un
linguaggio franco”, dimostrando in tal modo l'estrema possibilità
di manipolazione cui è sottoposto il linguaggio. Il livello
culturale dell'ebdomadario è decisamente zero! Gli articoli
sull'omosessualità sono numerosi e squallidi: una paccottiglia di
pessimo gusto nella quale la confusione è l'unico elemento comune
tra tanta ignoranza del tema. La rubrica di corrispondenza, imitata
di sana pianta dalle “Lettere di Oscar”, è una contina
esortazione a “guarire”, a “tornare sulla retta via”, a
“ritrovare se stessi” e così via. Prima di concludere questo
rapporto è necessario citare altre due settimanali che, pur non
riservando rubriche fisse sull'omosessualità, tuttavia dedicano ad
essa articoli di tanto in tanto, più intelligenti che la massa della
pubblicistica italiana, o la considerano in un contesto decisamente
favorevole. “ABC” è il giornale che ha iniziato e condotto la
campagna pro-divorzio e che continua, rivolgendosi ad un pubblico
popolare con un linguaggio semplice, a lottare per una maggiore presa
di coscienza individuale. “L'Espresso” è l'organo della sinistra
antiautoritaria italiana. Nato come espressione radicale, è
attualmente uno dei più seguiti ed autorevoli settimanali del nostro
Paese.
MASSIMO CONSOLI
(nella foto un giovane Massimo Consoli)
MASSIMO CONSOLI
(nella foto un giovane Massimo Consoli)
mercoledì 23 maggio 2012
SMETTIAMOLA DI ESSERE SOLO BUCHI DI CULO CHE VANNO IN GIRO! COMINCIAMO A CRESCERE!
Un saggio di Larry Kramer pubblicato su Advocate e che suscitò negli Usa un ampio dibattito. In Italia fu pubblicato da Babilonia nel 1997 e, chissà perchè, passò praticamente inosservato. Eppure è di un'attualità disarmante, non trovate?
La tragica verità sull'Aids è che
pochissimi omosessuali hanno saputo dare risposte in modo maturo e
responsabile. Non sento per le strade cortei arrabbiati che gridano
“Smettiamola di essere solo buchi di culo che vanno in giro!
Cominciamo a crescere”. Gli adulti veri hanno una testa, anche se a
volte possono perderla. Nessun adulto responsabile giocherebbe mai
alla “roulette russa del cazzo”.Possibile che la nostra
intellighentia non sia capace di pensare a noi come a essere umani
globali, capaci di interesse per altri argomenti, oltre che per
quello che abbiamo fatto in un letto – se ci va bene – per
trent'anni? Del resto, rimango sempre stupito che così tanti
scrittori, quando viene loro chiesto di parlare del loro coming out,
si riducano a parlare della loro 'prima volta' sessuale. E' questo
che intendiamo per coscienza omosessuale? E' questo il 'diventare
visibile'? E' stato davvero quello il momento in cui ci siamo resi
conto di quali forze venissero esercitate su di noi, di quali fossero
le nostre potenzialità creative, di quali orizzonti ci si aprissero
per la vita? La prima scopata è stata l'evento che ci ha fatto
maturare e ci ha posto una sfida per il nostro destino? Ne dubito.
Davvero le nostre esistenze non sono più complesse ed entusiasmanti
di quanto ci dicono i nostri maestri di pensiero? Guardiamo alle
veste della letteratura in genere. In Anna Karenina ci viene forse
descritta la protagonista mentre passa dal letto del marito a quello
dell'amante, per poi ritornare a casa a scopare con Karenin? Su per
la figa; giù per il culo; con la bocca sempre piena? Appare mai una
volta la parola “sesso” nell'Amleto – il “testo che ci
presenta il più riuscito personaggio gay nella letteratura”,
secondo la definizione di Terrence McNally?
