Caro Direttore,
sono un ragazzo di 35 anni da
sempre sostenitore del centrodestra e berlusconiano sfegatato. Però ho un
grosso problema, per questa società, sono omosessuale. Stamattina sul
“Giornale” ho letto con stupore le dichiarazioni del ministro Carfagna e sono
rimasto deluso: speravo in lei e nel suo ministero per esistere. Invece..
Dottoressa Carfagna come può
dichiarare che non è un problema di pari opportunità l’omosessualità? Ogni
sacrosanto giorno ci sono problemi per un omosessuale, ogni giorno dalla sua
nascita vive con problemi e lei nega tutto? L’amore è uno dei sentimenti più
belli del mondo, ma per gli omosessuali è un terrore, un terrore perché non ci
si può baciare in giro, un terrore per dirlo ai genitori, un terrore perché non
si sappia sul lavoro. I suicidi nei ragazzi omosessuali sono molto più alti che
tra quelli etero, sa perché? Perché i primi ostacoli vengono dalla società e
dalla famiglia. Come può lei abbandonarci? Proprio lei che vive con il marchio
della soubrette ed ogni giorno viene discriminata come ministro sa cosa vuol
dire lottare per far vedere quello che si è. Pensi fare questo tutti i giorni
della propria vita, ogni istante, anche con i propri genitori, solo perché si è
nati “diversi” Tutti i politici che parlano di lei, la descrivono come una tra
le più brave a studiare ed informarsi, la invito a fare altrettanto con i gay.
Non si nasconda anche lei dietro la vecchia frase “ma ho tanti amici gay”.
Studi cosa capita tutti i giorni nelle famiglie, a scuola, sul lavoro e nella
società contro i gay. Senta il dolore di persone che per colpa di una legge non possono vivere
come vorrebbero o non possono assistere in ospedale il proprio caro. Perché i
gay devono fare altre strade per avere sanciti questi diritti? Se devono fare
altre strade allora vuol dire che sono diversi, allora vuol dire che Lei deve
intervenire per le pari opportunità. Dottoressa Carfagna, la prego, aiuti lo
Stato italiano a far sentire cittadini come gli altri anche gli omosessuali.
Fiorivita – email
P.S. La lettera è firmata, ma
vorrei che fosse pubblicata con lo pseudo mino perché in questa Italia, ho
paura a far sapere di essere omosessuale. Un giorno vorrei non avere più paura.
Grazie
La risposta del
direttore Mario Giordano
Se il ministro Carfagna vorrà
rispondere saremo lieti di ospitare la sua lettera. A me, caro Fiorvita,
permetta solo una domanda: il patrocinio del Gay Pride è un obbligo? E per
quale motivo? Ognuno è libero di organizzare sfilate e manifestazioni ma per
farlo ci vuole necessariamente il timbro dell’autorità governativa? Ma perché
si vuole sempre essere trasgressivi e patrocinanti, ribelli e insieme
istituzionali?
Non patrocinare il Gay Pride
non significa negare i diritti degli omosessuali. Anche se pure su questo punto
bisogna intendersi: quali diritti? La famiglia è una, come riconosce la nostra
Costituzione e ancor prima la legge naturale. E anche se adesso siamo abituati
a esibire baci saffici in ogni film e
storie omosessuali in ogni fiction Tv, noi continuiamo a pensare che la normalità siano un uomo e
una donna che si sposano e (magari) mettono al mondo dei figli. So che questa
affermazione (banale) oggi in realtà può suonare come bizzarra. E proprio
perciò penso che, a questo punto, altro che gay pride: dovrebbero essere le
famiglie normali a chiedere il patrocinio delle Pari Opportunità.
Il Giornale del 21 maggio 2008
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