https://www.youtube.com/watch?v=UnFz63lfoQQ
https://www.youtube.com/watch?v=FqdSJ07ic7c
GIANLUCA (GIORNALISTA DI TELETUSCOLO) :
Ci troviamo con l’onorevole Nichi Vendola parliamo di
questa serata per Dario Bellezza per la richiesta di questo vitalizio. Io mi
sono chiesto anche parlando con altre persone, c’è bisogno di chiederlo, di
implorarlo, di supplicarlo? C’è bisogno di parlarne in maniera così pressante?
Non dovrebbe essere un diritto e un
dovere soprattutto per le Istituzioni,
riconoscere a Dario Bellezza, quello che gli è dovuto e cioè tantissimo, io
credo.
VENDOLA:
Questa vicenda miserabile dice
tanto di questo Paese. Il fatto che una voce limpida, cristallina,
controcorrente, inattuale, come quella di Dario Bellezza, di un poeta genuino,
perfino ottocentesco, fuori da qualunque possibile ammiccamento con i salotti
intellettuali; il fatto che Dario debba in qualche maniera esibire una
condizione di difficoltà quando la malattia incalza e quando il bisogno di
curarsi e il bisogno di vivere dignitosamente questa stagione così difficile,
di lotta per lui, debba affidarsi alla pubblica solidarietà, affinché lo Stato
si ricordi di lui, beh questa vicenda la dice lunga su quale sia lo stato
dell’arte in Italia. Quale sia lo spirito pubblico. Io sono molto sofferente
perché ci sono personaggi da quattro soldi che hanno la tribuna del video,
quattrini in proporzioni smisurate. Una voce davvero così appartata cosi
segreta che ha saputo ritagliarsi il gusto della scrittura per la scrittura;
senza mai cedere a forme di prostituzione nei confronti di questo, diciamo,
seducente mercato intellettuale in technicolor. Il fatto che ci sia una voce
così è straordinariamente importante, Dario paga la sua inattualità, il suo
essere out, il suo essere fuori da qualunque giro. Paga questo essere fino in
fondo un uomo del passato. Io credo che noi abbiamo bisogno di questi uomini
del passato, perché in qualche maniera ci raccontano l’orrore di un presente
senza memoria, senza poesia, senza capacità di sguardo. Ecco questo è Dario
Bellezza. La legge Bacchelli, la legge per un vitalizio a Dario Bellezza, è
semplicemente un gesto minimo di risarcimento nei confronti di questa voce
stonata, di questa voce fuori dal coro, spezzata, singhiozzante. A volte
singhiozzante in maniera enfatica, retorica. Come una corda di violino. Beh credo nel grande
rumore della metropoli consumista, quella corda di violino che è la voce di
Dario Bellezza serva a ricordarci cose di cui ci siamo dimenticati. Oggi ha
vinto l’oblio. E solo in virtù dell’oblio che si può consentire a Dario
Bellezza questa deriva di povertà. Ma credo che forse, la comunità gay, la
comunità intellettuale, la gente
sensibile può aiutarci a ritrovare la capacità di ascolto di quella voce anche
per restituirle ciò che merita. Anche per riscattare per noi, non per Dario
Bellezza, un minimo di decenza.
GIANLUCA (GIORNALISTA DI TELETUSCOLO) :
Quando parliamo di movimento gay io devo rendere noto,
devo constatare che andando in giro per questo locale, l’Alibi qui a Roma,
molti ragazzi dicevano, ma che succede questa sera, io rispondevo Dario
Bellezza e loro.. e chi è Dario Bellezza? Ora anche se è brutto relegare Dario
Bellezza al movimento gay perché Dario Bellezza è patrimonio di tutti, è
patrimonio della storia, è patrimonio della letteratura. Allora cosa differenzia questo scatto di società che non
conosce più, nel senso che ignora?
VENDOLA:
Il movimento gay non è
un’isola felice, è esattamente interno alla miseria e alle contraddizioni del
tempo nostro, quando io dico l’oblio, dico un oblio che attraversa tutti, ogni
condizione, ogni identità. Il movimento gay è un pezzettino piccolo della
condizione gay. Sono milioni e milioni in Italia gli omosessuali e la
maggioranza di questi ignorano Dario Bellezza e ignorano tante altre cose
perché non vi è cultura in questo Paese, perché non vi è memoria in questo
Paese, nell’Occidente, credo, in questa fase storica. Credo che pure il movimento
gay debba un po’fare un lavoro quasi archeologico, di ricostruire
pezzi anche della memoria più antica. Quelli che sono sedimentati nel tempo ma
che pare non hanno lasciato tracce nel nostro presente appunto così smemorato.
Il movimento gay dovrebbe più frequentemente interrogare momenti così
particolari come Dario Bellezza. Certo, Dario Bellezza è il contrario, diciamo,
dell’edonismo, che a volte attraversa anche il mondo gay, anche un mondo come
quello discoteche, come quello
dell’Alibi. E’ una dimensione più legata all’iconografia del calvario, del martirio della diversità. Forse
questo è fuori moda. Però tanti giovani gay non sarebbero nella condizione di
vivere, non dico felicemente, ma senza esagerati drammi la loro condizione, se
non ci fosse stato chi ha cominciato a raccontare, a narrare in prosa e in
versi, che cosa significa l’amore di un uomo per un altro uomo, lo sguardo di
un uomo verso il volto di un altro uomo. Mani di uomini che incrociano e stringono mani di uomini. Ecco
Dario ha raccontato questo e lo ha raccontato nell’epopea dell’infelicità
quotidiana. L’ha raccontato nella trama di mille perdite, di mille lutti
quotidiani. Lo sperma di cui parla Dario Bellezza è lo sperma di amori che non
sono prolifici e che quindi sono elaborazioni di lutti. L’impossibilità di
essere padri, diciamo, a volte, come qualcosa che è strettamente legato
all’immaginario omosessuale. Beh di questo c’ha parlato Dario Bellezza,
vivaddio. Se riprendessimo a parlare anche di questo, sarebbe perfino più vera l’allegria del danzare. Se ci fosse
più gusto anche del dolore, più gusto anche dell’interrogazione,
dell’interrogazione anche scabrosa, sul tempo nostro e su noi stessi. Su noi
creature un po’ sperdute in questo tempo, in questo tempo labirintico.
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