Ad esempio, noi siamo l'unica minoranza
che non ha mai scritto sui nostri “oppressori”! Da Destra, Centro
e Sinistra ci sparano addosso e negano – assieme al riconoscimento
di quelli che sono i nostri 'diritti' – la nostra dignità di
persone, e noi riteniamo liberatorio e trasgressivo descriverci
mentre scivoliamo dietro un cespuglio a succhiar cazzi! Si impara ciò
che si deve essere da cià che vediamo, da ciò che leggiamo: in una
parola, dagli esempi che ci vengono proposti. Una cosa che i nostri
maitre a penser non ci sanno insegnare è l'affetto. Non il
desiderio erotico, ma il voler bene davvero a un altro essere umano
gay: non la chiusura di una coppia barricata contro l'esterno, ma
l'apertura al mondo del rispetto e dell'apprezzamento reciproco, che
è in ultima analisi la stima e il rispetto di noi stessi. Dopo tutta
la nostra storia, dopo tutti i nostri dolori, dopo tutte queste
morti, non abbiamo ancora una letteratura dell'aids, non abbiamo
forse neppure una letteratura gay. Non abbiamo una Cultura gay.
Almeno, io non credo. Abbiamo solo il nostro sesso: ne abbiamo fatto
una cultura, ne abbiamo fatto il fondamento della liberazione gay, e
quel sesso ci sta uccidendo. Non facciamo altro che gridare la croce
addosso al Governo per le sue risposte odiose al dramma dell'aids. Ma
ancora non ho sentito una sillaba di riconoscimento dei nostri torti,
né una proposta per rimediare al danno che abbiamo causato
provocando tante morti, e non solo fra di noi. Non riconosciamo mai
di aver sbagliato strada...Ma soltanto i bambini – e bambini
petulanti – o adulti mai cresciuti non ammettono i propri errori!
Certo, non stiamo neppure cominciando a
discutere della costruzione di una nuova cultura che finalmente ci
permetta di progettare il nostro futuro a fronte alta e con fiducia.
Finora, siamo stati tutti complici della nostra distruzione; e anche
adesso, mi sembra che stiamo continuando a giocare col fuoco. E i
nostri scrittori? Di quale voluttà di morte sono preda? Di quale
servilismo verso l'ideologia dell'establishment sono colpevoli per
accettare una tale cultura di morte? O mirano solo a un facile
smercio dei loro prodotti? Sono sicuro che la Cultura omosessuale
possa proporre di più che non cazzi (e invito le lesbiche finalmente
ad arrabbiarsi contro i gay per aver fatto questo). Platone, Leonardo
e Michelangelo non vengono studiati per essere andati di notte fra i
cespugli, come neppure Shakespeare o Kant per i loro giochetti con i
genitali. Studiamo, impariamo, leggiamo ciò che nel passato hanno
fatto di importante. Ciò “che ha fatto la differenza”. Siamo in
questo mondo per renderlo migliore. Tentiamoci. Individuiamo vette da
scalare. Questa è la Civiltà. E a scuola i nostri giovani devono
studiare quello che si è fatto per la nostra Civiltà.
venerdì 18 maggio 2012
SE I GAY SONO SOLO UN MILIONE
di CHIARA SARACENO ( la Repubblica del 18 maggio 2012)
Il rapporto sulla popolazione omosessuale nella società italiana, reso noto ieri dall'Istat, mostra una realtà in movimento, fortemente differenziata e non priva di contraddizioni. Comunque più aperta della cultura politica dominante, che sembra ancora fare tanta fatica sia a riconoscere i diritti degli omosessuali, inclusi quelli ad avere una vita affettiva in cui ci sia posto anche per la sessualità, sia a riconoscere l'esistenza di gravi discriminazioni nei loro confronti. La maggioranza degli intervistati, infatti, dichiara che le persone omosessuali, e ancora più quelle transessuali, sono oggetto di discriminazioni e la stragrande maggioranza ritiene che le discriminazioni sul lavoro, o nell'accesso all'abitazione perchè si viene rifiutati come inquilini, siano ingiuste e illegittime.
