IL MESSAGGERO
Il fondatore del movimento
gay italiano, mangiapreti e divoratore di pasta
UN QUINTALE DI VITALITA’ GAY
Consoli: scrittore e
collezionista di provocatori gadget
di Francesca Nunberg
“Pronto? No, mi dispiace
questa non è la Gay house. Cerca una
sauna? Non so che dirle..Sì, io sono gay, ma le saune non le frequento..” Da
quando il suo numero di telefono è apparso su alcune guide omosex (“Ma per
l’archivio, solo per l’archivio, avevo detto…”), Massimo Consoli è tempestato
di richieste. Dal suo eremo in quel di Frattocchie, dove vive coi gatti Fefè e
Pipì, i cani Attila, Giobbe e Bakù (per via dell’anarchico russo Bakunin) e le
tortore della sorella, l’uomo che negli anni Settanta ha fondato il Movimento
gay italiano ha un’altra “creatura” da tirare su:” il più esteso e prestigioso
archivio europeo di storia di omosessualità, uno dei primi dieci nel mondo”.
Per consultare questa raccolta di oltre cinquemila volumi, settemila
fotografie, mille cartoline, quattrocento manifesti, migliaia di articoli di
giornale (compreso lo storico pezzo, prima avvisaglia dell’Aids, pubblicato nel
’79 da Lotta Continua: “ Lo sperma porta il tumore, lo dicono gli americani”),
bisogna scendere la scaletta che porta verso l’orto, piena di fichi caduti da
un albero stracolmo.
“Non ce la faccio a mangiarli
tutti - dice Massimo - nonostante i miei
107 chili e le mie abitudini irregolari. Sono capace di divorare penne
all’arrabbiata alle sette e mezzo di
mattina..” “E spaghetti con le vongole tre ore dopo”, aggiunge Anselmo, amico
di vecchia data, che oggi è venuto a trovarlo e all’ora di pranzo esibisce le
sue doti di cuoco. A tavola c’è anche Enrico Verde (è il colore dei gay, ma il
nome sarà vero?”), che con loro ha partecipato a tutte le battaglie del
movimento. Parlano, scherzano, brindano a vino rosso dei Castelli, ricordano i
bei tempi: il ’75, quando nacque l’Ompo, il primo giornale gay, il ’76, quando
arrivò l’Ompo’s, la prima associazione, e poi il consultorio medico, le
occupazioni a Testaccio, le trasmissioni radiofoniche, la Gay house, il
movimento che prendeva luce tra mille difficoltà. Anselmo serve zucchine
dell’orto al salame piccante e Massimo dice: “Ma anch’io so cucinare. Uso molto
peperoncino, curry, comino..”. A Enrico che lo sfotte, “La cosa che cucini
meglio è la Storia”, risponde. “Qui non c’è rispetto per i padri fondatori..”,
poi si alza e apre le porte del tesoro. Tra il forno a legna e l’orto, dove
Consoli coltiva pomodori, melanzane, nespole e albicocche, nonché cavolo
cappuccio “nutrito” con le ceneri dei volantini gay, ci sono due capannoni di
lamiera. E dentro il suo favoloso archivio. “Ai tempi di Petroselli e poi di
Carraro – spiega mostrando la foto di Lawrence d’Arabia, suo idolo da ragazzino
– l’avevo offerto in regalo all’amministrazione comunale. Con Rutelli non ci ho
neanche provato. Non sanno cosa si perdono. E pensare che mi sono indebitato
per centinaia di milioni. Forse adesso lo metterò in vendita”.
Massimo, che detesta ogni stereotipo,
che non tollera “quelli che si vestono da donna e vanno a sculettare in giro”,
che aborrisce le dark rooms (“Luoghi
terribili, dove vai a fare sesso con uomini che non vedi in faccia: assurdo con
l’Aids..”), è persona sensibile e divertente. E mostra il lato frivolo del suo
archivio. Decine di gadget, raccolti in anni di ricerche: i lecca lecca coi
preservativi, i sottobicchieri Play it
safe (fallo protetto), il Monopoli gay, le caffettiere “attribuite a
Pasolini, Moravia, Sandro Penna e Ungaretti”, la maglietta Don’t be a dick head (non essere una testa..), le candele erotiche,
un pupazzetto di Reagan piselluto, i calzini lesbici, una rivista in braille
per omosessuali ciechi. Lui che si vanta di essere stato definito da Il borghese “l’esempio più evidente
della decadenza della cultura occidentale”, se la ride e poi risale le scale.
