martedì 21 giugno 2016

UN GAY BERLUSCONIANO SCRIVE ALLA MINISTRA CARFAGNA ATTRAVERSO UNA LETTERA APERTA AL GIORNALE DI MARIO GIORDANO


 

 

 

 

Caro Direttore,

sono un ragazzo di 35 anni da sempre sostenitore del centrodestra e berlusconiano sfegatato. Però ho un grosso problema, per questa società, sono omosessuale. Stamattina sul “Giornale” ho letto con stupore le dichiarazioni del ministro Carfagna e sono rimasto deluso: speravo in lei e nel suo ministero per esistere. Invece..

Dottoressa Carfagna come può dichiarare che non è un problema di pari opportunità l’omosessualità? Ogni sacrosanto giorno ci sono problemi per un omosessuale, ogni giorno dalla sua nascita vive con problemi e lei nega tutto? L’amore è uno dei sentimenti più belli del mondo, ma per gli omosessuali è un terrore, un terrore perché non ci si può baciare in giro, un terrore per dirlo ai genitori, un terrore perché non si sappia sul lavoro. I suicidi nei ragazzi omosessuali sono molto più alti che tra quelli etero, sa perché? Perché i primi ostacoli vengono dalla società e dalla famiglia. Come può lei abbandonarci? Proprio lei che vive con il marchio della soubrette ed ogni giorno viene discriminata come ministro sa cosa vuol dire lottare per far vedere quello che si è. Pensi fare questo tutti i giorni della propria vita, ogni istante, anche con i propri genitori, solo perché si è nati “diversi” Tutti i politici che parlano di lei, la descrivono come una tra le più brave a studiare ed informarsi, la invito a fare altrettanto con i gay. Non si nasconda anche lei dietro la vecchia frase “ma ho tanti amici gay”. Studi cosa capita tutti i giorni nelle famiglie, a scuola, sul lavoro e nella società contro i gay. Senta il dolore di persone  che per colpa di una legge non possono vivere come vorrebbero o non possono assistere in ospedale il proprio caro. Perché i gay devono fare altre strade per avere sanciti questi diritti? Se devono fare altre strade allora vuol dire che sono diversi, allora vuol dire che Lei deve intervenire per le pari opportunità. Dottoressa Carfagna, la prego, aiuti lo Stato italiano a far sentire cittadini come gli altri anche gli omosessuali.

Fiorivita – email

P.S. La lettera è firmata, ma vorrei che fosse pubblicata con lo pseudo mino perché in questa Italia, ho paura a far sapere di essere omosessuale. Un giorno vorrei non avere più paura. Grazie

 

La  risposta del direttore Mario Giordano

 

Se il ministro Carfagna vorrà rispondere saremo lieti di ospitare la sua lettera. A me, caro Fiorvita, permetta solo una domanda: il patrocinio del Gay Pride è un obbligo? E per quale motivo? Ognuno è libero di organizzare sfilate e manifestazioni ma per farlo ci vuole necessariamente il timbro dell’autorità governativa? Ma perché si vuole sempre essere trasgressivi e patrocinanti, ribelli e insieme istituzionali?

Non patrocinare il Gay Pride non significa negare i diritti degli omosessuali. Anche se pure su questo punto bisogna intendersi: quali diritti? La famiglia è una, come riconosce la nostra Costituzione e ancor prima la legge naturale. E anche se adesso siamo abituati a esibire baci saffici  in ogni film e storie omosessuali in ogni fiction Tv, noi continuiamo  a pensare che la normalità siano un uomo e una donna che si sposano e (magari) mettono al mondo dei figli. So che questa affermazione (banale) oggi in realtà può suonare come bizzarra. E proprio perciò penso che, a questo punto, altro che gay pride: dovrebbero essere le famiglie normali a chiedere il patrocinio delle Pari Opportunità.

 

Il Giornale  del 21 maggio 2008

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