sabato 20 aprile 2013

RODOTA', AMICO DA SEMPRE DELLE PERSONE DISCRIMINATE, SAREBBE UN GRAN PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Pubblico la prefazione ( insieme ad alcune foto che lo riguardano e  che in questo momento girano nella Rete ) del professor Stefano Rodotà al libro di EZIO MENZIONE "Manuale dei diritti degli omosessuali" pubblicato per la prima volta in assoluto dalla libreria di Babilonia nel lontano 1996 e che considero (nonostante alcune pecche che ho ravvisato e che  illustrerò la prossima volta)  uno di quei rari esempi in cui  il movimento gay si è messo al servizio della sua comunità. Di solito accade il contrario.  Nonostante questo manuale di autodifesa  sia stato ripubblicato alcuni anni fa, continua ad essere  sconosciuto, ahinoi, alla maggioranza delle persone glbt.  Cliccando su http://www-2.radioradicale.it/scheda/85855?format=32 troverete l'intervento audio dello stesso professor Rodotà durante una presentazione del libro tenutasi nel 1996 a Roma presso la sede nazionale della CGIL,organizzata da Maria Gigliola Toniollo.




di STEFANO RODOTA' 
Questo libro è una buona azione civile, in una situazione che non è per niente civile. Le guide ai diritti, infatti, nascono per rispondere a due esigenze diverse: o si tratta di ricordare ai cittadini i poteri di cui già dispongono, i diritti dei quali sono titolari, magari inconsapevoli, indicando anche i modi in cui possono  concretamente esercitarli; o si cerca di costruire una sorta di manuale di autodifesa, strappando qua e là brandelli di diritti in situazioni di sostanziale sordità, se non di dichiarata ostilità.

Il lavoro di Ezio Menzione appartiene a quest'ultima categoria. Ma è una lettura che non deve essere raccomandata soltanto a chi, appunto, può servirsene come un manuale. Direi, anzi, che dovrebbe essere lettura obbligatoria per tutti gli altri che, innanzi tutto, dovrebbero vergognarsi della situazione descritta; e, poi, sentirsi spinti a far qualcosa, qualsiasi cosa, per modificare lo stato delle cose.

Le linee di svolgimento di questa azione di cambiamento sono ormai chiare. Si tratta di partire dal riconoscimento del diritto di identità sessuale, come momento costitutivo della personalità. E, quindi, bisogna proiettare questo dato nella dimensione affettiva, del legame sociale.
Si tratta di questioni che riguardano soltanto la condizione omosessuale? O, attraverso la riflessione puntuale su questa condizione, si scorgono limitazioni più generali delle libertà individuali e collettive? Quando si parla di adozioni o di rapporti tra i partners, ad esempio, si toccano questioni che ormai appartengono alla vita di molti, della persona singola che vuole adottare o di chi fa parte di una qualsiasi coppia di fatto.
Non voglio annegare la specificità spesso drammatica della situazione degli omosessuali in una indistinta necessità di ripensare la disciplina dello stato delle persone. So bene che un rifiuto, una discriminazione basati sull'omosessualità riflettono un atteggiamento e manifestano una stigmatizzazione che non sono assimilabili a quelli che riguardano altri soggetti. La stigmatizzazione, anzi, compare anche in situazioni nelle quali il riferimento all'omosessualità non è per nulla necessario. Penso alle notizie che parlano di un accesso alle tecnologie della riproduzione negato "ad una coppia di lesbiche", quando è del tutto evidente che si tratta di un diniego (per me comunque inammissibile) fondato sulla riserva di quelle tecnologie solo a quelle donne facenti parti di una coppia eterosessuale legale o di fatto: riferito, dunque, ad una condizione personale generale, tanto che l'intervento sarebbe negato anche alla donna sola non lesbica.
La condizione omosessuale diventa così rivelatrice di altre storture. Ed è per questo che, se ci muoviamo sul terreno dei diritti, la loro negazione si tradisce in una negazione dell'ordine comune. Per continuare a discriminare gli omosessuali, si è obbligati a violare principi generali di eguaglianza, di riconoscimento dell'altro. Ed è per questo che ogni azione per i diritti degli omosessuali assume il valore di una ricostituzione di un ordine violato, del rifiuto di una violazione che investe i diritti di tutti. Voglio forzare un po' i dati costituzionali, e rileggo l'articolo 2 dove si afferma che "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali, ove si svolge la sua personalità". Non è forse una piccola formazione sociale l'unione che si stabilisce tra persone dello stesso sesso? Non è forse vero che pure il nostro sistema giuridico si è venuto evolvendo nel senso di un riconoscimento sempre più largo alla forza degli affetti? E allora: non siamo di fronte ad un impedimento al libero sviluppo della personalità quando si nega o si reprime la condizione omosessuale, nella dimensione individuale come in quella sociale?
La risposta cominciano a darcela i fatti, con la loro forza. Se si osserva il mutamento che si produce in tanti sistemi giuridici, e che si concreta appunto nell'abbattimento di discriminazioni, spicca il riconoscimento di una presenza di diritti che porta alla rilevanza giuridica del rapporto stabilito tra partners omosessuali. Qui, sul terreno particolarmente impegnativo delle unioni, si scorge il riflesso della tendenza verso il generale riconoscimento della  coppia di fatto. So bene che non siamo di fronte a processi lineari, che le conquiste di un momento possono sempre essere messe in discussione da un ritorno al bigottismo o da una convenienza elettorale (è quel che accade negli Stati Uniti). Ma questo è il destino dei diritti civili, mai definitivamente conquistati, e che esigono da parte di tutti un'attenzione vigile e continua.
Questo libro è anche il documento di una distanza ancora grandissima tra gli sforzi di rinnovamento civile e la condizione concreta dell'omosessuale in Italia. Anche qui parlano i fatti che, mostrando gli ostacoli radicati nelle norme e nelle prassi, ci parlano delle difficoltà di rimuovere arretratezze e pregiudizi, che ancora dominano anche là dove ci si dovrebbe aspettare un atteggiamento volto a creare le condizioni per la loro eliminazione e, prima di tutto, per rimuovere la cultura che li sostiene.