Destinazione mansarda, in cima alla villetta costruita sul terreno che suo
nonno comprò nel 1911 dai reduci della guerra italo-turca. “Ci vivo da solo –
spiega – Quando se n’è andato Franco, il mio amico, per me fu una tragedia,
persi venti chili..E da allora non ho più avuto rapporti sessuali. Se capitasse
qui, il ragazzo più bello del mondo, però, magari un pensierino ce lo farei..”.
Ma a che serve una bara nella mansarda? “Ora ci tengo le scope, ma l’abbiamo
usata per uno spettacolo. Ricordo ancora la faccia del brigadiere che venne a
perquisire il teatro ai tempi del rapimento Moro..”. Massimo che non ama Roma
(“E’ ghettizzata e ghettizzante”), se ne sta tutto il giorno barricato in casa
ed esce quasi solo per fare la spesa. “Non amo più il genere umano – dice –
perché l’ho amato troppo. Ma per fortuna gli amici vengono a trovarmi”.
Giornalista e scrittore, Consoli è anche responsabile dell’agenzia Rome Gay News, che esce “quando ci sono
notizie importanti da dare”. L’ultimo di tanti scoop, l’intervista ad
Alessandra Mussolini che diceva di essere favorevole alle adozioni anche per i
gay. Fino a qualche mese fa Massimo dirigeva “Il Pettirosso”, il giornale di
Rifondazione ai Castelli. Poi ha ritirato la firma, in polemica con Bertinotti
che non si voleva far intervistare. Ha pubblicato ventuno libri: il primo, nel
’71, Appunti per una rivoluzione morale, l’ultimo, un anno e mezzo fa, Killer Aids, la storia dell’Aids attraverso
le sue vittime. “Ma il mio capolavoro (modestia a parte) è del 1991: Homocaust, il nazismo e la persecuzione degli omosessuali. Adesso sto lavorando
a Ecce Homo, una rilettura della
Bibbia in chiave sessuale, sto scrivendo L’impulso sessuale, poi farò la Guida
alle strutture anticlericali italiane, quindi voglio decidermi a scrivere La rivoluzione morale…”. L’estate,
insomma, il “padre fondatore” la passerà al computer. Lui che al mare diventa
isterico, che dice “vado più facilmente a New York che a Monte Mario”, che ha
vissuto in Olanda, in America, in Libia, per agosto ha un programma solo un
viaggetto a Fano. “Parteciperò al Meeting anticlericale organizzato dalla
Società per lo sbattezzo – dice – Il mio trip, infatti, non è l’omosessualità
ma la religione. Detesto il cristianesimo, che ha sempre segregato il sesso.
Seguo la religione della natura”.
Se Massimo comincia a parlare
non lo fermi più. Racconta di quando scoprì la sua omosessualità (“Facevo la
seconda elementare e baciavo la foto di un sommozzatore sul sussidiario”), di
quando l’Aids cominciò a mietere le prime vittime negli Usa (“Ho inventato io
l’espressione “peste del XX^ secolo”, se potessi avere i diritti d’autore sarei
miliardario..”), di quando ebbe l’idea, nell’anniversario della morte di
Pasolini, di preparare centinaia di sacchetti di stoffa verde contenenti la
terra dell’idroscalo di Ostia, dove fu trovato il cadavere. Basta? Non ancora,
Massimo racconta di quando stava al
Celio per la visita di leva: “Ero il terzo figlio maschio e avrei potuto
evitare il militare” Ma volevo farlo a tutti i costi, così l’ufficiale mi
strinse la mano dicendo Lei sì che è un
vero uomo..”
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