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martedì 31 dicembre 2013
domenica 29 dicembre 2013
riceviamo e pubblichiamo
CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO: I RICORSI DELLE COPPIE DELLO STESSO SESSO CHE LAMENTANO L’ASSENZA DI RICONOSCIMENTO GIURIDICO IN ITALIA HANNO SUPERATO LA PRIMA FASE DI DELIBAZIONE.
CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO: I RICORSI DELLE COPPIE DELLO STESSO SESSO CHE LAMENTANO L’ASSENZA DI RICONOSCIMENTO GIURIDICO IN ITALIA HANNO SUPERATO LA PRIMA FASE DI DELIBAZIONE.
Comunicato stampa dell’Associazione Radicale Certi Diritti.
Roma, 28 dicembre 2013
La cancelleria della Corte europea dei diritti dell’uomo ha reso noto che i ricorsi riuniti noti in breve come Oliari e altri c. Italia di 5 coppie dello stesso sesso - 4 seguite dagli avvocati Marilisa D’Amico, Cesare Pitea, Chiara Ragni e Massimo Clara e una seguita dall'avvocato Alexander Schuster - ha superato positivamente una prima fase del procedimento e che si è, dunque, instaurato il contraddittorio con il Governo italiano, che sarà tenuto a trasmettere alla Corte europea dei diritti dell’uomo, entro la data del 26 marzo 2014, osservazioni scritte sul merito del ricorso.
Le coppie lamentano che lo Stato Italiano nulla ha fatto - nonostante il monito della Corte Costituzionale - per dare uno strumento giuridico di riconoscimento e di garanzia alle coppie cui non è consentito il matrimonio.
La Corte europea dei diritti dell’uomo non si è ancora espressa sulla ricevibilità e sul merito del ricorso, ma ha aperto la fase del contraddittorio con il Governo italiano. Questa fase, deputata allo scambio di osservazioni scritte tra le parti, dovrebbe concludersi entro il marzo 2014 2014 e, una volta terminata, la Corte europea dei diritti dell’uomo potrà procedere a decidere relativamente al pacchetto di ricorsi.
Yuri Guaiana, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti, dichiara: «ringrazio sentitamente le coppie che, di fronte all’immobilismo italiano, si sono tenacemente rivolte alla giustizia europea e gli avvocati che le stanno assistendo con grandissima professionalità. Ancora una volta l’Italia si trova a dover render conto di diritti violati o non rispettati, sarà interessante sapere cosa scriverà il Governo nelle sue osservazioni. Mi auguro cheche il silenzio discriminatorio del legislatore nazionale finalmente finisca!».
--
Dott. Yuri GuaianaSegretario
Associazione radicale Certi Diritti
lunedì 23 dicembre 2013
Certi Diritti newsletter 20 dicembre 2013 - Dall'Europa un'altra lezione all'Italia
Riceviamo e pubblichiamo
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Ciao tutt**,
questa settimana la Commissione del Parlamento Europeo sulle libertà civili ha adottato una raccomandazione per una roadmap europea contro omofobia e transfobia.
Inoltre, la Corte di Giustizia Europea ha stabilito che il congedo e i relativi benefici matrimoniali devono essere garantiti anche alle coppie dello stesso sesso che contraggono un'unione civile se, e solo se, questo è l'unico istituto aperto alle persone omosessuali. L'Italia per ora è ovviamente esclusa da questa decisione, non avendo nemmeno un istituto simile al PACS francese.
Sul nostro sito sono disponibili tutte le informazioni sul VII Congresso dell’Associazione Radicale Certi Diritti : scoprite le convenzioni che abbiamo riservato ai nostri iscritti per la loro permanenza a Milano! A breve sarà disponibile il programma con l’ordine dei lavori e gli ospiti che animeranno il dibattito congressuale.
Vi ricordiamo che il venerdì è il giorno di Fuor di pagina, la rassegna stampa curata da Certi Diritti in onda su Radio Radicale alle 15:00, scaricabile in podcast su iTunes e disponibile in streaming quando vuoi sul sito di Radio Radicale >
Alcuni degli argomenti che approfondiremo: Renzi fa la voce grossa col Governo e accelera su civil partnership alla tedesca e step-child adoptions all'inglese. Le associazioni lamentano la sua morbidezza e chiedono il matrimonio egualitario mentre l'anima alfaniana del Governo lamenta le scelte troppo radicali del Sindaco. Leggeremo assieme anche gli interventi di Galan (FI) e Alicata (PD).
Poi: la polemica di NCD e Avvenire sul vademecum per i giornalisti pubblicato sul sito di UNAR, la sentenza della Corte Europea in merito ai benefit matrimoniali per le coppie che hanno contratto un’ unione civile, la campagna indiana "Gay for a day", le mosse di Francia, USA e Australia in vista delle Olimpiadi nella Russia delle leggi omofobe e... tanto, tanto altro ancora.
Poi: la polemica di NCD e Avvenire sul vademecum per i giornalisti pubblicato sul sito di UNAR, la sentenza della Corte Europea in merito ai benefit matrimoniali per le coppie che hanno contratto un’ unione civile, la campagna indiana "Gay for a day", le mosse di Francia, USA e Australia in vista delle Olimpiadi nella Russia delle leggi omofobe e... tanto, tanto altro ancora.
Con il vostro aiuto potremmo fare molto di più. Non riceviamo finanziamenti pubblici e tutto quello che facciamo dipende dall’autofinanziamento degli iscritti
sabato 23 novembre 2013
GIO' STAJANO: MASSIMO CONSOLI MI SCRISSE DALL'OLANDA ED IO DIFFUSI, ATTRAVERSO "MEN", IL SUO MANIFESTO GAY
ANTONIO DI GIACOMO intervista Giò Stajano presso Frida un’amica di Roma il pomeriggio del 16 dicembre 1995
Stajano e Gullotta alla festa di compleanno di Consoli nel 1995 |
D. Giò Staiano
definito da Massimo Consoli, la “madre
del movimento gay italiano”. Sei d’accordo con questa definizione?
R. Beh, non è completa. Stajano è la madre di tutte le battaglie per
la liberalizzazione dei gay in Italia. Vedi,
l’otto novembre scorso, il quotidiano Il Tempo ha pubblicato con gran rilievo,
mezza pagina con fotografia, la notizia del mio avvenuto decesso per AIDS.
Notizia che, evidentemente, doveva essere falsa dal momento che sono qui oggi a
parlare con te, ad un mese di distanza Qui a Roma, dove sono venuta per
incontrarmi con il mio avvocato, per sporgere la denuncia-querela contro questo
giornale per diffusione di notizie false e diffamatorie. Poi, quando sarà
accolta alla Procura della Repubblica e stabilito il giorno dell’udienza, ne
riparleremo. Intanto sono viva e sono viva da più di mezzo secolo. La mia prima
nascita, come uomo, risale all’11 dicembre 1931 e la mia rinascita, come donna,
cinquant’anni dopo, è dell’11 novembre 1981. Dunque cosa volevi sapere?
D. All’interno dell’Archivio
Massimo Consoli stiamo portando avanti un lavoro, uno studio, che abbia
come scopo principale quello di conservare la memoria storica del movimento gay
italiano e della realtà gay del nostro
passato, attraverso la viva voce dei suoi protagonisti, sia che si tratti di
personaggi famosi che di illustri sconosciuti che hanno qualcosa da dire, da raccontare.
E’ un lavoro importante che non ha mai fatto nessuno e che verrà conservato presso l’archivio Consoli:
non potevamo che cominciarlo proprio con Giò Staiano.
Giò puoi parlare
liberamente al microfono ed il sottoscritto cercherà di interromperti il meno
possibile.
Com’era la vita dei
gay negli anni della “Dolce Vita”?
R. La vita dei gay, negli anni della dolce vita non
esisteva. E questo perché dal 1950 al 1960, i gay in Italia non
esistevano, almeno ufficialmente, si ignoravano. Si scopriva l’esistenza di
qualche singolo caso solo in occasione di qualche fatto di cronaca nera. Per
esempio, se qualche poveretto veniva scoperto in qualche gabinetto pubblico a compiere qualche gesto che non si sarebbe
dovuto compiere in quel posto ( si fa una bella risatina). Oppure, nel caso di
qualche delitto di qualche ragazzo, come successe con il famoso caso del
delitto Lavorini a Viareggio. E in
quei casi si parlava dell’omosessuale come di un turpe individuo che
apparteneva al sottobosco del torbido e corrotto ambiente di quella specie di mostri mitologici.
D.Quando sei approdata in una grande città come Roma?
Sono venuta a Roma per l’università nel 1951-52. Provenivo
da una famiglia perbenissima italiana, con degli ascendenti illustri: mio nonno, Achille
Starace, (il padre di mia madre) era
stato il segretario del Partito Fascista dal 1931 fino al 1939, poi fucilato
con Mussolini a Milano a Piazzale
Loreto. Quindi una famiglia di prestigio con principi dell’ortodossia più
rigida. Però, quando a 16 anni nel collegio dei Gesuiti, fu evidente la mia
tendenza omosessuale, si ricorse a delle cure endocrinologiche, con piccoli
interventi d’innesto di ormoni maschili, allora praticato da un famoso chirurgo
dell’epoca, il prof. Nicola Pende,
che garantiva la guarigione; allora l’omosessualità era considerata una malattia.
Guarigione che regolarmente non avvenne!
Questo innesto d’ormoni maschili produsse soltanto
l’infoltimento della barba che allora cominciava a crescere e che mi ha
afflitta tutta la vita ( Giò si fa una bella risatina) e niente altro.
D. I tuoi allora come reagirono?
Allora, vedendo l’inutilità di queste cose, i miei
familiari, per primo mio padre, accettarono la mia condizione psico-fisica,
perché da persone intelligenti capirono che non era un vizio, una malattia, ma
era stato di natura contro il quale non c’era niente da fare. E non fui più ostacolata.
Quindi continuai a vivere in famiglia con l’affetto e il
rispetto dei miei familiari e dei miei fratelli. E venni a Roma per l’università.
Naturalmente,dopo gli anni del collegio, questa vita sempre condotta sul
binario della rettitudine, priva di libertà, per la prima volta sola e libera,
padrona di me stessa, (io parlo al femminile, ma allora ero un ragazzetto), e
quindi assaporai appieno questa libertà e dell’università non me ne curai
affatto. Ti ricordo ancora una volta che allora gli omosessuali non potevano
manifestarsi liberamente e quindi io che avevo questo atteggiamento effeminato,
poi essendo afflitta dall’acne, il dermatologo mi aveva dato una polvere
medicamentosa però leggermente rosata ed essiccante sul viso, sembrava che
fosse cipria. E quindi suscitavo l’attenzione degli altri universitari goliardi
e quindi, pensa tu, gli scherzi e le ironie…. Anche se non ci fosse stato
questo fatto, la vita goliardica pretendeva la promiscuità di uomini e donne e
quindi il dover parlare di donne, avere la ragazza.. tutte cose che a me davano
un fastidio proprio epidermico. E quindi non mi sentivo a mio agio e tutto
questo mi fece allontanare dall’ambiente universitario.