Molto alta (oltre il 70%) è anche la percentuale di coloro che non ritengono che l'omosessualità sia una malattia, una situazione di immoralità e una minaccia per la famiglia, con buona pace, non solo delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche e dei vari Giovanardi e Roccella di turno, ma anche degli altri paurosissimi politici, inclusi quelli del Pd, che evitano sempre di prendere posizioni chiare, per tema di perdere l'appoggio della Chiesa, ma anche voti. Timore infondato, sembrerebbe, dato che quasi il 63% degli intervistati è favorevole a che due conviventi omosessuali abbiano gli stessi diritti di una coppia sposata. Fin qui si disegna una popolazione in larga maggioranza favorevole a riconoscere alle persone omosessuali i diritti di tutti, anche se rimane una consistente minoranza viceversa più o meno contraria. Le cose sono tuttavia più complicate se si entra nel dettaglio e si va più a fondo. La difesa dei diritti diventa più incerta quando si tratta di avere personalmente un vicino di casa, un medico, un collega, un amico omosessuale. Ancora di più si riduce nell'ipotesi che ad essere omosessuale sia un insegnante. Anche il diritto all'affettività è temperato da una richiesta di discrezione che non viene rivolta alle persone eterosessuali. Al punto che, se oltre il 90 % degli intervistati ritiene accettabile e normale che una coppia eterosessuale si tenga per mano e si scambi un fuggevole bacio per strada, solo poco più del 46 % lo trova un comportamento accettabile da pare di una coppia dello stesso sesso. Il riconoscimento del diritto alla affettività, inoltre, non sempre si accompagna alla accettazione della sessualità omosessuale. Infine, il riconoscimento di diritti alle coppie omosessuali non si estende nella stessa misura al riconoscimento della possibilità di sposarsi e ancor meno di adottare, che sono accettati solo da una, pur consistente, minoranza. Si tratta di ambivalenze e persino contraddizioni significative, che segnalano come sia ancora difficile per una persona omosessuale abitare normalmente lo spazio sociale. La consapevolezza di queste difficoltà probabilmente ha anche influenzato le risposte degli intervistati sul proprio orientamento sessuale. Solo poco più di un milione di persone si è dichiarato omosessuale o bisessuale, una percentuale che, sulla base della evidenze nazionali ed internazionali probabilmente sottostima il fenomeno. Del resto, anche tra chi si è dichiarato omosessuale o bisessuale (sotto assoluta garanzia di anonimato, anche nei confronti dell'intervistatore), solo una minoranza lo ha detto ai familiari. Il timore della non accettazione segna fortemente la vita di queste persone, costringendole a fingersi diverse da quello che sono.
Non va tuttavia sottovalutato il fatto che una quota rilevante di chi prova disagio di fronte alla omosessualità è favorevole a riconoscere diritti non solo ai singoli. ma alle coppie omosessuali. Riconoscere la legittimità di rapporti e comportamenti che non si condividono è un segno di civiltà e di democrazia. Va aggiunto che esiste una forte eterogeneità negli atteggiamenti all'interno della popolazione. C'è maggiore apertura in chi vive nel nord e soprattutto al centro. Le donne sono più aperte degli uomini, anche tra i giovani, che pure sono in generale più aperti alla accettazione dei diritti degli omosessuali, inclusa la normale manifestazione di amore e incluso il matrimonio delle persone in età matura o anziana. Un elemento in più per non lasciare che le decisioni sulla questione dei diritti degli omosessuali venga guidata dai gusti, disgusti e paure di una generazione di politici anziani e prevalentemente maschi.
mercoledì 16 maggio 2012
CHE FINE HA FATTO NOTIZIEGAY.COM?
Da qualche mese chi prova a collegarsi con http://notiziegaytum.tumblr.com/ trova sempre in primo piano il solito faccione sorridente di Tiziano Ferro datato oramai al 3 febbraio scorso. Ma nulla più. Il sito notiziegay.com, sorto alcuni anni fa, si caratterizzò all'interno della sgangherata galassia glbt ponendosi subito con un forte spirito critico nei cronfonti dei vertici dell'associazionismo ufficiale. Proprio per questo in poco tempo catturò l'attenzione di migliaia di lettori, fra i quali quella di chi sta scrivendo. Ho provato ad inviare una mail alla redazione per avere delle notizie fresche ma a tutt'oggi non ho avuto risposta. E' un vero peccato che una voce libera come notiziegay.com si sia spenta e che soprattutto si sia spenta nell'indifferenza generale di tutta la comunità gay. Comunità gay, una parolona troppo importante per trasformarsi in qualcosa di concreto. Quanto tempo dovremmo ancora aspettare per far nascere in tutta Italia le nostre comunità glbt? Chi ha notizie in merito è pregato di segnalarcele. Grazie!!
L'OMOFOBIA NELLE SCUOLE, ATTRAVERSO LE SCRITTE LASCIATE DAGLI ALUNNI SUI MURI DELLE AULE SCOLASTICHE
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