E' possibile uscire da questa situazione? Il disegno di legge sull'istituzione dello stato di unione civile, pubblicato in appendice, ci dice che questa possibilità esiste, che le vie tecniche sono già state tracciate. Ora si tratta di cominciare a percorrerle. Non serve un gran coraggio. Basta non rimanere prigionieri del perbenismo sempre in agguato, e rendersi conto che l'affermazione dei diritti civili vale qualche sacrosanta forzatura.


domenica 31 marzo 2013

DARIO BELLEZZA 31 MARZO 1996 - 31 MARZO 2013





 
   
Dario Bellezza e Massimo Consoli al Circolo Michelagniolo nel 1993
 









Vorrei ricordare Dario Bellezza nel 17^ anniversario della sua morte riportando qui di seguito uno dei tanti episodi spiritosi che Massimo Consoli raccontava su di lui e che,  nel 1999, pubblicherà  in "Affetti Speciali  ed.Massari)



Dario è sempre stato un salutista. Verso la fine degli anni Sessanta, Roma pullulava di ristorantini macrobiotici o vegetariani concepiti come club privati, associazioni culturali con lo scopo di promuovere la diffusione di stili di vita, anche alimentari, alternativi a quelli dominanti. Per un lungo periodo mi tormentò con lo yin e lo yang, con i cibi positivi e negativi, finché riuscì  a convincermi  ad accettare un suo invito al ristorante macrobiotico di Via della Vite. Io avevo fame, e anche se all'epoca ero magro  da far paura, non ero ristretto nel mangiare. Quelle coppette miserelle di risini anemici mi mettevano tristezza e, quel ch'era peggio, non mi saziavano. Dario mi riprendeva "Consoli, non essere ingordo. Si deve mangiare per nutrirsi, non per riempire lo stomaco. Poi si devono bilanciare le varie sostanze che si immettono nell'organismo, secondo criteri ben precisi".

"Si va bene, ma una bella braciola di maiale, io me la farei proprio".

"Mi meraviglio di te, Massimo. La carne è un cadavere in putrefazione. E' veleno che introduci dentro di te, dentro il tuo corpo che, non dimenticarlo, è un tempio vero e proprio. E' come se ti nutrissi della carogna di un animale. Le sue sostanze velenose ti rimbalzano dentro e ti avvelenano l'organismo, scatenando una sorta di reazione a catena che ti procura tutte le malattie delle quali soffriamo. Prendi un'altra coppetta di riso nero, integrale, invece, e sentirai come starai meglio".
Non ero proprio convinto, ma che potevo fare? Continuai ad andare avanti  a semini di soia e riso, bevendo thé e carcadé coltivati appositamente per quel ristorante, acciocché gli avventori soffrissero a sufficienza per guadagnarsi il paradiso, finché decidemmo di essere sazi (ma fu una dichiarazione unilaterale di Dario, io non ero d'accordo), e ci avviammo verso casa. Abitavo ancora dai miei, così, arrivati a via dei Pettinari, lasciai Dario al portone e me ne andai a prendere il bus 28 dall'altra parte di ponte Sisto.
Mentre attraversavo il ponte mi ricordai di aver dimenticato qualcosa di importante da dargli o da prendere. Tornai indietro, imboccai di nuovo via dei Pettinari, entrai nel portone, salii le scale e suonai il campanello.