E pian pianino, nel centro di Roma, Piazza di Spagna, Via
Margutta, cominciai ad incontrare gli
altri omosessuali, perché non è che non esistessero, però bisognava
riconoscersi con dei piccoli segni,
come i cristiani ai tempi delle persecuzioni… Una volta individuati, si
stabiliva una solidarietà reciproca e si finiva con il frequentarsi in piccoli
gruppetti. All’inizio ne scoprii e loro scoprirono me, cinque-sei in tutta Roma
(risatina) e quindi ci si incontrava in via Veneto, Piazza di Spagna e si
passavano le giornate insieme. Si andava molto al cinema: c’erano dei cinema
particolarmente modici dove si pagava dalle tre alle cinquecento lire e si
potevano vedere anche due film nello stesso giorno. Erano frequentati da
militari in libera uscita e gli incontri erano facili, perché anche per gli
eterosessuali era difficile incontrare ragazze. A quell’epoca, per avere un
rapporto sessuale con una ragazza perbene, che non fosse una prostituta di una
casa di tolleranza, bisognava fidanzarsi, sposarsi (risatina) E quindi i
rapporti sessuali con ragazzi perbene, d’aspetto gradevole..Perchè poi il
militare si faceva a 21 anni e c’erano dei ragazzi di 24,25,27,28 anni e i
rapporti erano facilissimi.
Giò Stajano ai tempi di Men |
D. E allora la risposta è scontata ma te la devo fare lo
stesso : Non si parlava di FUORI, Arcigay, locali, associazioni varie , riviste del settore come Lambda, Babilonia e chi più ne ha più ne metta..giusto?
R. Ma neanche per idea, ma come te lo sogni scusa (ride).
C’era, te l’ho detto, la fortuna di riconoscersi. In tutta Roma, a quell’epoca,
eravamo un gruppetto, cinque, sei, otto, non di più… a dieci non si arrivava. E
sotto un certo aspetto era anche una fortuna perché tutto il materiale umano
maschile era disponibile solo per noi
(ride)..C’erano delle riserve enormi di virilità di cui usufruire (ride). Fra
gli altri, l’unico autorevole omosessuale, a quell’epoca, perché aveva avuto
una storia con il suo segretario, era un amico di famiglia, deputato
monarchico, l’onorevole Vincenzo Cicerone, che affettuosamente chiamavo
Zia Vincenza. E lui era stato protagonista di uno scandalo: aveva sparato al
suo segretario perché aveva avuto l’ardire di annunciargli che voleva sposare
una donna, dopo aver avuto una relazione sentimentale con lui e di aver avuto
grandi vantaggi da questa relazione.
Come se non bastasse, dopo questo episodio, lui aveva un
amico anch’egli omosessuale, Renato Moranzani, qui parliamo però di persone di
una certa età, oltre i trent’anni, perché per noi, in quegli anni, oltre i
vent’anni erano già anziani.
Questo era una specie di press agent, si interessava di
lanciare nel cinema giovani attori e attrici ed era omosex. E organizzava a
casa dei piccoli ricevimenti a cui partecipavano molti sportivi tra i quali i
giocatori della Roma. Naturalmente c’era anche qualcuna di queste aspiranti
attrici, ma non un granchè e quindi la parte erotica per lo più andava a
beneficio della zia Vincenza. Infatti, dopo questi piccoli ricevimenti a casa
di Renato, il gruppo migliore dei suoi ospiti, i giocatori della Roma, andavano a finire la serata in
casa della zia Vincenza, dell’onorevole, che li accoglieva vestita da Geisha,
con profumi orientali e chimono giapponesi. E quindi zia Vincenza e Renato
divoravano questi giocatori della Roma, la quale Roma, come squadra di calcio,
quell’anno retrocesse in serie B (risatina).
E quindi i tifosi infuocati, quando vennero a sapere come
passavano le serate i propri beniamini, assediarono la casa della zia Vincenza,
la volevano linciare, tantoché non potè più circolare per Roma e per qualche
mese dovette scappare in America, per far passare questa ondata di furori
sportivi contro di “lei”.
D. Hai cominciato a dipingere da giovanissima, una vera
passione che coltivi ancora oggi..
Sì, a via Margutta avevo conosciuto Novella Parigini perché avevo
appunto tendenze a dipingere, cominciai
a partecipare alle mostre con i miei
quadri. Avevo adottato un abbigliamento consigliato da Novella, un po’ vistoso,
tutto nero, pantaloni nero, pullover nero accollato che poi fu quello che
figurò nel film “La dolce vita” con catenelle dorate e bigiotteria sul collo. E
quindi questa figura che non si era mai vista in giro per Roma, era un
abbigliamento adatto per una donna, cominciai ad essere fotografato sui
giornali. Poi il fatto di essere il nipote di Achille Starace, veniva sempre
citato, come termine di confronto, questo nonno che aveva auspicato la maschia
gioventù italiana e questo nipote che tutto poteva sembrare, tranne che il
prodotto degli auspici (risatina). Cominciai ad acquistare una notorietà. Poi
nasceva quella che Federico Fellini chiamò la
Dolce Vita. Ci si incontrava nei caffè di via Veneto con Novella, venivano
dei nobili romani, i principi Colonna, Borghese ed altri, attori, attrici, Linda Cristian e altre. Insomma, questo
gruppetto, il nocciolo duro della dolce vita, dove ognuno aveva un ruolo. C’era
Linda Cristian attrice, principi, i playboy e, per la prima volta,
l’omosessuale che ero io, che non negavo di esserlo. E quindi come nella
commedia dell’arte ognuno aveva il suo personaggio.
D. Quando nasce Giò
anche come scrittrice e
giornalista?
Nel 1959 scrissi il
mio primo romanzo che s’intitola “Roma
Capovolta”, che fece grande scalpore e venne sequestrato dopo un paio di
mesi. La prima edizione andò a ruba. Come uscì la seconda edizione, fu
sequestrato, processato e mandato al rogo.
Così Federico mi volle per la Dolce Vita, insomma io diventai il
simbolo, l’unico omosessuale italiano esistente (risata). Poi sotto questo
aspetto, non si parlò più di università e cominciarono ad offrirmi
collaborazioni ad alcuni giornali come “Lo Specchio”, un settimanale del genere
“Novella 2000”
di oggi, che si occupava di scandali. Siccome io ero al centro di
quell’ambiente, potevo fornire queste notizie. Poi, vennero altri giornali come
“Momento Sera”.Nel frattempo, avevo scritto altri romanzi, sempre di argomento
omosessuale e sempre sulla falsariga di fatti veri, di episodi veri.
Dopo il sequestro di “Roma
Capovolta”, scrissi “Meglio un uomo oggi”, che però
l’editore non ebbe il coraggio di pubblicare con il titolo che avevo scelto io,
e lo cambiò con “Meglio un uovo oggi”! Ma anche quel titolo non riuscì
a salvarlo dal sequestro e dal rogo.
Poi scrissi “Le
signore sirene”dove, fattomi un po’ più furba, adottai tutta una metafora
invece di dire apertamente che si parlava di omosessualità. Inventai delle
donne che nascevano con i capelli verdi
e una voce armoniosissima; però, poi erano sterili. Per cui, dalla morale, il
loro matrimonio veniva considerato inutile ed era vietato, visto che non aveva
la funzione di riprocreare.
Il massimo desiderio di queste donne dai capelli verdi, era
quello di avere un auditorio; che la loro voce venisse ascoltata da più uomini
possibili. E anche questo venne vietato era considerato immorale, in quanto
distrazione dai doveri familiari. Una volta creati questi personaggi, si
sviluppavano delle vicende. Una delle sirene ero io. Alla fine, visto che
queste erano sempre più sicure di sé, ed erano diventate troppo petulanti ed
invadenti, fu ordinato il loro sterminio e vennero tutte soppresse in vari
modi. Tutte, meno due che si salvarono rinchiudendosi in un armadio, ma non
riuscendo, però, più ad uscirne. Dopo due anni furono rinvenute mummificate e
vennero esposte in un museo con la dicitura “appartenenti alla specie umana,
però non si riproducono, ma si moltiplicano”.
Nel ’68 scrissi “Roma
erotica”, e poi “Il letto stretto”dove
avevo rivolto particolare attenzione al lato psicologico. Quest’ultimo libro
raccontava la vicenda di un eterosessuale che aveva incontrato un omosessuale
con il quale aveva intrecciato una relazione semi-platonica e contemporaneamente aveva un’amante, una
donna. Lui voleva conciliare le due cose, cioè avere il coté sessuale
soddisfatto dall’amante donna, e il coté intellettuale, anche sentimentale,
soddisfatto dal giovane amico. Una situazione che andava bene per lui, ma non
per gli altri due. Perché la donna voleva anche essere considerata come
soggetto affettivo e l’omosessuale anche dal punto di vista sessuale.
Per questo il titolo del libro era “il letto stretto” perché
non c’era posto per tutti e due.Ebbe molto successo (il libro) ed aiutò la condizione degli omosessuali dell’epoca.
D. Poi arrivò la collaborazione “rivoluzionaria”con MEN di Adelina Tattilo
Sì, nel 1971 l’editrice Adelina Tattilo mi affidò
l’incarico di redattore capo di “Men”che era nato tre anni prima come
settimanale prettamente eterosessuale. Il primo a pubblicare le immagini osé di
belle ragazze discinte al massimo, ad occuparsi di cronaca e di costume, con un
occhio attento all’erotismo. Nato con la rivoluzione del ’68, all’inizio fu
subito sequestrato. Ma il rappresentante ufficiale degli omosessuali continuavo
ad essere io, da solo.
Anche di Pasolini e di altri personaggi, tutti sapevano che
lo erano, ma nessuno si poteva permettere di dirlo ufficialmente. Io, quando i
giornali lo dicevano, non querelavo, perché non ritenevo che fosse un’offesa.
Avrei querelato se mi avessero detto che ero ladro o deficiente. Di
conseguenza, sui giornali e sui cinegiornali ero sempre rappresentato io.
Così per risollevare
le sorti del settimanale Men, perché nel frattempo le vendite erano calate
visto che a tutto si fa l’abitudine, anche alle fotografie delle donnine nude,
la Tattilo ebbe l’idea di affidarmi l’incarico di redattore capo. Pur
continuando il giornale a mantenere la sua impronta, vennero aggiunte delle
pagine dedicate agli omosessuali. E fu un successo strepitoso.
Inaugurai una rubrica dal titolo “il salotto di Oscar Wilde spolverato da Giò Stajano”, dove, sulla
prima puntata inventai la corrispondenza a cui rispondere. Dopodiché fui
sommersa da una valanga di lettere. La tiratura del giornale aumentò
vertiginosamente visto che non solo gli omosessuali nascosti lo compravano, ma
anche gli etero scoprirono questo mondo che incuriosiva, che divertiva. Perché
prendevo le cose sdrammatizzando. Anche se poi arrivavano lettere drammatiche,
cercavo sempre di trovare una punta d’ironia, anche in me stesso e non solo in chi
scriveva. Così l’editrice mi concesse più libertà ed inaugurai un altro spazio “Lo specchio di Adamo”, dove per la
prima volta, in due pagine, c’erano le foto di ragazzi nudi, con lo slippino,
come un pin-up boy. Le fotografie erano
di un giovane fotografo Roberto Iatti, un mio amico all’esordio.
