LETTERA APERTA AL PRESIDENTE SANDRO PERTINI
DEL 1979
Onorevole Presidente,
in questo giorno dedicato al
ricordo della Liberazione dal nazi-fascismo e dagli orrori che esso ha
comportato, l’associazione
Fuori!-Aurelio deve chiedere che venga reso un atto di giustizia.
Sappiamo bene, infatti, che gli omosessuali hanno duramente pagato, spesso con
la vita, il fascismo; hanno subito deportazioni e soprusi, hanno avuto il
confino e l’emarginazione più atroce , che
non è ancora finita. Orbene, mai nessun omosessuale è stato menzionato
come tale tra i partigiani né tra le vittime, né tra i sopravvissuti. A tale
proposito deve essere ricordato che persino la Germania, culla dell’oppressione
nazista, ricorda a chiare lettere -
sulle lapidi commemorative apposte vicino ai campi di sterminio – gli
omosessuali, nonostante in Germania fosse esistito fino a poco tempo fa un
preciso articolo di legge che criminalizzava l’omosessualità.
In Italia, invece, tutto
tace. Dalla dichiarazione di Mussolini che asseriva non esistere in Italia il
problema omosessuale, mai più nessuno – nonostante la più ampia libertà legale,
che non colpevolizza tale forma di sessualità – ha parlato degli omosessuali
come persone.
Ella, Signor Presidente, deve però ricordare, anche per aver Ella stesso
partecipato alla Resistenza, che molti dei Suoi commilitoni di allora, molti
Suoi amici caduti, forse, molti altri a Lei sconosciuti, che hanno combattuto
per ridare alla Nazione che Ella rappresenta un volto umano, sono omosessuali.
Ne troveremo senz’altro in ogni luogo, da Redipuglia alle Fosse Ardeatine. E’
necessario, perciò, che questa realtà sia resa palese; del parti degli Ebrei –
che pur sentiamo a noi vicini nell’emarginazione e nel
sopruso subito – anche noi
omosessuali abbiamo diritto ad essere nominati.
Essere omosessuali non è una
colpa né un reato: è un modo di essere, del pari di tanti altri accettati.
Signor Presidente, siamo
certi che Ella, quale primo difensore della Costituzione si farà promotore di
una iniziativa volta a riconoscere agli omosessuali il posto che loro spetta
anche nelle fila della Resistenza, oltre che nella attuale vita politica
italiana.
Siamo, inoltre certi, che, quale
primo atto di tale riconoscimento Ella lascerà che una nostra delegazione porti
il 2 Giugno prossimo un cuscino di fiori sull’Altare della Patria, assieme alle
corone delle varie Autorità ed Associazioni, in memoria degli omosessuali
caduti in tutte le guerre, per la Libertà.
Con osservanza
Associazione “Fuori! Aurelio”
SONO FROCI VADANO A FARSI
FOTTERE
Roma: Pasqua – La polizia
ferma tre omosessuali del Fuori! in piazza S.Pietro, dopo che un passante li ha
insultati. Dopo la marcia per la pace, alcuni compagni del Fuori! erano entrati
in Piazza S.Pietro, recando il proprio striscione piegato sul braccio. Vedevano
numerosi altri striscioni presenti tra la folla e decidevano di presenziare al
Rito, dispiegando il proprio. Reggevano lo striscione Doriano Galli, Giovanni
Pellegrini e Raniero Pompili; erano presenti tra gli altri Giuliana e
Anna Lisa (che scattavano numerose foto). Si avvicinavano due agenti,
ai quali veniva spiegato che il gruppo non manifestava, si era solo nomato – al
pari degli altri gruppi presenti – per assistere alla Funzione. Gli agenti si
allontanavano e nessuno disturbava il gruppo. Dopo circa mezz’ora, uno
sconosciuto – identificato poi per A. A. commerciante di Roma, – insultava il Fuori!; Sono froci! Vadano a farsi fottere!
Chiamava la polizia, che fermava i tre che reggevano lo striscione minacciando
denunce. Doriano Galli e Giovanni Pellegrini, imponevano l’identificazione
dell’A. e denunceranno il medesimo.
Doriano Galli
LOTTA CONTINUA
26 aprile 1979
IL NOSTRO CORPO
Il nostro corpo! Non c’è nulla di più sconosciuto per noi.
Infatti, basta pensare al modo che usiamo parlando di esso come se fosse
qualcosa di alieno a noi ed a noi quasi lontano, invece che essere tutto ciò
che siamo, per renderci conto di quanto siamo alienati nel nostro pensiero. La
stragrande maggioranza di noi non conosce neppure come sia fatto, né tantomeno
come il proprio fisico funziona. E’ atterrita, perciò da malattie e persino da
fenomeni fisiologici, quali, ad esempio, la polluzione o la prima mestruazione.
Non parliamo, poi, del grado di alienazione e paura che
raggiungiamo noi omosessuali, che siamo spinti ancor più degli altri a fare i
nostri tabù e le limitazioni di pensiero e di conoscenze della società intera.
