lunedì 9 maggio 2016

"Se non ora, quando ? Il caso Dario Bellezza, l'Aids e la macchina"


                 
 
a cura di Valentina Pietrosanti
 
 
Quello che segue è il resoconto  dell'intervento di Dario Bellezza avvenuto durante la conferenza stampa tenutasi il 4 ottobre 1995 presso il Senato della Repubblica dal titolo
"Se non ora, quando ? Il caso Dario Bellezza, l'Aids e la macchina"
Eravamo in tanti quella mattina a dare sostegno a Dario Bellezza. Oltre a Massimo  Consoli e Anselmo Cadelli ricordo, fra i presenti , Dacia Maraini, Barbara Alberti, Alberto Bevilacqua, Raffaele La Capria, Antonio Veneziani, Luigi Cerina, Antonio Guidi, Luigi Manconi.
Antonio Di Giacomo
 
 
 
 
                    Io ho subito due traumi in pochi giorni e questo nei primi di settembre (1995 nda).  Il primo è stata la chiusura di questa sperimentazione, chiamiamola cosi, di questa ricerca. Molta gente in seguito, non sapeva che io facevo questa terapia, né sapeva che io ero, diciamo così” malato”.

 

                   Mi hanno detto ma sei sicuro, ma veramente ti faceva bene? Ora io ho girato, si può dire tutta l’Europa, sono andato anche al Pasteur da Montagnier, questo negli anni passati. Quando ho trovato una cosa che mi faceva bene, io lo dicevo. Quando ho trovato questa terapia  ho sentito che  subito mi faceva bene, ho pensato che, al di là delle spiegazioni scientifiche che io non posso neanche dare perché non sono un esperto, di macchine elettromedicali, ho detto subito a me stesso stai meglio, questo è quello che uno dice a se stesso nel momento in cui fa qualche cosa, altrimenti smette.

                     Se dopo un mese, io mi fossi accorto che questa terapia non mi faceva niente, avrei naturalmente  smesso perché era inutile farla.

 

                     Ecco, questo perché mi sono trovato di fronte allo scetticismo, di tanta gente, anche di miei amici, che pur avendo visto in questi ultimi tempi, sono stato per esempio  quattro cinque  sei mesi al Maurizio Costanzo, e stavo benissimo. Nessuno sapeva che io avevo qualche cosa. E mi dicevano ..ah come stai bene ..se non stavo..se non avevo considerato come stavo prima di fare questa terapia a gennaio..certo non potevo affrontare un Maurizio Costanzo, per dire, dove si vede fisicamente in televisione come uno sta. Ora, ho questo trauma terribile per me, di interruzione, come per uno che fa la dialisi di interrompere  improvvisamente, bruscamente senza nessuna concessione da parte di nessuno di poterla per ora riprendere a meno che il magistrato sia cosi clemente da permetterlo

 

  Sen. Manconi: Cosi  giusto

 

                   Bellezza:   Giusto. Anche perché qui il reato tutto sommato non c’è. Marineo è stato accusato di abuso della professione medica. Ma la professione medica si esercita con gli aghi con le iniezioni, con le ricette, con le visite corporali..con delle cose così. Qui non ci stava niente di tutto questo. Ci stavano dei controlli medici. Se lui voleva sfuggire alla classe medica, certo non ci mandava ogni mese a fare delle analisi, io le facevo al S. Eugenio, dove un dottore  stilava poi  i giudizi della situazione immunitaria e  diceva a me.. sì stai meglio.. stai migliorando, continua a fare questa cosa. Perché in un campo così mi sembra atroce se si stia a chiedere se c’è la legge dalla propria parte, se era stato ( il macchinario nda)  riconosciuto dal Ministero della Sanità, perche siamo in un campo veramente molto  assurdo.

 

                 Dove non c’è una medicina sicura, dove non è che uno viene sottratto a qualche terapia che potrebbe salvarti la vita, al massimo i retro virali che vengono propinati negli ospedali possono ritardare l’infezione. Tutto questo possono fare, non possono fare altro. In quindici anni di ricerca nel mondo, con miliardi e miliardi tirati fuori, non è stato trovato né vaccino,  né medicina, né pillola, né qualsiasi cosa che possa arrestare questo virus. Quindi se qualcuno si affida a  delle terapie alternative non vedo quale sia il delitto. Anzi bisognerebbe incoraggiarle queste cose.

 

                   Questo trauma, va bene, è privato, è personale. Poi però c’è stato il trauma del collettivo, che è pubblico e che è entrato in me. Perché un giornale di Roma, per ben due volte, mentre gli altri giornali si sono limitati a fare la cronaca della cosa e mettere delle sigle, hanno messo il mio nome come malato e con un accanimento e con una ferocia assoluta e  assurda. Perché non c’era nessun bisogno. Intanto non si può. C’è una legge del 1990 che vieta, lo aveva detto Luigi Cerina, che vieta assolutamente anche di poter alludere che uno possa avere una patologia, Quella stessa patologia . Sulla Stampa addirittura  ci stanno “ analisi vietate, 22 ditte rinviate a giudizio dipendenti sottoposti a test aids……..sono stati inquisiti quelli che hanno fatto fare le analisi.

                Dunque  ci sono stati dei grandi monologi che addirittura hanno difeso delle prostitute che sono state denunciate dai carabinieri come sieropositive  perche facevano commercio del loro corpo spandendo il virus. Ora, fosse è un eccesso questo..diventa però autolesionistico nei miei confronti. Perché non c’è stato nessuno di questi dottoroni che ha detto non si può dire questa cosa, non si può scrivere..

