Prepariamoci al 28 Giugno. E’ ormai venuto il momento della
trasgressione ultima: assumerci l’impegno di adesione al comune patto sociale
con la nostra blanda quotidianità, con i “travestimenti” riconosciuti che di
noi fanno veri cittadini.”
l'articolo di ALDO BUSI su BABILONIA 1997 |
Porto le mani avanti, visto
che bisogna prepararsi spiritualmente e, soprattutto, sartorialmente alle
manifestazioni del 28 Giugno, festa dell’orgoglio omosessuale: nel 1997 bisogna
fare voto di modestia e di coraggio, cioè di normalità e di controcoglioni fino in fondo. Travestirsi un giorno
da leoni per campare gli altri 364 da pecore da circo è, ormai e
irreversibilmente, da vigliacchi. La diversità sessuale (? e metto un punto di domanda, perché spesso l’unica
differenza fra un maschio omosessuale dichiarato e un altro qualsiasi è, per
l’appunto, che il primo è dichiarato – salvo, altrettanto spesso, essere un
omosessuale che va anche a donne…) non è una diversità sociale in nulla e per
nulla.
Alla parata – che non so
dove si svolgerà – niente triti e ritriti baloccamenti sull’eterno androgino,
quest’anno, nessuna suora, nessun prete, nessuna tetta fuori, nessun
travestimento: la parola d’ordinanza è “Vestitevi con gli abiti di tutti i
giorni di lavoro” (il che resta comunque un problema con travestiti e trans
che, secondo me, con questa giornata e con l’omosessualità non hanno niente a
che fare, come, storicamente, niente hanno a che fare le lesbiche con la
rivolta di Stonewall – evitino, quelle, almeno quel giorno, le tute da
camionista e da gruista).
una pagina di LIBERO del 2009 a testimonianza che dopo 12 anni nulla è cambiato in materia di comunicazione: per fare la cronaca del gay pride usa le stesse parole di Aldo Busi del 1997 |
E’ venuto il momento di fare paura, non di suscitare scherno e ridicolo e sufficienza, è venuto il momento di dare lo scandalo estremo e non più di limitarsi a dare ai borghesi e ai familisti il contentino spettacolare per le strade (per la gioia di chi, vedendovi conciati da pattumiera femminilissima/mascolinissima e umiliante sia per gli uomini che per le donne, avrà ogni ragione per assimilare l’omosessualità a una forma di baracconata mostruosa o divertente o da compiangere).
Il cardinale Giordano di
Napoli, l’anno scorso, ha avuto gioco facile nel condannare la manifestazione
omosessuale (io, per spirito di parte, ho fatto le mie solite dichiarazioni
contro di lui e in difesa dei gay, ma mi sono detto che era anche l’ultima
volta che una massa di subculturati orgogliosi – del cazzo – avrebbe avuto il
mio appoggio indiscriminato), e quanti, ancora indecisi, hanno visto tutte,
‘ste povere sgallettate travestite da chissàche meno che da persone e da
persone e da cittadini comuni si saranno detti, “Bé, se questo è l’ambiente che
mi si apre, è meglio che aspetti ancora qualche secolo a uscire fuori”.
Una LUXURIA ad uno dei primi pride italiani (BOLOGNA 1995) con i suoi travestimenti, riuscirà ad ottenere la visibilità tanto cercata. |
La diversità, come è stata concepita fino a adesso – e grossa
responsabilità, socialmente e politicamente per noi negativa, in questo senso
ha l’Arcigay, che organizza le manifestazioni senza un briciolo di filosofia
strategica e, anzi, insistendo nello stesso errore strutturale di far scendere
in piazza con gli antichi e pacifici stereotipi di sempre – deve oggi lasciare
sgomenti i bigotti e i reazionari per la sua blanda quotidianità, la sua ovvia
appartenenza a un comune patto sociale, la sua visibilità politica legata al
mondo (e ai travestimenti: casual o
giacca e cravatta sono pur sempre degli abiti di scena) di tutti i giorni.
Noi non siamo madri badesse
né pin-up né centauri con borchie e
belletto, noi non siamo Priscille: noi siamo innanzitutto lavoratori incazzati,
contribuenti fiscali incazzati, assistiti sanitariamente (…) incazzati, pedoni
incazzati per i predoni da microcriminalità – quando ci va bene.
Se volete fare baldoria, in
modo appena appena un po’ meno triste, aspettate un altro Carnevale, non
sciupate anche quest’anno la grande occasione del 28 Giugno.
Nessun commento:
Posta un commento