sabato 9 aprile 2016


COORDINAMENTO PERSONE OMOSESSUALI

C.P.O.

 

1^ STESURA

SPUNTI PER UNA BOZZA PER UN DOCUMENTO PROGRAMMATICO

 

PROGETTO:

CONVEGNO NAZIONALE SUL “MOVIMENTO OMOSESSUALE IN ITALIA”

 

8giugno 1995

 

 

 

L’idea è nata dall’osservazione dei meccanismi di nascita dei Centri Sociali e dalla loro frequentazione, che ne ha messo in luce le caratteristiche di incertezza e caoticità ma anche, nello stesso tempo, di una certa genuinità e apertura, almeno nelle premesse dei fondatori, anche se più di principio che di consapevolezza per ciò che riguarda i frequentatori. L’idea di strutture, o meglio nuclei di strutture possibili, non centralizzate, decentrate, periferiche,polverizzate il più possibile sul territorio urbano.

Nuclei cioè di elaborazione e formulazione, nonché di divulgazione della cultura omosessuale, coscienti, in ogni caso, che ci piacerebbe parlare di cultura senza ulteriori aggettivazioni, se i tempi fossero maturi (ma non lo sono).




Abbiamo chiamato questo primo tentativo di organizzazione “coordinamento di persone omosessuali” perché tali persone generalmente vivono un isolamento più o meno felice o più o meno drammatico, a seconda dei casi, e i loro momenti socializzanti per lo più si basano sulla frequentazione di estremamente ridotti gruppi amicali o su massificanti attività ludico-ricreative, che non sono ovviamente condannabili in quanto tali, ma solo perché esclusive ed elusive di qualsiasi impegno teso a garantire i propri stessi “egoisticamente sani” interessi personali.

Partiamo quindi dalla consapevolezza un po’ drastica forse che non esiste  a tutt’oggi in Italia un “movimento omosessuale”, se siamo disposti a misurare un fenomeno di tal genere in base a fatti quantitativi e qualitativi (in questa chiave riteniamo innegabile l’affermazione).

Il dato quantitativo è rilevabile esclusivamente in situazioni che prima abbiamo definito ludico- ricreative, mentre il dato qualitativo, è estremamente ristretto come numero di partecipanti (se non addirittura individuale:scrittori, poeti, attori, dissidenti) e come occasioni in cui manifestarsi.

Raro è il caso che lega le due valenze, ed ora fin troppo consumato e obsoleto della prima manifestazione nazionale a Roma dello scorso anno. Non riteniamo si possono considerare occasioni culturali, benché aggregative, quei fenomeni massificanti all’insegna della spensieratezza e del consumismo nelle sue varie forme (dalla musica demenziale al sesso) a cui si appiccicano talvolta troppo esigui ed improvvisati “contenuti”. Un accenno, in questo senso, non si può non fare sulle “dark rooms,” argomento su cui quasi tutti glissano e giocano economicamente evitandone qualsiasi lettura critica, e anzi proponendole perché è la richiesta del mercato (target).

Il precludere alla vista, in un mondo fatto sempre più di immagini e dominato dall’edonismo esasperato e dal conformismo del bello e prestante (pregiudizio culturale ed estetico che ha ben attecchito nel mondo omosessuale, tanto che chi è out – troppo grasso o magro, brutto o, peggio, povero – non può essere oggetto sessuale, almeno non pubblicamente, e quindi nemmeno di altra considerazione) è un salvare a tutti gli effetti tale giudizio nell’ipocrisia del buio, che cela la mancanza di una accettazione reale e consapevole dell’individuo per quello che è e che vale, in una omologazione spaventosa e dissociata che fa a pezzi le persone e rifiuta di accettarle per intero, ma che al contrario si “consumano” come una merce: una bocca, un culo o un cazzo non importa o è meglio non sapere a chi sono attaccati.

Senza contare poi che la dark room è l’esatta contraddizione del tanto decantato americanistico coming-out.

Non vogliamo con questo dire che siamo contrari al coming-out, al contrario ne valutiamo positivamente la spinta emotiva che riesce a dare agli omosessuali che così riescono a trovare quella fiducia in se stessi e quel coraggio necessario per vivere da omosessuali con gli altri e in mezzo agli altri, ma non siamo d’accordo con quanti ne fanno la bandiera del loro impegno e soprattutto quando la cosiddetta “visibilità” costringe a clichés  desueti e falsi.

 

SE NON ESISTE UN MOVIMENTO OMOSESSUALE NOI CREDIAMO CHE SIA NECESSARIO STIMOLARNE LA CREAZIONE:

1. Per la necessità dei diritti civili che le persone omosessuali vivono, in una mancanza quasi assoluta di pari opportunità ( non solo in italia, ma anche nei cosiddetti paesi avanzati, dove tali persone sono accettate per “rango” o per censo);

2. perché chiesa, istituzioni e partiti politici continuano ad alimentare la tesi dell’associazione omosessualità- devianza con tutte le conseguenze politiche e culturali che ne derivano principalmente sul piano delle libertà individuali;

3. perché ampie fasce di popolazione e organizzazioni politiche (peraltro anche giovanili) dimostrano ancora una intolleranza, che non di rado sfocia nella violenza, lesiva di qualsiasi elementare principio dei diritti umani;

4. per smascherare l’ipocrisia di talune altre fasce di popolazione e organizzazioni sociali e politiche che a parole e in linea  di principio professano un accettazione che, nei fatti, è rifiuto e disinteresse o quanto meno sottovalutazione.

Importante in quest’ottica è stare in mezzo agli altri, di fronte ad una tendenza che ci vuole sempre più emarginati in spazi sempre più specializzati in cui consumare prodotti a sempre maggior costo.

Fare cultura omosessuale vuol dire anche stare all’interno di situazioni diversificate e dall’interno di spazi eterosessuali diffondere la tolleranza e la verità sugli omosessuali che non è una verità, ma tante verità quanti sono gli individui, tale e quale come per gli eterosessuali.

Operare all’interno di questi spazi significa:

A . Stimolare tutti gli individui e gli stessi omosessuali ad un dibattito ricco e aperto attorno alle tematiche connesse con l’omosessualità e la sessualità in generale contro ogni falsità medica e catechistica;

B. Dare a tali tematiche un respiro meno settoriale allargandole ad altre necessariamente più generali, in un’ottica che ravvisi in esse una universalità che riguarda la libertà di tutti gli individui e le modalità associative del futuro e non solo di un gruppo sociale, per quanto interclassista e numericamente rilevante possa essere;

C. Innescare momenti di crisi e quindi di crescita per quanti omosessuali vivono  la loro condizione solo nel frastuono delle discoteche, nel buio dei cinema o tra i cespugli notturni, e per quanti eterosessuali hanno fatto della tolleranza solo un passaporto per la loro ipocrisia.

Comunque sia, non rifiutiamo qui aprioristicamente momenti più intimi, di autoriflessione, in ambiti più chiusi e autonomi, perché anzi siamo convinti che siano momenti forti di presa di coscienza attraverso la comunicazione delle proprie esperienze, conoscenze, informazioni, e che attraverso l’introspezione si possano affrontare e rilevare tutti quegli aspetti che la condizione omosessuale ha costretto da sempre a vivere (soprattutto i giovanissimi e gli anziani) spesso drammaticamente da soli.
E’ questo un lavoro di autovalutazione e autorivalutazione necessario ma profondo, al di là di semplici slogans, e che imprescindibilmente può collocarsi al centro di una crescita di tutto il genere umano.

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