Dario mi venne ad aprire dopo pochi secondi. Stava masticando qualcosa. Dalla cucina, immediatamente a sinistra dalla porta d'ingresso, veniva il rumore di uno sfrigolio sopra il gas. C'era un forte odore di olio bruciato, misto a carne. Carne? Com'era possibile?
Dario smise di masticare. Diventò rosso come un bel sammarzano maturo al punto giusto. "Che c'è?", chiese con finta ingenuità, "ti sei dimenticato qualcosa?".

"Sì!", risposi, e senza aggiungere altro entrai difilato in cucina. Sulla macchina del gas (accesa) c'era una padella, e dentro la padella c'era la bistecca più grossa ch'io abbia mai visto nella mia vita. Finalmente mi accorsi che Dario aveva una forchetta in mano. Mi misi quasi a urlare. "Falso e ipocrita che non sei altro! Mi hai fatto morire di fame in quel ristorante, parlandomi di cadaveri, carogne..ma qui la vera carogna sei tu, che poi te ne torni a casa e, di nascosto, ti sfacioli da solo un chilo e mezzo di carne. Morta, sì, ma ben cotta! Non ti vergogni? Affamatore del popolo!".

No. Dario non si vergognava di una quisquilia del genere. Il suo motto sembrava essere: non rimandare a domani quello che puoi mangiare oggi. Riprese il suo sorriso abituale, un po'sardonico e disse: "Consoli, io sono pubblicamente macrobiotico e privatamente carnivoro. Non c'è nessuna contraddizione in ciò, abbiamo tutti il lato da esibire e quello da nascondere. Tu non sei pubblicamente eterosessuale e privatamente frocio? Forse che io ti condanno, per questo?".
 Quella fu una delle tante volte in cui prevalse la mia natura buona: lo lasciai vivo...

domenica 24 febbraio 2013

ELEZIONI 2013: AUGURI A GRILLO DA COMUNITAGAY.BLOGSPOT.IT

 
 
             AUGURI A GRILLO E AUGURI ANCHE A TUTTI NOI!!

venerdì 9 novembre 2012

ALEMANNO E CROPPI : SI' UNA VIA A MASSIMO CONSOLI, FONDATORE DEL MOVIMENTO GAY ITALIANO


 
In occasione del quinto anniversario della morte del compianto Massimo Consoli ,avvenuta il 4 novembre 2007, rendo noto la lettera inviatami dall'Assessore alla Cultura dell'epoca,  Umberto Croppi che,  accogliendo una nostra vecchia richiesta, ci comunicava che "Luciano Massimo Consoli (detto Massimo Consoli): Scrittore, giornalista, traduttore (1945-2007), è stato annoverato nell'onomastica cittadina.." La via potrà essergli dedicata, chiaramente,  soltanto dopo che sia passato un decennio dalla morte, così come prevede la legge. E' comunque una bella notizia per l'intera comunità gay e non solo anche se a suo tempo fu ignorata dai media, anche  quelli di settore.  Oggi la pubblico su questo blog con la speranza di farvi cosa gradita.
 

mercoledì 31 ottobre 2012

SE QUESTO E' UN GHETTO


di Antonio Di Giacomo
  Finalmente qualcuno, come l'autore dell'articolo  apparso su gay.it  http://www.gay.it/channel/attualita/34378/I-bordelli-di-Proust-in-una-mostra-fotografica-a-Parigi.html  - che tratta degli amori di Proust con i ragazzi rimorchiati nei bordelli della Parigi del primo Novecento -   ha associato (volutamente o no) la parola sauna con quella di bordello. Ora, comparando la situazione francese con quella nostra italiana ,si prova invidia pensando a  quanto doveva essere 'avanzata'  la vita degli omosessuali francesi rispetto a quella di noi italiani, costretti ancora a scopare unicamente nei luoghi all'aperto o nelle case di amici che avevano la fortuna di mettere a disposizione la loro alcova.  La situazione italiana, ci raccontano i  frociologi^ , pare essere stata sempre la stessa fino all'"avvento" dell'apertura delle saune, avvenuta nelle grandi città del Nord intorno alla metà degli anni 80 e solo dieci anni dopo , anche nella” provincialissima” Roma, la città del Papa , la cui presenza, secondo molti omosessuali dell'epoca, avrebbe impedito la nascita e lo sviluppo di tali locali. Non è che oggi la situazione gay italiana sia migliorata rispetto al passato. Anzi. Vero  è che, come la Francia degli anni 20, anche noi oggi  nel nostro Paese abbiamo i nostri bordelli che operano  però sotto denominazioni diverse  e non certo perchè esiste il Vaticano, ma solo perchè in tal modo si evadono le tasse.  (come mai Bersani,  che della lotta all'evasione ne ha fatto da sempre un baluardo elettorale,  tace al riguardo?)  Ma è altresì vero che, a differenza dei nostri cugini  attivisti d'Oltralpe, che hanno avuto i PACS  (1999), le leggi contro le discriminazioni  (1985) e oggi  nel 2012 stanno discutendo di matrimonio e  di adozioni, i nostri attivisti  - finora e dopo più di 30 anni di manifestazioni varie -  non hanno ottenuto NULLA. O meglio una cosa l'hanno ottenuta: quella di mandarci a  scopare dentro le saune e i cruising che si sono affrettati ad aprire in tutta la Penisola e che ai tempi di Mussolini si chiamavano con il loro giusto nome. Circoli privati  che, guarda caso, rappresentano  una grande fonte di guadagno, per di più  esentasse. Fonte di arricchimento per loro, appunto, ma non per l'intera comunità glbt.  Questi signori in tutti questi anni, con la complicità del Palazzo, non hanno fatto altro che  sfruttare la condizione di emarginazione degli omosessualispostandoli dai cespugli e dai cessi ,dove fino in quel momento erano stati relegati (uno scandalo per i benpensanti e una questione di ordine pubblico  per le istituzioni che, andava eliminato o quanto meno circoscritto) alle saune da loro gestite. A quel punto il ghetto così costituito e in qualche modo 'legalizzato', ha rappresentato:
 