Alessio Rano, che poi sposò Ornella Muti, fu uno dei modelli
che posò con lo slippino. Addirittura la Banca Commerciale come omaggio ai
clienti che avevano i più grandi depositi bancari, diede all’editrice i libretti
degli assegni nominativi. Così diventai famosissimo e nel frattempo gli omosessuali cominciarono a scoprire di non essere gli unici.
Questa rubrica durò fino al ’75 ed in tutto questo tempo gli omosex capirono di essere tanti e cominciarono a non vergognarsi. Così cambiò anche la mentalità
dell’opinione pubblica. Da Torino, ci fu Angelo Pezzana che mi scrisse
esprimendomi solidarietà e proponendomi di partecipare alla fondazione del Fuori! Gli risposi che andava benissimo
ma che volevo continuare in un giornale eterosessuale, perché l’opera di liberalizzazione si poteva svolgere meglio così,
anziché in un giornale o in
un’associazione che sarebbe stata solo per gli interessati. Poi fu fondata
l’Arcigay e man mano le discoteche
eccetera. La prima discoteca di Roma fu il St. James. Ci venivano da tutta
Italia. E adesso ce n’è una tale ondata che comincio a temere che poi si avveri
la previsione delle “signore sirene”; e cioè che diventino talmente tante, le
manifestazioni…A Bologna, per esempio, i gay sono al vertice della politica
locale. Di recente, al consiglio comunale è stata nominata la mia amica Marcella Di Folco, che ha fatto il
cambiamento di sesso a Casablanca un anno prima di me.
Marcella Di Folco |
D. Parliamo ora del momento in cui ti arrivò dall’Olanda
il materiale di Massimo Consoli. Ti ricordi esattamente come successe?
Come no. Dopo qualche settimana che avevo pubblicato la rubrica “il salotto di Oscar Wilde e Lo specchio di Adamo”, insieme all’altra corrispondenza, mi arrivò ciclostilata una lettera accompagnata da due righe firmata da un certo ( a me sconosciutissimo, allora) Massimo Consoli, con un resoconto delle sue iniziative a favore degli omosessuali in Olanda, con la preghiera di pubblicare.
Come no. Dopo qualche settimana che avevo pubblicato la rubrica “il salotto di Oscar Wilde e Lo specchio di Adamo”, insieme all’altra corrispondenza, mi arrivò ciclostilata una lettera accompagnata da due righe firmata da un certo ( a me sconosciutissimo, allora) Massimo Consoli, con un resoconto delle sue iniziative a favore degli omosessuali in Olanda, con la preghiera di pubblicare.
Cosa che io feci. Invece di pubblicare la solita
corrispondenza, quella settimana, quando ricevetti la sua lettera, la inserii
senza alcun commento da parte mia. Anzi, mi sembra che aggiunsi due righe in
cui dicevo che mi faceva piacere che Men fosse letto anche all’estero. Ma non
pensavo veramente che tutto ciò potesse avere un seguito. Poi, invece, qualche
anno dopo, quando Massimo tornò in Italia, mi telefonò, ci conoscemmo. E poi lui
fondò l’OMPO’S al vecchio mattatoio,
dove adesso c’è l’Alibi. E da allora è rimasta la mia amicizia con Massimo che
ha dimostrato di essere valido, di lavorare tanto validamente ed
intelligentemente per la liberalizzazione della condizione dell’omosessuale,
per il Movimento, andando oltre il Movimento…
D. Esattamente la
lettera di Consoli cosa diceva?
Conteneva dei ritagli di giornali, per lo più olandesi, con
la traduzione in italiano, fatta da lui, con notizie sulla vita degli
omosessuali da quelle parti. E in più, un
programma vero e proprio compilato da Massimo per quello che avrebbe dovuto
essere il Movimento che poi lui aveva intenzione di fondare.
Massimo Consoli negli anni '70 |
Dopo che lo pubblicai, evidentemente essendo stato letto da
persone come Angelo Pezzana, suscitò anche in loro l’idea. E da lì fu il seme
che diede i frutti.
D. Dario Bellezza lo hai conosciuto? Come avrai letto sulla
stampa, stiamo raccogliendo le firme e mobilitando l’opinione pubblica affinché
gli sia riconosciuto il fondo Bacchelli..
Anche lui lo conobbi quando se ne occupò la stampa. Nel
‘72/73 mi mandò ( o lo fece la sua casa editrice) “Lettere da Sodoma”. Non è che feci una recensione, ma scrissi due
righe di ringraziamento (perché oltre le lettere, sulla rubrica c’erano delle
colonne telegrafiche in cui davo le risposte senza pubblicare la lettera come
“ringrazio l’editore che mi ha inviato il libro di Dario Bellezza “lettere da
Sodoma” che leggerò in compagnia di un pompiere perché la prudenza non è mai
troppa (risatina), temendo una pioggia di fuoco.
Poi, lo conobbi personalmente. Devo dire la verità. Dario
aveva una visione dell’esistenza molto diversa dalla mia che è sempre stata
ottimistica mentre la sua era Pasoliniana, quindi molto pessimistica. E poi
aveva un’intelligenza portata alla catastrofe. Non è che l’abbia frequentato
molto, anche se ci siamo sempre rispettati reciprocamente. E adesso mi dispiace
che stia male.
D. Sei d’accordo che possa usufruire del vitalizio Bacchelli?
Perché no, senz’altro. Ma
tutti dovrebbero usufruirne, non credere che io navighi nell’oro.
Attualmente, pur avendo guadagnato con il giornalismo, i miei quadri, il
cinema, i libri..alla fine sono stati tutti lavori in nero, perché con la mia
condizione di omosessuale, non venivo mai regolarmente inquadrato in una
situazione contributiva. Quando arriverò a percepire nell’anno venturo la pensione sociale, penso che si aggirerà
sulle cinquecentomila lire.
Intanto i miei fratelli e i miei quadri, mi aiutano.Amanda Knering Dario Bellezza e Giò Stajano al Michelagniolo |
Questa intervista finisce qui, caro Giò. Grazie infinite per tutto quello che hai
fatto, in tempi difficilissimi, da sola e senza l’aiuto di questo o quel
partito, di questa o di quella associazione, per le/gli omosessuali e i
transessuali di questo Paese.
http://archiviostorico.corriere.it/1996/gennaio/23/Festini_omosex_nel_1951_Roma_co_0_9601231712.shtml
sabato 24 agosto 2013
ALLERTA MENINGITE
DA LEGGERE
CON LA MASSIMA ATTENZIONE
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ALLERTA MENINGITE
Diffondiamo le comunicazioni del Ministero della Salute e ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) in merito a focolai di Meningite recentemente riscontrati fra MSM (maschi che hanno fatto sesso con maschi) negli USA e in Europa. Alleghiamo inoltre la scheda informativa del Ministero della Salute sulle Malattie da meningococco C .
________________________________
Ministero della Salute
Si invia la presente comunicazione per informarvi che, dal 2010 ad oggi, sono stati segnalati negli Stati Uniti, in particolare a New York, 22 casi confermati (inclusi 7 decessi) di malattia invasiva da meningococco del gruppo C, altamente virulento, in uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (MSM), 12 dei quali erano HIV-positivi. L'ultimo caso risale al febbraio 2013. L'età media dei casi era 34 anni.
Inoltre, tramite il Sistema Europeo di Epidemic Intelligence per le infezioni sessualmente trasmesse (EPIS-STI) ed il sistema di allerta rapido della Commissione Europea (EWRS), sono stati recentemente segnalati due focolai europei di malattia meningococcica invasiva da meningococco C.
Il primo, rilevato in Germania, ha riguardato 5 giovani MSM residenti a Berlino. I primi 2 casi identificati si sono verificati a maggio 2013, avevano entrambi 24 anni, erano HIV-negativi e si conoscevano; uno è deceduto e l'altro è sopravvissuto, con danni cerebrali irreversibili. Gli altri 3 casi, tutti ventenni, sono stati identificati retrospettivamente: 2 risalgono a febbraio 2013 ed uno a ottobre 2012; non erano apparentemente collegati tra loro e 2 di questi sono deceduti.
La tipizzazione dei ceppi di meningococco si basa sull'analisi di geni specifici del genoma batterico che definisce un codice identificativo per ogni isolato.
Tutti i casi tedeschi sono stati causati da ceppi di sierogruppo C appartenenti alle seguenti varianti PorA-VR1: 5-1; PorA-VR2: 10-8 and FetA: F3-6.
Il secondo cluster è stato rilevato in Francia, nella zona di Parigi, e ha coinvolto 3 MSM, HIV-negativi, di età compresa tra 29 e 45 anni. I casi sono stati segnalati tra il 13 ed il 20 giugno 2013. Analisi preliminari mostrano un'omologia tra il ceppo newyorchese e quello isolato nei pazienti francesi. Un caso sporadico, risalente a marzo 2013 e dovuto ad un ceppo con caratteristiche molecolari simili a quello tedesco, è stato identificato retrospettivamente in Belgio. Si tratta di un MSM, che una settimana prima dell'inizio dei sintomi era rientrato da un soggiorno di tre settimane a Londra.
Ulteriori analisi molecolari dei casi europei sono ancora in corso, ma i dati attualmente disponibili mostrano che in tutti i casi sono stati isolati ceppi di meningococco di sierogruppo C, PorAVR1: 1.5-1, PorAVR2 :10-8 e FetA: F3-6.
Da un'analisi preliminare dei dati della Sorveglianza Nazionale delle malattie batteriche invasive presso l'Istituto Superiore di Sanità, risulta che in Italia i casi dovuti a meningococco di gruppo C sono in diminuzione (da 46 casi tipizzati nel 2009 a 34 nel 2012) (report disponibile su http://www.simi.iss.it/files/Report_MBI.pdf)
Inoltre, dalle caratterizzazioni molecolari eseguite sui ceppi ricevuti in ISS, risulta che anche nel nostro Paese circolano meningococchi di sierogrupppo C con il genotipo identificato nei cluster europei e che, dal 2009 al 2012, è stato osservato un suo progressivo incremento percentuale sul totale dei ceppi C tipizzati (dal 16% nel 2009 al 62% nel 2012).
Da un prima valutazione del rischio effettuata dal Centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC di Stoccolma) a seguito degli eventi sopra citati, risulterebbe un rischio aumentato di malattia invasiva da meningococco del gruppo C in MSM, con più elevato tasso di letalità rispetto alla popolazione generale, in relazione, in particolare, a viaggi internazionali e/o alla frequentazione di eventi collettivi di massa, rivolti anche alla comunità gay, caratterizzati da alta prossimità e numerosità di persone, provenienti da diversi Paesi, riunite in spazi limitati, tenutisi e in svolgimento in Europa durante la corrente stagione estiva.
E' infatti in relazione a questi eventi ludici e sportivi di massa che si verifica un'occasione favorevole alla diffusione delle malattie infettive, soprattutto quelle a trasmissione aerea. In proposito è stato predisposto l'allegato materiale informativo, relativo alla malattia ed alle misure di profilassi attualmente disponibili, del quale si chiede di darne la massima diffusione, anche inoltrandolo ad altre associazioni non presenti in indirizzo.