                  E naturalmente io sono diventato subito un cittadino di seconda categoria, anzi di terza perché, nel quartiere dove abito molti mi additano, dato che ero conosciuto anche  per altri motivi, mi sono sentito dire aids e naturalmente in me è subentrata una specie di rabbia e depressione e adesso esco poco e niente da casa perché questo impatto, diciamo cosi, negativo, immeritato perché io potevo stare a Vitinia in questo ambulatorio soltanto così, per una  chiacchierata. I Nas  che hanno dato a Stocco a questa  giornalista  Antonella Stocco, cattivissima e crudelissima che spero vada all’inferno, hanno dato, evidentemente hanno passato dei verbali, in questi verbali io non dicevo che ero malato, dicevo soltanto che facevo lì  una terapia per deficienze immunitarie che possono avere tutti, non necessariamente uno deve avere qualcosa di grave per avere deficienze immunitarie. Dunque veramente è stata una prevaricazione, una violenza.

 

                Adesso il direttore del Messaggero mi ha mandato una lettera, ma io neanche la leggo la lettera nemmeno  l’apro perché  il danno è fatto. Prima appaiono sul giornale delle notizie terribili su di me che non posso più uscire di casa e poi arriva la smentita di tre righe che non serve a nulla.

 

                 A questo punto io mi riservo, tutti mi dicono fai la denuncia, ma forse la farò però tanto ci sta ancora tempo. Ma non è questa la mia aspirazione. La mia aspirazione vera è che ho capito che io non ho scelto di dire che avevo qualche cosa. Per esempio Luigi Cerina, che è qui davanti  a me,  ha fatto, giustamente, perché è una battaglia molto giusta ma anche molto pesante voglio dire della sua sieropositività, una battaglia per imporre il problema alla società italiana. Però io, dal mio punto di vista, non sono nemmeno un politico, voglio dire sono solo uno scrittore, e quel ritaglio quotidiano che uno si riserva dove vive, è stato mandato in frantumi.

                  Per cui  ad un certo punto io sto soltanto a letto a leggere un giornale, perché c’ho paura ad uscire di casa. Molti mi dicono ehhh sei esagerato e cedi che te ne frega. Io gli dico ma vorrei vedere a voi se  hai questo marchio in faccia della cosa che cosa fareste. E’ facile parlare però  è più difficile poi trovare un comportamento. Io poi sono sempre stato un tipo, anche perché abituato alla pubblicità, alla televisione, ai mass media etc, abituato e non mi faceva ne caldo e ne freddo. Però a questo punto sì. Perché già c’ho dei motivi per stare male, per cui si aggiunge a quel motivo ulteriori  motivi . Io ho scritto poi appunto perché credo che se adesso  andrò in ulteriori posti, in televisione etc. ma non è sicuro, di rivolgermi direttamente ai magistrati perché  poi alla fine sono quelli che decidono, parliamoci chiaro. Non è che decide pinco pallino per queste cose.

                 E allora io ho scritto questa lettera con cui concludo..

 

 

 mi rivolgo ai magistrati che si occupano del caso Marineo, della sua macchina elettronica, per ricordare che  anch’io, un poeta, sono parte in causa nella faccenda. Il poeta cerca la bellezza, la salute, il fare. Poiein  è il verbo greco da cui deriva la parola poeta che significa appunto fare e soprattutto la verità. Credo che la verità comunichi una sorta di fratellanza la poesia con la giustizia  la ricerca del dolore e della verità-

 

                Ora io se avessi nell’attività di Pino Marineo riscontrato qualcosa di non chiaro di non limpido  me ne sarei andato, non ci sarei andato. Invece dalla macchina trassi subito giovamento, oltre al fatto che non mi fu chiesto un soldo dall’applicazione della macchina. Migliorando il mio stato di salute tornai a scrivere dopo anni di deserto pieno di incubi…tornai a vivere.

                Questa è la mia testimonianza di un poeta. E anche quello che può sembrare oscuro in questa storia è chiaro. Io stesso avevo consigliato  a Marineo di cercare qualche sponsor, qualche donatore spontaneo per continuare un’attività che mi sembra meritoria. Così un poeta si accomuna per un attimo a dei magistrati che devono decidere in totale libertà.

                Ecco la presenza di un poeta in tutto ciò dovrebbe far meditare. Perché costringerlo a non più scrivere in un paese come l’Italia già cosi povero di fermenti culturali? Tutto ciò è terribile. Avremmo spento la penna di D’Annunzio e Pasolini? Avremmo certo commesso un crimine. Allora aiutiamo un poeta  a riprendere le sudate carte  e a scrivere di nuovo. Questo è il mio ingenuo invito a chi deve decidere in tutta questa storia.

 

 

                 E poi appunto voglio aggiungere che, insomma, parliamoci chiaro come si dice a Roma, a me questa cosa faceva bene. Ora uno potrà dire, ma è un effetto placebo ma anche se non lo fosse stato ma non lo era un effetto placebo, dicono che il 90% delle medicine italiane sono  placebo, per cui non capisco perché improvvisamente dovrebbe essere tolta la possibilità a delle persone intanto di vedere come va a finire cioè facciamo altri sei mesi di sperimentazione vediamo quello che succede. Poi se non succede niente, se è soltanto un placebo allora chiudiamo baracca e burattini.

 

                Grazie.

Nessun commento:

Posta un commento