Vorrei a questo proposito sapere quanti di noi abbiano vissuto serenamente e
gioiosamente il primo rapporto o la prima penetrazione passiva; quanti ancora
non siano riusciti a superare blocchi che impediscano tale modo di far l’amore,
dietro la scusa di inesistenti dolori o terrori inerenti il possibile contagio
di malattie veneree, anch’esse considerate quasi di classe di parte, sottaciute
e velate di mistero e di peccato. Mi pare che sia ora di smetterla di tacere e
sia, invece, giunto il momento di parlare apertamente di tutto ciò che concerne
il nostro corpo ed i modi con cui esso si rapporta con altri, recuperando, in
tal modo, la propria corporalità.
Dal 1975 ho dato vita a Roma, a un Consultorio, con
interesse particolarmente volto alla demitizzazione delle malattie veneree; ora
mi piacerebbe affrontare in vari momenti ed in più tempi, sul nostro giornale,
argomenti diversi, dei quali ho avuto modo già di parlare in sede consultoriale;
per cui, vorrei parlare di malattie connesse col rapporto sessuale, dei problemi
che può suscitare l’atto di prenderlo in culo, dell’anatomia e della fisiologia
del nostro corpo, affinché possiamo capirci meglio e capire l’altro.
Non amo, però, fare articoli di tipo accademico, per cui mi
sarebbe gradito un vostro contributo e stimolo, che può consistere in
segnalazioni o rettifiche, ovvero nel porre quesiti generici o specifici, onde
trasformare ciò che sarebbe una sterile dissertazione in un più ampio dialogo e
scambio.
Sul prossimo numero, per iniziare, ho intenzione di parlare
un po’ del “coito anale”, questo tanto desiderato e temuto aspetto della
sessualità.
Ciao a tutti
Doriano Galli
FUORI n. 20 del 1978
BOCCIATE IL FROCIO
di
DORIANO GALLI
Sono oramai cinque mesi che
perdura la lotta dei compagni del FUORI! contro l’Università Cattolica.
Questa, infatti, dal giugno
del 1977 ha
attuato un boicottaggio agli esami dello scrivente, in quanto il sottoscritto
ha portato sulle piazze e nelle strade la propria omosessualità unendosi al
Fuori!, con orgoglio e gioia.
Da un anno, ormai, è stato
posto nei confronti di questo “orrendo crimine” un ostracismo ad oltranza, per
nulla mitigato dalle denunce ripetute alla pubblica opinione, suffragate anche
dal nome del Dott. Antonio Federici (del reparto del Prof. Gino Gambassi, colui
che boicotta), il quale ha confermato in presenza di un compagno del Fuori! di
Roma, l’avvenuto blocco, già dichiarato in colloquio privato, dall’Assistente
Spirituale, Mons. Elio Sgreccia.
Per tre volte il Fuori!-Romano
ha volantinato davanti al Policlinico Gemelli, in collaborazione col CARM
(Coll.Abolizione Regolamenti Manicomiali) e con gli stessi Sindacati lavoratori
del Policlinico. Altre volte il sottoscritto ha parlato alle assemblee dei
lavoratori e delle Donne, ottenendo la completa solidarietà del personale
paramedico, espressa dalla mozione sindacale approvata all’unanimità
dall’assemblea del 24 gennaio. La stessa XIX Circoscrizione romana, nella quale
è ubicata l’U.C. si è occupata del caso, suscitato dal Consigliere Radicale,
Roberto De Rossi, ed ha prodotto un documento di solidarietà. Sono state
persino effettuate trasmissioni alle Radio Libere ed alla Rai (“Voi ed io” del
7/2).
Pure, nonostante la
solidarietà ottenuta, nulla è stato detto ufficialmente dalla Cattolica. Il suo
stesso silenzio è una risposta, forse più eloquente di molte altre. Il
silenzio, infatti, vuole significare disorientamento ed incapacità di
controllare la forza degli omosessuali rivendicanti i propri diritti
all’esistenza ed alla propria dignità. Significa, inoltre, lo stato di attesa del
reo, pauroso come può esserlo solo l’intrigante scoperto e trascinato alla luce
del sole, che egli teme, quasi fosse una talpa.
Questo momento, perciò, da caso singolo
diventa - lasciate che lo dica –
un momento importantissimo
per tutti gli omosessuali, stimolo e certezza di riuscita. Non si deve,
infatti, dimenticare che grazie a questa
lotta, forse per la prima volta, è stato ottenuto l’impegno unanime, per un
omosessuale, di un’assemblea sindacale e di un consiglio circoscrizionale.
Questi documenti resteranno come
pregiudiziali per ogni eventuale lotta futura e sono inoppugnabili prove che il
porsi in mezzo alla gente, senza tema, può solo portare frutti positivi e non
ulteriori emarginazioni, create, a mio parere, più dalla nostra paura che dalle
persone che ci circondano.
FUORI – Anno VIII n.19
sett-ott. 1978