Si segnala, in particolare, l'importanza di sensibilizzare gli associati/utenti in merito e di invitarli a rivolgersi ad una struttura sanitaria o ai servizi vaccinali per avere ulteriori informazioni sulle misure di prevenzione, tra le quali vi sono efficaci vaccini per la prevenzione della malattia meningococcica e si suggerisce di dare la più ampia comunicazione possibile dell'evento in oggetto, a partire dai centri clinici che hanno in carico MSM con HIV (ai quali, peraltro, tale comunicazione arriva in seguito a quella fatta, per gli aspetti di sanità pubblica, da questo Ministero agli Assessorati alla Sanità regionali).
________________________________
ECDC
Il 25 giugno 2013, la Germania ha segnalato tre casi di malattia meningococcica invasiva causati da un unico ceppo di N. meningitidis sierogruppo C. Il 26 giugno altri casi causati dallo stesso ceppo patogeno sono stati segnalati dal Belgio (un caso) e dalla Francia (tre casi). Tutti i casi si sono verificati tra Maschi che hanno fatto Sesso con Maschi (MSM). Tre cluster simili sono stati riportati in passato in Canada e negli Stati Uniti.
A seguito di queste segnalazioni ECDC (www.ecdc.europa.eu) ha diffuso una allerta rapida che:
Informa sulla presenza di cluster di malattia meningococcica invasiva tra MSM in centri metropolitani europei causati da un ceppo che è stato associato ad un focolaio di simile con un alto tasso di mortalità a New York indica un aumento del rischio di Meningite tra MSM in Europa.
Allerta che viaggi e contatti internazionali, tra cui il contatto sessuale con partner stranieri, anche nel contesto di Gay Pride e di altri festival, possono essere fattori che facilitano la diffusione della malattia tra i maschi omosessuali.
Informa che sono necessari ulteriori studi microbiologici per fornire la prova di laboratorio di trasmissione diretta o indiretta tra i casi europei, così come tra i casi europei e statunitensi.
Allerta per aumentare la consapevolezza tra gli MSM, attraverso l'uso dei social media e delle community, così come tra gli operatori sanitari. Essenziale per la prevenzione e l'identificazione precoce di ulteriori casi.
Informa che la vaccinazione con il vaccino meningococcico coniugato contro il sierogruppo C costituisce un intervento di prevenzione efficace, e gli Stati membri dovrebbero considerare la vaccinazione come mezzo di controllo dei focolai in cui vengono identificati i cluster in specifiche popolazioni bersaglio.
Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli - via Efeso 2A 00146 Roma
Segreteria Lun-Ven 9/18 - Tel. 06.5413985
Rainbow Line 800.11.06.11 Lun-Gio 12/19 - Ven 12/17
CON LA MASSIMA ATTENZIONE
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ALLERTA MENINGITE
Diffondiamo le comunicazioni del Ministero della Salute e ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) in merito a focolai di Meningite recentemente riscontrati fra MSM (maschi che hanno fatto sesso con maschi) negli USA e in Europa. Alleghiamo inoltre la scheda informativa del Ministero della Salute sulle Malattie da meningococco C .
________________________________
Ministero della Salute
Si invia la presente comunicazione per informarvi che, dal 2010 ad oggi, sono stati segnalati negli Stati Uniti, in particolare a New York, 22 casi confermati (inclusi 7 decessi) di malattia invasiva da meningococco del gruppo C, altamente virulento, in uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (MSM), 12 dei quali erano HIV-positivi. L'ultimo caso risale al febbraio 2013. L'età media dei casi era 34 anni.
Inoltre, tramite il Sistema Europeo di Epidemic Intelligence per le infezioni sessualmente trasmesse (EPIS-STI) ed il sistema di allerta rapido della Commissione Europea (EWRS), sono stati recentemente segnalati due focolai europei di malattia meningococcica invasiva da meningococco C.
Il primo, rilevato in Germania, ha riguardato 5 giovani MSM residenti a Berlino. I primi 2 casi identificati si sono verificati a maggio 2013, avevano entrambi 24 anni, erano HIV-negativi e si conoscevano; uno è deceduto e l'altro è sopravvissuto, con danni cerebrali irreversibili. Gli altri 3 casi, tutti ventenni, sono stati identificati retrospettivamente: 2 risalgono a febbraio 2013 ed uno a ottobre 2012; non erano apparentemente collegati tra loro e 2 di questi sono deceduti.
La tipizzazione dei ceppi di meningococco si basa sull'analisi di geni specifici del genoma batterico che definisce un codice identificativo per ogni isolato.
Tutti i casi tedeschi sono stati causati da ceppi di sierogruppo C appartenenti alle seguenti varianti PorA-VR1: 5-1; PorA-VR2: 10-8 and FetA: F3-6.
Il secondo cluster è stato rilevato in Francia, nella zona di Parigi, e ha coinvolto 3 MSM, HIV-negativi, di età compresa tra 29 e 45 anni. I casi sono stati segnalati tra il 13 ed il 20 giugno 2013. Analisi preliminari mostrano un'omologia tra il ceppo newyorchese e quello isolato nei pazienti francesi. Un caso sporadico, risalente a marzo 2013 e dovuto ad un ceppo con caratteristiche molecolari simili a quello tedesco, è stato identificato retrospettivamente in Belgio. Si tratta di un MSM, che una settimana prima dell'inizio dei sintomi era rientrato da un soggiorno di tre settimane a Londra.
Ulteriori analisi molecolari dei casi europei sono ancora in corso, ma i dati attualmente disponibili mostrano che in tutti i casi sono stati isolati ceppi di meningococco di sierogruppo C, PorAVR1: 1.5-1, PorAVR2 :10-8 e FetA: F3-6.
Da un'analisi preliminare dei dati della Sorveglianza Nazionale delle malattie batteriche invasive presso l'Istituto Superiore di Sanità, risulta che in Italia i casi dovuti a meningococco di gruppo C sono in diminuzione (da 46 casi tipizzati nel 2009 a 34 nel 2012) (report disponibile su http://www.simi.iss.it/files/Report_MBI.pdf)
Inoltre, dalle caratterizzazioni molecolari eseguite sui ceppi ricevuti in ISS, risulta che anche nel nostro Paese circolano meningococchi di sierogrupppo C con il genotipo identificato nei cluster europei e che, dal 2009 al 2012, è stato osservato un suo progressivo incremento percentuale sul totale dei ceppi C tipizzati (dal 16% nel 2009 al 62% nel 2012).
Da un prima valutazione del rischio effettuata dal Centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC di Stoccolma) a seguito degli eventi sopra citati, risulterebbe un rischio aumentato di malattia invasiva da meningococco del gruppo C in MSM, con più elevato tasso di letalità rispetto alla popolazione generale, in relazione, in particolare, a viaggi internazionali e/o alla frequentazione di eventi collettivi di massa, rivolti anche alla comunità gay, caratterizzati da alta prossimità e numerosità di persone, provenienti da diversi Paesi, riunite in spazi limitati, tenutisi e in svolgimento in Europa durante la corrente stagione estiva.
E' infatti in relazione a questi eventi ludici e sportivi di massa che si verifica un'occasione favorevole alla diffusione delle malattie infettive, soprattutto quelle a trasmissione aerea. In proposito è stato predisposto l'allegato materiale informativo, relativo alla malattia ed alle misure di profilassi attualmente disponibili, del quale si chiede di darne la massima diffusione, anche inoltrandolo ad altre associazioni non presenti in indirizzo.
Si segnala, in particolare, l'importanza di sensibilizzare gli associati/utenti in merito e di invitarli a rivolgersi ad una struttura sanitaria o ai servizi vaccinali per avere ulteriori informazioni sulle misure di prevenzione, tra le quali vi sono efficaci vaccini per la prevenzione della malattia meningococcica e si suggerisce di dare la più ampia comunicazione possibile dell'evento in oggetto, a partire dai centri clinici che hanno in carico MSM con HIV (ai quali, peraltro, tale comunicazione arriva in seguito a quella fatta, per gli aspetti di sanità pubblica, da questo Ministero agli Assessorati alla Sanità regionali).
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ECDC
Il 25 giugno 2013, la Germania ha segnalato tre casi di malattia meningococcica invasiva causati da un unico ceppo di N. meningitidis sierogruppo C. Il 26 giugno altri casi causati dallo stesso ceppo patogeno sono stati segnalati dal Belgio (un caso) e dalla Francia (tre casi). Tutti i casi si sono verificati tra Maschi che hanno fatto Sesso con Maschi (MSM). Tre cluster simili sono stati riportati in passato in Canada e negli Stati Uniti.
A seguito di queste segnalazioni ECDC (www.ecdc.europa.eu) ha diffuso una allerta rapida che:
Informa sulla presenza di cluster di malattia meningococcica invasiva tra MSM in centri metropolitani europei causati da un ceppo che è stato associato ad un focolaio di simile con un alto tasso di mortalità a New York indica un aumento del rischio di Meningite tra MSM in Europa.
Allerta che viaggi e contatti internazionali, tra cui il contatto sessuale con partner stranieri, anche nel contesto di Gay Pride e di altri festival, possono essere fattori che facilitano la diffusione della malattia tra i maschi omosessuali.
Informa che sono necessari ulteriori studi microbiologici per fornire la prova di laboratorio di trasmissione diretta o indiretta tra i casi europei, così come tra i casi europei e statunitensi.
Allerta per aumentare la consapevolezza tra gli MSM, attraverso l'uso dei social media e delle community, così come tra gli operatori sanitari. Essenziale per la prevenzione e l'identificazione precoce di ulteriori casi.
Informa che la vaccinazione con il vaccino meningococcico coniugato contro il sierogruppo C costituisce un intervento di prevenzione efficace, e gli Stati membri dovrebbero considerare la vaccinazione come mezzo di controllo dei focolai in cui vengono identificati i cluster in specifiche popolazioni bersaglio.
Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli - via Efeso 2A 00146 Roma
Segreteria Lun-Ven 9/18 - Tel. 06.5413985
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martedì 20 agosto 2013
OMAGGIO A ULRICHS AL CIMITERO DELL'AQUILA
ricevo e ripubblico molto volentieri
K.E. Ulrichs |
giorno, 29 agosto 1867, quando trovai il coraggio di lottare faccia a
faccia contro lo spettro di un'antica idra irata che da tempo
immemorabile stava iniettando veleno dentro di me e dentro gli uomini
della mia stessa natura.
Parecchi sono stati spinti al suicidio perché tutta la loro gioia di
vivere era sciupata. Infatti, sono orgoglioso di aver trovato il
coraggio di assestare a questa idra il colpo iniziale del pubblico
disprezzo".
Con queste parole piene di dignità proprio nel suo 42° compleanno Karl
Einrich Ulrichs ci ricorda ancora oggi il suo coming out, davanti ai
suoi colleghi magistrati della Corte Suprema di Prussia nel 1867,
mentre chiedeva loro di rifiutare il paragrafo 175, divenuto legge per
perseguitare e punire con la morte l'omosessualità e gli omosessuali.