1.  una fonte di guadagno esentasse e sicura, ( si sa, l'offerta di sesso attira  di più di  quella  culturale e quindi , quest'ultima, è meglio ridurla allo stretto indispensabile ), per l'associazione che affiliava a sé il circolo privato e poi per i proprietari del circolo stesso;
2. un  mezzo efficacissimo anche se  moralmente discutibile per fare il maggior numero di tesseramenti e  usarlo per  dire   "siamo la più grande associazione gay del paese" e avere quindi  più potere all'interno del movimento, con la stampa e  con le  istituzioni;
3. un mezzo per tenere sotto controllo la popolazione omosessuale.
 
Complimenti a tutti lor signori ... e se è questo è l'operato perpetrato  e taciuto ai diretti interessati  in tutti questi anni -  dagli intellettuali e dalle associazioni vicine alla  sinistra -  un operato focalizzato più a 'rastrellare' denari  e potere che ad infondere ai nostri fratelli e sorelle la coscienza di sé,  allora si comprende  benissimo perchè il movimento gay nel nostro Paese non ha più ragion d'essere,  perchè la nostra base è incazzata e disorientata e soprattutto, perchè la comunità gay, penso al Marais di Parigi, da noi  esiste soltanto sulla carta.
 
^ il primo ad usare tale termine  è stato il sottoscritto durante un intervento , intorno al  1995, a Radio Città Futura dove fra gli altri intervenne anche Massimo Consoli e in studio c'era  Andrea Pini.

domenica 9 settembre 2012

IL VERO MARIO MIELI? SI STARA' RIVOLTANDO NELLA TOMBA!!

... Ragazzi dico...leggete  quello che profetizzava nel 1977 Mario Mieli  a pagina 157 del suo Elementi di Critica Omosessuale  vale a dire il saggio che è considerato  la Bibbia degli omosessuali e  come il Capitale di  Carlo Marx   nessuno (o quasi)  ha  mai letto?  E dunque cambiate il nome del club che Mieli cita nel libro e sostituitelo con quello di Muccassassina o di qualunque altro locale cruising affiliato all'Arcigay , che so.. il Diavolo Dentro o il Lussurian Club e vi accorgerete che tutto quello che ha scritto Mario Mieli si è  purtroppo avverato! Povero Mario Mieli e ..poveri noi!  Perchè è veramente  triste pensare  che tutto questo è avvenuto per mano di associazioni che si consideravano e si considerano vicine alla  sinistra! E' bene ricordare a queste "fanciulle "che la  sinistra è nata per sconfiggere tutte le emarginazioni sociali, per difendere i più deboli e i più poveri e che, mai e poi mai, si sarebbe dovuta trasformare in un' impresa di sfruttatori!

..Il sistema, invece, può perfino venire incontro ai "diversi": "se rigate diritti e accettate di vivere la vostra perversione al chiuso di quei piccoli ghetti che possiamo controllare e regolamentare, vi proteggeremo noi stessi. Chi va a battere nei parchi e nei gabinetti pubblici cerca guai: statevene a casa! O meglio, venite al Super Cock International Privacy Club: troverete anche il ristorante, lo spogliarello, i filmini porno, il cesso psichedelico e, forse, l'uscita antincendio".