lunedì 11 aprile 2016



Autobiografie/Il leader del Fronte Omosessuale si confessa in un libro

Angelo Pezzana, un’esistenza Fuori

 

di MASSIMO TEODORI
 

Non sono molti gli omosessuali che in Italia parlano e scrivono pubblicamente della loro esperienza: anzi, se la memoria non mi inganna, l’autobiografia di Angelo Pezzana è il primo libro (Dentro & Fuori, Una autobiografia omosessuale, Sperling & Cupfer, 22.900 lire) che programmaticamente discute in maniera aperta di una
 “esistenza contro”, intrecciando ricordi personali, esperienze esistenziali e battaglie pubbliche nel lungo e difficile percorso di un gay che vuole uscir fuori dalla clandestinità e conquistare una normale vita omosessuale.
Due sono le possibili letture di Pezzana. Una è quella che l’autore stesso forse preferisce e così introduce: “Da ragazzo ho cercato disperatamente storie e vite omosessuali..Non l’ho trovate. Ho così raccontato me stesso perché sono convinto che, anche oggi, c’è da qualche parte un giovane che ha voglia di leggere vite omosessuali e non ne trova”. E’ questa la chiave esistenziale in cui si descrive il ragazzo che scopre la propria natura “diversa”, le esperienze di strada e dei cinemetti della retrograda provincia piemontese o gli alberghetti della più evoluta costa azzurra francese; in cui si riferisce dell’adolescente che scopre i propri simili, amoreggia o consuma atti casuali, e stabilisce un rapporto indispensabile con la sorella che diverrà il riferimento psicologico e affettivo per trent’anni.


 


L’altra lettura è quella che rintraccia nel racconto il filo rosso della battaglia pubblica del movimento di liberazione sessuale di cui Pezzana di cui Pezzana è stato in Italia l’inventore. Gli anni sessanta e settanta sono stati in tutto l’Occidente il tempo delle nuove battaglie di libertà intrecciate con la riscoperta delle identità culturali e sociali marginali o represse: le minoranze etniche, le donne e gli omosessuali. E’ vero che nel nostro paese, al contrario dell’Inghilterra e degli Stati Uniti, non vi sono mai stati accanimenti normativi contro gli omosessuali fin da quando nel 1890 il codice Zanardelli abolì tali reati. Ma non per questo l’emarginazione dei “diversi” è stata meno profonda e difficile. La battaglia pubblica di Pezzana inizia nel 1971 con la costituzione del primo gruppo omosessuale italiano, il Fuori!, Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano. Gli ostacoli all’azione aperta per rivendicare i diritti civili, combattere l’emarginazione e sradicare i pregiudizi, Pezzana e i suoi sodali li incontrano specialmente all’interno di quella sinistra che pure avrebbe dovuto farsi paladina delle battaglie civili. Il Fuori perciò si colloca nel filone libertario, umanista e riformatore che nel nostro paese, a sua volta, è stato sempre minoritario e avversato dalla sinistra a tradizionale egemonia comunista e, negli anni Settanta, anche di tipo rivoluzionario-marxista.

Non è un caso che Pier Paolo Pasolini fosse stato da tempo espulso dal Pci quando sorge il Fuori e che molti altri importanti letterati, cineasti o artisti di sessualità “diversa” da quella considerata “normale”, vivessero la loro condizione privatamente o al massimo trasfigurandola nelle opere, senza tuttavia prendere pubblicamente posizione. La rottura di Pezzana sta, invece, proprio nel conquistare una pubblica visibilità dando vita ad azioni, se necessario scandalose, per infrangere i nodi culturali e sociali che schiacciavano e oltraggiavano l’omosessualità.

E così che l’incontro di Pezzana con il Partito Radicale è ovvio. Le iniziative degli omosessuali del Fuori si intrecciano con quelle dei radicali che proprio negli anni Settanta sono all’apice dei diversi movimenti per i diritti civili. Fino a quando anche la battaglia omosessuale si conquista un posto ufficiale nei movimenti di massa della sinistra tradizionale.

Alla fine degli anni sessanta il Fuori nasce come reazione al bacchettonismo della “Stampa” di Torino e al bando cui vengono relegati gli omosessuali dai grandi partiti. Alla fine degli anni settanta v’è un episodio simbolo: Giuliano Ferrara, allora funzionario del Pci torinese, invita il leader omosessuale Pezzana a prendere la parola al festival dell’Unità. Il muro è rotto: non c’è più bisogno di battaglie eretiche come quelle del Fuori e anche il Pci coglie l’importanza di organizzare gli omosessuali. Ma questa è un’altra storia da quella del solitario precursore Pezzana le cui coraggiose e pericolose avventure in Urss come a Cuba, in Olanda come nell’Islam vengono qui narrate senza ipocriti veli ma neppure con presuntuosa supponenza.

 

Il Messaggero  30 giugno 1996

Nessun commento:

Posta un commento