Nel ricordo affettuoso e ammirato della sua epica invettiva che gli è
costata la persecuzione e l'esilio, la povertà e la solitudine,
probabilmente il coming out più drammatico e coraggioso della storia
GLBTQ oltre che il primo di cui abbiamo notizia, noi dell'
Associazione
'FONDAZIONE LUCIANO MASSIMO CONSOLI' dobbiamo e vogliamo continuare a
ringraziarlo e raccoglierne il messaggio.
Rivolgiamo un caldo e affettuoso invito a tutti gli appartenenti alla
Comunità GayLesbicaTransQueer, a tutte le associazioni e le persone
Eterosolidali che si battono per la parità e il rispetto dei diritti
umani nella vita come nella società civile, a celebrare assieme il 1
settembre 2013 prossimo il 188° compleanno ( 28 agosto 1825) di Karl
Einrich Ulrichs, Eroe della lotta di emancipazione e liberazione
omosessuale, il "Nonno Gay" della nostra Varia Comunità.
Perciò noi della Fondazione LUCIANO MASSIMO CONSOLI vi invitiamo a
unirvi a noi nell'omaggio l'1 settembre prossimo a L'Aquila:
l'appuntamento è come ogni anno alle ore 12.00 davanti all'ingresso
del Cimitero Monumentale.
Dopo l'affettuosa cerimonia di omaggio, come ogni anno, si pranzerà
assieme da bravi com/pagni.
ASSOCIAZIONE 'FONDAZIONE LUCIANO MASSIMO CONSOLI
lunedì 12 agosto 2013
un altro gay suicidatosi: lo avrete sulla coscienza!
Ieri ho pianto per Roberto, un angelo innocente che l'altro giorno a Roma all'età di 14 anni ha deciso di uccidersi per via della sua omosessualità. L'avrete letto su tutti i giornali. Così come su tutti i giornali avrete letto il susseguirsi delle solite dichiarazioni, lettere ed interviste rilasciate dai vari rappresentanti di questo o quel partito, di questa o quella associazione. Associazioni che, diciamolo chiaramente, fino ad oggi non sono riuscite a portare a casa nessun valido risultato a favore della comunità glbt.
In ogni caso la lettera di Cristiana Alicata http://wordwrite.wordpress.com/ inviata a la Repubblica è la meno peggio delle altre ed è per questo che ve la ripropongo
Caro direttore,
come avremmo potuto evitare che un ragazzo di 14 anni si togliesse la vita, in piena estate, nel tempo in cui a quell'età si dovrebbe essere così felici da essere in pericolo solo per la propria incoscienza e dove il tormento interiore dovrebbe essere così endemico da essere visibile ad occhio nudo?
Di chi è la colpa di tanta solitudine? Chi è l'assassino?
Qualcuno mette quella colpa tutta nelle mani della sua brigata di amici, la comitiva come la chiamano a Roma, che magari (magari, perché noi non lo sappiamo e non possiamo saperlo, abbiamo solo quelle poche righe) aveva scorto in lui quell'elemento purulento di diversità che da che mondo è mondo diventa la leva dell'espulsione dal branco. Un nemico. Qualcosa di cui parlare contro è il più facile collante per una piccola comunità. Non è nemmeno un caso che i razzismi covino meglio nei luoghi isolati ed impervi ed un branco è un'entità generazionale più geograficamente simile ad una valle angusta.
Chi dà la colpa ai genitori supponendo che non abbiano visto, non si siano accorti, non abbiano sentito il flebile scricchiolio interno che alla fine si è fatto fragore di ossa, appena dopo avere finito di spezzare inesorabilmente qualcosa, da qualche parte. Come abbiano potuto non accorgersene e non amarlo a tal punto da scaldare quella parte che a quell'età comincia a scalpitare in direzione il più delle volte contraria agli abbracci materni, anche se ve ne sono.
Chi dà la colpa all'assenza di una legge, di una buona legge. Ma che cosa è una buona legge? Cosa avrebbe potuto evitare quel volo?
Una legge che puniva il branco che gli diceva, magari, "brutto frocio?". Era più forte l'offesa o l'esclusione dal proprio branco? E quale legge può obbligare a tenersi dentro il gruppo qualcuno, senza volergli bene? Una legge che puniva i genitori per la loro distrazione o per la loro negazione o per una battuta maledetta magari davanti al telegiornale che recitava, magari, "i froci sono malati, non trovi anche tu figlio mio?"
Quale legge consentirebbe a noi tutti di non assolverci l'uno con l'altro davanti a quel mucchio di ossa andate in pezzi. Quale dannatissima legge?
Questo ragazzo si è ucciso. Non ci sono reati, se non quello mortale della religione che non accetta che l'uomo si tolga la vita (seguirà probabilmente dibattito sul funerale se la famiglia è cattolica e non sarà un bel dibattito a meno che non si faccia eccezione per evitare polemiche). Non esiste reato da punire o investigatore che possa affermare con assoluta certezza chi è l'assassino.
Non ci sono reati dimostrabili, nemmeno se esistesse un reato che punisce chi dice "frocio di merda", perché potrebbero non esserci testimoni, perché i cadaveri non parlano. Se non c'è un reato, non ci sono aggravanti da distribuire.
E allora?
Proviamo ad immaginare un Paese dove fin dalle scuole elementari si parla di diversità. Dove si smontano le paure e si disintegra quella cultura del dominio sulla debolezza che vale per i gay, come per le donne, per i migranti, per i Rom, valeva per i terroni in terra lombarda negli anni ottanta, come per chiunque non sia l'effige del vigliacco bicipitismo italico o di una qualche razza autoctona che rilevi una diversità anche flebile tra le proprie fila. Siamo costituiti di gerarchie, di familismo malato ed asfittico, di imposizioni generazionali e di genere. Siamo permeati di quella violenza ovunque e in ogni momento. Per guarire dall'omofobia l'intero Paese dovrebbe andare a scuola, ritrovare il senso vero della forza che non passa per i muscoli, non passa per l'età, non passa per la differenza di genere. Ma cosa dovrebbero dire gli insegnanti nelle scuole? Che i gay sono uguali a tutti gli altri? Uguali in che senso? Perché hanno mani e piedi e sorrisi e muscoli e occhi? I gay sono diversi dal luogo comune. La donna è diversa dal luogo comune. I migranti sono diversi dai luoghi comuni. Un ciccione è diverso dal luogo comune. Un ragazzino storto o che si fa ancora la pipì addosso o che ha brufoli in quantità tale da essere come un appestato è diverso dal luogo comune.
E allora cosa fa di un gay qualcosa di diverso dagli altri? Leggi che non lo rendono uguale. Un gay non può sposarsi e, in teoria, non potrebbe crescere figli.
Allora non è uguale! E quindi cosa andremmo a dire nelle scuole? Non picchiate i gay perché sono uguali, cioè non proprio: non toccateli, abbiatene un po' pena, trattateli con delicatezza, poveretti.
Non voglio vietare a qualcuno di pensare che i gay non possano crescere figli o che non possano sposarsi. Ma voglio che lo Stato lo scriva su una legge, come accade nei paesi civili. Voglio che lo Stato scriva che i gay sono uguali davanti alla legge come tutti gli altri cittadini italiani. Non mi importa di un aggravante che manda in galera 2 anni invece che uno chi picchia un gay. Voglio che lo stato prevenga. Voglio che lo stato curi le radici del suo essere comunità, non spruzzi un po' di diserbante qua e là, cercando di ammazzare la mosca di turno. Voglio che lo Stato sancisca che i gay possono essere genitori perché non è l'orientamento sessuale della coppia, non è il genere dei genitori che cresce un figlio. E se vi scorre un leggero brivido sulla schiena su questo passaggio, state pensando che la parola gay e la parola bambini, accostate sono una cosa brutta e quindi state cogliendo il vero punto di tutta la questione omofoba: la paura più atavica degli omofobi e dell'omofobia più collettivamente diffusa e primordiale è proprio quella, ed è legata alla nostra idea di famiglia, al sangue, alla gerarchia, ai ruoli di dominio legati al genere.
Io penso che
solo un Paese che ricostruisce il suo tessuto culturale fuori da quell'angolo angusto sarà un Paese migliore per i gay, per le donne e per tutti i diversi. E sarebbe un Paese dove il futuro sarebbe più comodo per tutti, persino per l'economia (dedicato a chi non vede la priorità in questi temi) perché saremmo un Paese abituato ai pensieri complessi e non ai tragitti già solcati, saremmo un Paese progressista e non conservatore e gattopardo.
In ogni caso la lettera di Cristiana Alicata http://wordwrite.wordpress.com/ inviata a la Repubblica è la meno peggio delle altre ed è per questo che ve la ripropongo
Caro direttore,
come avremmo potuto evitare che un ragazzo di 14 anni si togliesse la vita, in piena estate, nel tempo in cui a quell'età si dovrebbe essere così felici da essere in pericolo solo per la propria incoscienza e dove il tormento interiore dovrebbe essere così endemico da essere visibile ad occhio nudo?
Di chi è la colpa di tanta solitudine? Chi è l'assassino?
Qualcuno mette quella colpa tutta nelle mani della sua brigata di amici, la comitiva come la chiamano a Roma, che magari (magari, perché noi non lo sappiamo e non possiamo saperlo, abbiamo solo quelle poche righe) aveva scorto in lui quell'elemento purulento di diversità che da che mondo è mondo diventa la leva dell'espulsione dal branco. Un nemico. Qualcosa di cui parlare contro è il più facile collante per una piccola comunità. Non è nemmeno un caso che i razzismi covino meglio nei luoghi isolati ed impervi ed un branco è un'entità generazionale più geograficamente simile ad una valle angusta.
Chi dà la colpa ai genitori supponendo che non abbiano visto, non si siano accorti, non abbiano sentito il flebile scricchiolio interno che alla fine si è fatto fragore di ossa, appena dopo avere finito di spezzare inesorabilmente qualcosa, da qualche parte. Come abbiano potuto non accorgersene e non amarlo a tal punto da scaldare quella parte che a quell'età comincia a scalpitare in direzione il più delle volte contraria agli abbracci materni, anche se ve ne sono.
Chi dà la colpa all'assenza di una legge, di una buona legge. Ma che cosa è una buona legge? Cosa avrebbe potuto evitare quel volo?
Una legge che puniva il branco che gli diceva, magari, "brutto frocio?". Era più forte l'offesa o l'esclusione dal proprio branco? E quale legge può obbligare a tenersi dentro il gruppo qualcuno, senza volergli bene? Una legge che puniva i genitori per la loro distrazione o per la loro negazione o per una battuta maledetta magari davanti al telegiornale che recitava, magari, "i froci sono malati, non trovi anche tu figlio mio?"
Quale legge consentirebbe a noi tutti di non assolverci l'uno con l'altro davanti a quel mucchio di ossa andate in pezzi. Quale dannatissima legge?
Questo ragazzo si è ucciso. Non ci sono reati, se non quello mortale della religione che non accetta che l'uomo si tolga la vita (seguirà probabilmente dibattito sul funerale se la famiglia è cattolica e non sarà un bel dibattito a meno che non si faccia eccezione per evitare polemiche). Non esiste reato da punire o investigatore che possa affermare con assoluta certezza chi è l'assassino.
Non ci sono reati dimostrabili, nemmeno se esistesse un reato che punisce chi dice "frocio di merda", perché potrebbero non esserci testimoni, perché i cadaveri non parlano. Se non c'è un reato, non ci sono aggravanti da distribuire.
E allora?
Proviamo ad immaginare un Paese dove fin dalle scuole elementari si parla di diversità. Dove si smontano le paure e si disintegra quella cultura del dominio sulla debolezza che vale per i gay, come per le donne, per i migranti, per i Rom, valeva per i terroni in terra lombarda negli anni ottanta, come per chiunque non sia l'effige del vigliacco bicipitismo italico o di una qualche razza autoctona che rilevi una diversità anche flebile tra le proprie fila. Siamo costituiti di gerarchie, di familismo malato ed asfittico, di imposizioni generazionali e di genere. Siamo permeati di quella violenza ovunque e in ogni momento. Per guarire dall'omofobia l'intero Paese dovrebbe andare a scuola, ritrovare il senso vero della forza che non passa per i muscoli, non passa per l'età, non passa per la differenza di genere. Ma cosa dovrebbero dire gli insegnanti nelle scuole? Che i gay sono uguali a tutti gli altri? Uguali in che senso? Perché hanno mani e piedi e sorrisi e muscoli e occhi? I gay sono diversi dal luogo comune. La donna è diversa dal luogo comune. I migranti sono diversi dai luoghi comuni. Un ciccione è diverso dal luogo comune. Un ragazzino storto o che si fa ancora la pipì addosso o che ha brufoli in quantità tale da essere come un appestato è diverso dal luogo comune.
E allora cosa fa di un gay qualcosa di diverso dagli altri? Leggi che non lo rendono uguale. Un gay non può sposarsi e, in teoria, non potrebbe crescere figli.
Allora non è uguale! E quindi cosa andremmo a dire nelle scuole? Non picchiate i gay perché sono uguali, cioè non proprio: non toccateli, abbiatene un po' pena, trattateli con delicatezza, poveretti.
Non voglio vietare a qualcuno di pensare che i gay non possano crescere figli o che non possano sposarsi. Ma voglio che lo Stato lo scriva su una legge, come accade nei paesi civili. Voglio che lo Stato scriva che i gay sono uguali davanti alla legge come tutti gli altri cittadini italiani. Non mi importa di un aggravante che manda in galera 2 anni invece che uno chi picchia un gay. Voglio che lo stato prevenga. Voglio che lo stato curi le radici del suo essere comunità, non spruzzi un po' di diserbante qua e là, cercando di ammazzare la mosca di turno. Voglio che lo Stato sancisca che i gay possono essere genitori perché non è l'orientamento sessuale della coppia, non è il genere dei genitori che cresce un figlio. E se vi scorre un leggero brivido sulla schiena su questo passaggio, state pensando che la parola gay e la parola bambini, accostate sono una cosa brutta e quindi state cogliendo il vero punto di tutta la questione omofoba: la paura più atavica degli omofobi e dell'omofobia più collettivamente diffusa e primordiale è proprio quella, ed è legata alla nostra idea di famiglia, al sangue, alla gerarchia, ai ruoli di dominio legati al genere.
Io penso che
solo un Paese che ricostruisce il suo tessuto culturale fuori da quell'angolo angusto sarà un Paese migliore per i gay, per le donne e per tutti i diversi. E sarebbe un Paese dove il futuro sarebbe più comodo per tutti, persino per l'economia (dedicato a chi non vede la priorità in questi temi) perché saremmo un Paese abituato ai pensieri complessi e non ai tragitti già solcati, saremmo un Paese progressista e non conservatore e gattopardo.
domenica 28 luglio 2013
RICORDANDO GIO' STAJANO, "LA MADRE DEL MOVIMENTO GAY ITALIANO"
Amanda Knering, Dario Bellezza e Giò Stajano al Michelagniolo |
il settimanale Men degli anni 70 |
Giò Stajano, Massimo Consoli e Leo Gullotta |
LA VOGLIO RICORDARE PUBBLICANDO UN SUO
VECCHIO ARTICOLO CHE HO RITROVATO SUL NUMERO 48 DI MEN DEL 1970, QUANDO FU INVITATA A PARIGI DA ANDRE' BAUDRY, DIRETTORE DI ARCADIE.
GIO’STAJANO A PARIGI PER IL BANCHETTO ANNUALE DELLA ASSOCIAZIONE OMOFILA FRANCESE
ARCADIE, MON AMOUR
da MEN n. 48 del 30 novembre 1970
Parigi … “perciò, quando
abbiamo ricevuto da parte del direttore di un importante settimanale italiano
la richiesta di accogliere al nostro banchetto annuale anche un rappresentante
del suo giornale..” monsieur André Baudry, direttore di “ ARCADIE”, la rivista
letteraria e scientifica francese che da circa un ventennio è l’organo
ufficiale degli omosessuali di tutto il mondo...stava parlando di me.
Il banchetto era iniziato all’una, nella Salle Lancry, in rue de Lancry, dove oltre cinquecento “Arcadisti” (altrettanti avevano dovuto rinunciare a partecipare al banchetto per l’insufficienza capienza della sala) si erano recati in corteo da rue du Chateau d’Eau dove ha sede il loro club. Salmone rosa con riso alla coreana e discorso di un giovane professore di sociologia della Sorbona. Molto bello (il discorso, e anche il giovane professore, che invocava il riconoscimento degli omosessuali da parte della società). Filetto di vitello alla Villeroy con piselli e funghi trifolati e discorso
Il banchetto era iniziato all’una, nella Salle Lancry, in rue de Lancry, dove oltre cinquecento “Arcadisti” (altrettanti avevano dovuto rinunciare a partecipare al banchetto per l’insufficienza capienza della sala) si erano recati in corteo da rue du Chateau d’Eau dove ha sede il loro club. Salmone rosa con riso alla coreana e discorso di un giovane professore di sociologia della Sorbona. Molto bello (il discorso, e anche il giovane professore, che invocava il riconoscimento degli omosessuali da parte della società). Filetto di vitello alla Villeroy con piselli e funghi trifolati e discorso
dell’amministratore generale onorario della Comedie Francaise. Molto
saporito (il filetto di vitello e il discorso dell’amministratore generale
onorario – una specie del nostro Ghiringhelli, come importanza ufficiale – che raccontava
come il generale De Gaulle non avesse
trovato nulla da eccepire, nel confermargli un incarico così prestigioso, sul
fatto che egli fosse “così”). Pollo arrosto con patatine fritte e insalata
mista e niente discorsi ma, in compenso, fitta conversazione con i miei vicini
di destra e di sinistra, alla tavola
d’onore dove mi è stato assegnato un posto come ospite di riguardo.
Giò Stajano nel 1970 su Arcadie |
Monsieur Pierre Nédra, alla
mia destra, mi spiega che secondo una sua (personalissima) teoria il piacere,
in un amplesso omosessuale, dovrebbe essere doppio di quello procurato da un
amplesso eterosessuale, giacché in questo “agiscono” un uomo che è
fisiologicamente “proiettivo”e una donna che è fisiologicamente “ricettiva”,
mentre in un amplesso omosessuale i due partners sono contemporaneamente
“proiettivi” e “ricettivi”, il che raddoppia “automaticamente” il loro piacere:
provare per credere. Alla mia sinistra, nel frattempo, il presidente del club
di rue du Chateau d’Eau mi confida che adora l’Italia in generale e Roma in
particolare e che ci va “in viaggio di nozze” ogni volta che cambia “marito”.
Finora c’è andato cinque volte. Formaggi
assortiti e discorso di monsieur Baudry. Sono le cinque e mezza passate e siamo
a tavola dall’una. Io ho trascorso la notte in treno (il “Palatino”: partenza
da Roma la sera alle sei e mezza, arrivo a Parigi la mattina alle nove): la
stanchezza e lo stomaco pieno fanno il loro effetto. La “papagna” è inevitabile.
Per fortuna gli occhiali funée mi consentono di chiudere gli occhi, col capo
appoggiato assorto, durante il discorso di monsieur Baudry. “..perciò, quando
abbiamo ricevuto da parte del direttore di un importante settimanale italiano
la richiesta di accogliere al nostro banchetto annuale anche un rappresentante
del suo giornale, siamo stati ben felici di rispondere affermativamente, anche
se i nostri corrispondenti dall’Italia, ai quali abbiamo chiesto informazioni,
ci hanno messi in guardia sulle intenzioni con cui egli sarebbe potuto venire
tra noi, avvertendoci che i suoi articoli sono spesso critici e pungenti nei
confronti degli omosessuali”. La “papagna” svanisce istantaneamente: devo
replicare alle “informazioni”. I miei articoli sono critici e pungenti nei confronti di quegli omosessuali
che meritano critiche e pungolature. Di quelli, per intendersi,c he si
criticano già da soli, dando ragione (col tener nascosta il più possibile la
loro natura) a tutti coloro che ritengono che l’omosessualità sia un
criticabile e vergognoso difetto da tenere, appunto, il più nascosto possibile.
A che serve invocare un riconoscimento da parte della società se si fa tutto il
possibile per non essere “riconosciuti”? Come dovrebbe fare, scusate, la
società a “riconoscere” qualcosa o qualcuno che si ostina a nascondersi persino
a se stesso? Applausi scroscianti. Tra i cinquecento e più partecipanti al
banchetto nella Salle Lancry ci sono funzionari statali, liberi professionisti,
ufficiali delle varie armi, impiegati, commercianti, artigiani, studenti
universitari,operai: ad eccezione di qualche chioma vistosamente biondo-rossa
(neppure una decina in tutto) tra i più giovani, e di qualche sguardo
pateticamente ravvivato da un’idea di bistro (anche questi da contare sule
dieci dita) tra i più venerandi, hanno tutti un aspetto “normalissimo”. Se non
si sapesse che si tratta di una riunione di omosessuali nessuno potrebbe
“sospettare” che tutti quei distinti signori preferiscono l’amore degli uomini
a quello delle donne. C’è perfino, tra gli invitati, un funzionario della
polizia e un rappresentante del prefetto che sono stati pregati di presenziare
alla riunione per constatare con i propri occhi che tutto si svolge nel più
normale dei modi. Potrebbe mai accadere qualcosa di simile in Italia? A
proposito d’Italia: il mio treno (sempre lo stesso Palatino) riparte alle sei e
mezza dalla Gare de Lion. Lascio a metà il gateau-gelato che conclude il
banchetto e mi precipito alla stazione con un taxi. Nella Salle Lancry i cinquecento
Arcadisti, frattanto, hanno cominciato a sturare lo Champagne per brindare a se
stessi ed alla loro reciproca solidarietà. In pace e letiZIA, ovviamente.
Giò Stajano
martedì 2 luglio 2013
MANIFESTO DELLA "ASAMBLEA TRANSMARICABOLLO DE SOL" PER L'"ORGULLO
ricevo e pubblico molto volentieri
MANIFESTO DELLA "ASAMBLEA TRANSMARICABOLLO DE SOL" PER
L'"ORGULLO
INDIGNADO 2013"
Quel 28 giugno del 1969 le nostre sorelle newyorkesi non avevano carri.
La rivolta di Stonewall non è fu una sfilata, fu l'inizio di una rivoluzione. Erano appena duecento translesbofroci, stanche degli attacchi della polizia, e fecero esplodere la loro rabbia contro la
translesbofrocifobia, il classismo, la puttanofobia, l'effeminatofobia ed il razzismo.
Oggi usciamo dalle nostre case, dai nostri angoli, dai nostri marciapiedi, dai nostri posti di battuage, dai nostri locali gay, dai nostri lavori e dalle nostre disoccupazioni per unirci alla resistenza. Perché non lasceremo che continuino ad attaccarci, ricattarci, aggredirci, buttarci fuori dalle nostre case e dal paese.
Per sopravvivere, resistiamo al massacro neoliberalista ed al terrorismo etero patriarcale e fascista.
Oggi come ieri continuiamo a gridare:
NO PASARAN!!
Anche oggi continuiamo a denunciare la depoliticizzazione e la commercializzazione del pride che si sta degradando, mentre l'imprenditoria gay-lesbica continua spillare soldi. Ci continuano ad offrire divertimento per noi ed affari per loro, consumismo e incretinimento.
Ma non siamo solo consumatori, ma menti e corpi pensanti, soggetti politici, e continueremo ad interferire politicamente ovunque, che piaccia loro o no. Non vogliamo quartieri emblematici translesbofroci, come quello di Chueca (quartiere gay di Madrid – N.d.T.), continuino a trasformarsi in spazi elitari di lucro. Non vogliamo luna park imprenditoriali a tema.
E continueremo a lottare, con le nostre sorelle di Uganda, Francia, Turchia, Ecuador, Russia e tutto il mondo, affrontando l'escalation del fascismo translesbofrociofobico. Se toccano una sola di noi, ci
toccano tutte!!!
Siamo più che mai isteriche!!! Difenderemo fino alla morte la sovranità sui nostri uteri, non permetteremo la loro occupazione da parte dello stato né della chiesa.
Cacciate i vostri rosari dai nostri ovari!!!
Il mio corpo è mio e solo mio!
Occuperemo i loro consultori medici e i loro centri di rassegnazione di genere finché non ci lascino decidere per noi stesse/i quando, come e perché cambiare o non cambiare il nostro nome nella carta
d'identità, prendere o non prendere ormoni, operare o non operare i nostri corpi.
È la loro transfobia che ci fa schifo, non i vestiti, i nomi o i soprannomi che ci piace usare ogni giorno.
Il mio corpo è mio e solo mio!
Manifesteremo nelle strade molte volte ancora finché si interrompano le aggressioni e le minacce della polizia a puttane e puttani, finché non riconoscano i diritti delle lavoratrici del sesso.
Indegno è chi firma le espulsioni per i migranti, non chi vende compagnia e piacere.
Nessuna aggressione sarà senza risposta. Il mio corpo è mio e solo mio!
Non potrete curare le nostre deviazioni, non crediamo né nella vostra normalità, né nella vostra rettitudine. Ci buttate fuori casa per fare un affare del nostro diritto a un tetto anche a costo di condannarci all'esclusione sociale. Ma i veri sgomberi li faremo noi il parlamento, il palazzo della Zarzuela (residenza della famiglia reale spagnola – N. d. T.) e la cattedrale dell'Almudena.
Siamo stanche della vostra corruzione, di vedere come rubate il denaro pubblico, il nostro, mentre ci annoiate con il mantra della santa austerità.
E invece nella strada ci volete ammutoliti, vi infastidiscono le nostre proteste e vi fanno paura le informazioni che diamo.
Beh, non staremo zitti né smetteremo di informare, nonostante le identificazioni, le detenzioni e le multe che ci metterete.
Continueremo a lottare contro il decreto real-fascista che lascia senza copertura sanitaria a i/le senza documenti. Non staremo a guardare come esploderanno le malattie contagiose, la sifilide, la tubercolosi, il razzismo. Non vogliamo comprare gli antiretrovirali al mercato nero, né tornare a contare i sieropositivi morti per mancanza di cure mediche. Non staremo a guardare mentre smantellano il nostro
sistema pubblico di sanità.
Fermeremo la distruzione dell'educazione pubblica e combatteremo la franchista legge Wert (Ministro della pubblica istruzione spagnola -N. d. T.). Non permetteremo che si continui ad alimentare l'omofobia
nelle scuole ed istituti con la complicità della chiesa cattolica.
Butteremo fuori la chiesa dalle nostre aule. Perché siamo stanche/i del bullismo verso gli alunni/e e i professori/esse translesbofroci, stanche/i che si rendano sistematicamente invisibili le nostre famiglie. Perché abbiamo bisogno di formarci come cittadini critici rispetto al sistema e non resteremo ferme/i a guardare come ci invitano a abbandonare i nostri studi o ad essere costretti a emigrare per continuare a formarci, nella didattica e nella ricerca, e tutto per una presunta mancanza di denaro pubblico.
Con orgoglio, dal basso e dalla lotta nella strada. Un pride di denuncia perché il pride è protesta, collera e rabbia.
Rabbia per questo colpo di stato finanziario, neoliberale, neocoloniale e fascista.
Collera contro questo capitalismo che cerca di ricomporsi di nuovo al prezzo della distruzione e dell'annichilimento di qualunque opzione di vita dignitosa.
Protesta contro queste politiche che pretendono privatizzare tanto i beni comuni quanto i nostri corpi.
Corpi che resistono e si rivoltano contro le ostie della chiesa e contro i colpi della polizia.
Ora più che mai è fondamentale la lotta collettiva, unire forze translesbofrociputtane, più pericolose, scandalose e rabbiose che mai.
Non ci potranno azzittire.
http://asambleatransmaricabollodesol.blogspot.com.es/INDIGNADO 2013"
Quel 28 giugno del 1969 le nostre sorelle newyorkesi non avevano carri.
La rivolta di Stonewall non è fu una sfilata, fu l'inizio di una rivoluzione. Erano appena duecento translesbofroci, stanche degli attacchi della polizia, e fecero esplodere la loro rabbia contro la
translesbofrocifobia, il classismo, la puttanofobia, l'effeminatofobia ed il razzismo.
Oggi usciamo dalle nostre case, dai nostri angoli, dai nostri marciapiedi, dai nostri posti di battuage, dai nostri locali gay, dai nostri lavori e dalle nostre disoccupazioni per unirci alla resistenza. Perché non lasceremo che continuino ad attaccarci, ricattarci, aggredirci, buttarci fuori dalle nostre case e dal paese.
Per sopravvivere, resistiamo al massacro neoliberalista ed al terrorismo etero patriarcale e fascista.
Oggi come ieri continuiamo a gridare:
NO PASARAN!!
Anche oggi continuiamo a denunciare la depoliticizzazione e la commercializzazione del pride che si sta degradando, mentre l'imprenditoria gay-lesbica continua spillare soldi. Ci continuano ad offrire divertimento per noi ed affari per loro, consumismo e incretinimento.
Ma non siamo solo consumatori, ma menti e corpi pensanti, soggetti politici, e continueremo ad interferire politicamente ovunque, che piaccia loro o no. Non vogliamo quartieri emblematici translesbofroci, come quello di Chueca (quartiere gay di Madrid – N.d.T.), continuino a trasformarsi in spazi elitari di lucro. Non vogliamo luna park imprenditoriali a tema.
E continueremo a lottare, con le nostre sorelle di Uganda, Francia, Turchia, Ecuador, Russia e tutto il mondo, affrontando l'escalation del fascismo translesbofrociofobico. Se toccano una sola di noi, ci
toccano tutte!!!
Siamo più che mai isteriche!!! Difenderemo fino alla morte la sovranità sui nostri uteri, non permetteremo la loro occupazione da parte dello stato né della chiesa.
Cacciate i vostri rosari dai nostri ovari!!!
Il mio corpo è mio e solo mio!
Occuperemo i loro consultori medici e i loro centri di rassegnazione di genere finché non ci lascino decidere per noi stesse/i quando, come e perché cambiare o non cambiare il nostro nome nella carta
d'identità, prendere o non prendere ormoni, operare o non operare i nostri corpi.
È la loro transfobia che ci fa schifo, non i vestiti, i nomi o i soprannomi che ci piace usare ogni giorno.
Il mio corpo è mio e solo mio!
Manifesteremo nelle strade molte volte ancora finché si interrompano le aggressioni e le minacce della polizia a puttane e puttani, finché non riconoscano i diritti delle lavoratrici del sesso.
Indegno è chi firma le espulsioni per i migranti, non chi vende compagnia e piacere.
Nessuna aggressione sarà senza risposta. Il mio corpo è mio e solo mio!
Non potrete curare le nostre deviazioni, non crediamo né nella vostra normalità, né nella vostra rettitudine. Ci buttate fuori casa per fare un affare del nostro diritto a un tetto anche a costo di condannarci all'esclusione sociale. Ma i veri sgomberi li faremo noi il parlamento, il palazzo della Zarzuela (residenza della famiglia reale spagnola – N. d. T.) e la cattedrale dell'Almudena.
Siamo stanche della vostra corruzione, di vedere come rubate il denaro pubblico, il nostro, mentre ci annoiate con il mantra della santa austerità.
E invece nella strada ci volete ammutoliti, vi infastidiscono le nostre proteste e vi fanno paura le informazioni che diamo.
Beh, non staremo zitti né smetteremo di informare, nonostante le identificazioni, le detenzioni e le multe che ci metterete.
Continueremo a lottare contro il decreto real-fascista che lascia senza copertura sanitaria a i/le senza documenti. Non staremo a guardare come esploderanno le malattie contagiose, la sifilide, la tubercolosi, il razzismo. Non vogliamo comprare gli antiretrovirali al mercato nero, né tornare a contare i sieropositivi morti per mancanza di cure mediche. Non staremo a guardare mentre smantellano il nostro
sistema pubblico di sanità.
Fermeremo la distruzione dell'educazione pubblica e combatteremo la franchista legge Wert (Ministro della pubblica istruzione spagnola -N. d. T.). Non permetteremo che si continui ad alimentare l'omofobia
nelle scuole ed istituti con la complicità della chiesa cattolica.
Butteremo fuori la chiesa dalle nostre aule. Perché siamo stanche/i del bullismo verso gli alunni/e e i professori/esse translesbofroci, stanche/i che si rendano sistematicamente invisibili le nostre famiglie. Perché abbiamo bisogno di formarci come cittadini critici rispetto al sistema e non resteremo ferme/i a guardare come ci invitano a abbandonare i nostri studi o ad essere costretti a emigrare per continuare a formarci, nella didattica e nella ricerca, e tutto per una presunta mancanza di denaro pubblico.
Con orgoglio, dal basso e dalla lotta nella strada. Un pride di denuncia perché il pride è protesta, collera e rabbia.
Rabbia per questo colpo di stato finanziario, neoliberale, neocoloniale e fascista.
Collera contro questo capitalismo che cerca di ricomporsi di nuovo al prezzo della distruzione e dell'annichilimento di qualunque opzione di vita dignitosa.
Protesta contro queste politiche che pretendono privatizzare tanto i beni comuni quanto i nostri corpi.
Corpi che resistono e si rivoltano contro le ostie della chiesa e contro i colpi della polizia.
Ora più che mai è fondamentale la lotta collettiva, unire forze translesbofrociputtane, più pericolose, scandalose e rabbiose che mai.
Non ci potranno azzittire.
mercoledì 19 giugno 2013
IMMA BATTAGLIA e MAURO CIOFFARI PUBBLICHINO I LORO BILANCI ONLINE!
I risultati delle elezioni
amministrative tenutesi il 26 e 27 maggio scorso a Roma ci hanno consegnato, sul fronte glbt, qualche
piacevole ed inaspettata sorpresa.
Ce l’ha fatta Mauro Cioffari candidato SEL al I^ Municipio con circa 500 preferenze. http://www.sinistraecologialiberta-roma1m.org/spip/spip.php?article501
Non ce l’ha fatta invece
Rossana Praitano candidata al consiglio
comunale con il Pd che è riuscita ad
ottenere 881 voti.
Botta di …fortuna invece per Imma Battaglia che ha ottenuto 1220 voti e che è stata ripescata
in quanto la prima dei non eletti SEL. La
Battaglia entra nell’assemblea
capitolina al posto del suo collega
Andrea Alzetta che ha ottenuto 1728 voti, (più di 500 voti rispetto alla Battaglia) ma dichiarato ineleggibile per un fatto accaduto nel 1996 D:\users\mn\Documents\Alzetta
non rieleggibile Ma lui È un paradosso - Roma - Repubblica_it.htm .
Andrea Alzetta |
A questo punto mi auguro
vivamente che la consigliera Battaglia, divenuta una donna politica a tutti gli
effetti, e per giunta di SEL che, della trasparenza e della onestà ne hanno fatto da sempre un cavallo di ..battaglia, pubblichi ora online i bilanci
suoi e anche quelli della sua organizzazione Di’Gay Project http://www.digayproject.org/
. Faccia chiarezza una volta per tutte, sulle chiacchiere che circolano e non
solo online http://www.wikipink.org/index.php?title=Imma_Battaglia
, relative alla cospicua condanna per evasione fiscale comminata al Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli
ai tempi in cui Lei, ne era stata la presidente.
Spieghi inoltre la consigliera Battaglia, se il Gay
Village è anche suo e in che misura, e se sì, come intenderà risolvere il suo conflitto d’interesse che si crearà
quando l’assemblea capitolina sarà
chiamata a finanziare questo o quel progetto, presentato ANCHE dalle associazioni che “girano” intorno alla sua
persona?
Imma Battaglia |
domenica 26 maggio 2013
CANDIDATI GLBT PUBBLICATE ONLINE I VOSTRI REDDITI E QUELLO DELLE ASSOCIAZIONI PRESSO LE QUALI AVETE LAVORATO!
E’ soprattutto l’omosessuale
militante a parlare di “comunità glbt”. Gli eterosessuali, da questo punto di
vista, un po’ perché non sono interessati all’argomento, un po’perché in quanto ignoranti in materia, abboccano a tutte le notizie diffuse proprio
dai cosiddetti frociologi e successivamente amplificate dai giornalisti frociaroli. E allora
esistono due categorie di militanti gay che usano impropriamente il termine comunità e che mai nessuno si è mai degnato di verificare se esiste o no. Alla prima
categoria appartengono quei gay che
auspicano realmente la nascita di una
comunità forte e coesa e cominciano quindi a menzionarla dappertutto,
nei loro discorsi, comunicati stampa etc se non altro come linguaggio, con la speranza
che un giorno si sviluppi realmente. Questo è il caso di Dario Bellezza o di Massimo Consoli che un giorno ad una mia
domanda diretta “ ma ndo sta’ questa comunità che hai sempre in bocca e che
invece non esiste?” mi rispose, spiritosamente e da gran paragnosta : chérie ma la nostra è una
comunità…varia!
Dario Bellezza |
La biografia di Imma Battaglia, per esempio, su wikipedia e su alcuni organi di stampa parla di una persona che è riuscita, per la prima volta, a
portare in piazza 1 milione di persone in occasione del World Pride 2000. In realtà la Repubblica , quotidiano frociarolo, all'epoca parlò di 200.000 mila manifestanti e la questura invece di 70.000. Ecco ci vuole una bella faccia tosta a passare da 200.000 ad un milione di manifestanti nel giro di poco tempo, approfittando del fatto che la gente non ha memoria storica degli eventi e approfittando altresì dell' acclarata poca professionalità dei giornalisti abituati oramai a riportare le notizie senza averle prima verificate. Conservo ancora un articolo di Consoli dei primi anni ‘90 pubblicato su Paese
Sera in cui indicava in 300.000 gli omosessuali residenti nella Capitale in
quegli anni. E questo non tanto perché li conoscesse uno ad uno , ma solo in
virtù del rapporto Kinsey del ‘48 che stimava in un 10 % la
popolazione omosessuale nel nostro Pianeta! Ecco, la storia gay è piena di castronerie come quelle sopracitate, tirate
fuori soltanto per far credere alla stampa e al politico ‘etero’ di turno a caccia di voti , e che del mondo gay conosce
soltanto al massimo Platinette e la
Luxuria per averle viste in tv, che tu - come presunto leader
omosessuale - tieni le redini della comunità glbt. Tutto dipende da te visto che sei in grado di far spostare centinaia di
migliaia di voti in un senso o nell’altro. E aggiungo io , magari fosse così! Perché
questo significherebbe essere riusciti nel nostro intento, vale a dire quello di aver
creato una comunità. Invece ecco che la realtà è un’altra e i nodi vengono al pettine.
Quando non un partito qualsiasi, ma uno di sinistra
( ve la ricordate la falsità diffusa per anni dai vari arcisghei e dai
nostri Sallusti alla rovescia che i gay erano tutti di sinistra?) ti offre una
candidatura e tu rastrelli alle Regionali 2013 solo 1249 miseri voti (lista civica per Zingaretti) e 3595 la volta precedente alle Europee 2009 (in tutta la circoscrizione sud per Sinistra e Libertà) tu, Imma Battaglia, come ti giustifichi visto che ti vanti di aver portato in piazza un milione di persone in occasione del pride 2000 e ti vanti altresì di raccontare alla stampa che nel "tuo" GayVillage passano ad ogni stagione annuale 200-300 mila persone? Stessa storia per lo straconosciuto Franco Grillini addirittura candidato a sindaco di Roma dal PSI che nel 2008 riuscì a rastrellare solo 13.620 voti. A dimostrazione che le oltre 30.000 tessere di cui si vanta di avere l'arcigay romana non servono a fare politica ma soltanto per entrare in una sauna o in una darkroom e a mantenere i costi della stessa arcigay.
Ma allora perché questi 300 mila gay romani di cui parlavo sopra e contati male da Consoli, che avrebbero potuto votare, magari turandosi il naso, i “nostri” rappresentanti glbtqixyz... invece in tutti questi anni, di fatto, non l’hanno mai fatto?
Ma allora perché questi 300 mila gay romani di cui parlavo sopra e contati male da Consoli, che avrebbero potuto votare, magari turandosi il naso, i “nostri” rappresentanti glbtqixyz... invece in tutti questi anni, di fatto, non l’hanno mai fatto?
Venerdi scorso, leggendo la Repubblica ,
apprendo per caso che Rossana Praitano –
( è stata per anni, come la stessa Battaglia, presidente del circolo Mario
Mieli di Roma), si presenta alle comunali 2013 della Capitale come indipendente
nelle liste del PD. Anche la stessa Battaglia, imprenditrice del Gay Village
come la definisce Dall’Orto, ci riprova questa volta candidandosi
con SEL. Io di certo non le voterò anche se ho ben a cuore termini come
“comunità”, “onesta”, “trasparenza” usati a iosa in questi giorni dalle
candidate su citate e dai partiti che stanno rappresentando.
Queste signore avevano il potere oltreché il
dovere morale - prima ancora di occuparsi di unioni civili, matrimoni gay ed omofobia - di dare la massima diffusione, con ogni mezzo e in special modo attraverso
internet, dei bilanci del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli di cui,
ripeto, per anni, sono state le presidenti.
Una rendicontazione al centesimo (visto che il circolo ha preso finanziamenti pubblici e usufruisce di una sede comunale) del loro
operato che avrebbe contribuito a fare da collante fra i “vertici” e la”base”.
Quella stessa “base”che da anni i vari leaders del movimento dicono di stare al
servizio e non servirsene. Base che è
composta dalla stragrande maggioranza degli omosessuali italiani che non
frequenta i circoli, non va ai pride, che non ha coscienza di sé, ma che ha il diritto/dovere ad essere informata.
E’ questa la conditio sine qua non, insieme a quella di indire le primarie gay, consultazioni dirette mai fatte nella storia del movimento gay
italiano , a cui in tutti questi anni non si doveva rinunciare se si voleva realmente creare una
comunità glbt nel nostro Paese. Ma dirò di più.
Queste signore hanno continuato a considerare i cittadini omosessuali di questo Paese come oggetto e non come soggetto di diritto anche quando, sui media anni fa, e più di recente anche in rete su http://www.wikipink.org/index.php?title=Imma_Battaglia ….sono apparse notizie vergognose riguardanti una condanna per un’evasione fiscale molto cospicua in cui è stato coinvolto il suddetto circolo. Notizie che gli omosessuali di questo Paese si sarebbero aspettati di leggere sui siti di informazione di queste organizzazioni chiamate in causa ! Con le dovute spiegazioni del caso non vi pare?
Queste signore hanno continuato a considerare i cittadini omosessuali di questo Paese come oggetto e non come soggetto di diritto anche quando, sui media anni fa, e più di recente anche in rete su http://www.wikipink.org/index.php?title=Imma_Battaglia ….sono apparse notizie vergognose riguardanti una condanna per un’evasione fiscale molto cospicua in cui è stato coinvolto il suddetto circolo. Notizie che gli omosessuali di questo Paese si sarebbero aspettati di leggere sui siti di informazione di queste organizzazioni chiamate in causa ! Con le dovute spiegazioni del caso non vi pare?
Queste signore hanno inoltre
sottaciuto e mai preso le distanze nei confronti di Luigi Cerina, primo
consigliere per i diritti civili degli omosessuali, appoggiato in cambio di
favori da tutto l’establishment del movimento e condannato per truffa dalla Cassazione a risarcire più di un
miliardo delle vecchie lire per aver speculato sulla pelle dei malati d’aids.
Per queste ragioni non
sosterrò mai dei candidati solo perché sono
omosessuali come me.
Per dovere di cronaca, l'altro candidato glbt alle comunali di Roma è Mauro Cioffari per SEL come riportato su http://www.wikipink.org/index.php?title=Voto_gay
Per dovere di cronaca, l'altro candidato glbt alle comunali di Roma è Mauro Cioffari per SEL come riportato su http://www.wikipink.org/index.php?title=Voto_gay
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