martedì 12 aprile 2016

CARLA PILOLLI: UN VOSTRO PARLAMENTARE GAY MI HA CHIAMATO SDEGNATO PER QUELLO CHE AVEVO SCRITTO SU MUCCASSASSINA


UN RICORDO DI CARLA PILOLLI

Dopo aver letto l'articolo che qui di seguito vi ripropongo, chiamai all'epoca  (siamo nel 1992) Carla Pilolli al Messaggero per congratularmi per sua solita arguta e pungente fotografia in bianco e nero che aveva fatto in merito alla  serata passata all'ex Mattatoio insieme a Memé Perlini.
La ringrazio, mi disse, ma invece devo dirle che ho ricevuto un'altra telefonata di sdegno, da parte di un vostro parlamentare  gay di cui non posso fare il nome...lei capisce.  E chi sarà stato questo onorevole gay?




In duemila venerdì sera negli spazi di “Muccassassina”, all’ex Mattatoio. Scene da “mille e una notte” e anche di più.

LA TRASGRESSIONE AD OGNI COSTO NEI RECINTI DEL VILLAGGIO GLOBALE



di  Carla Pilolli

 

IL LOCALE LEGATO AL CIRCOLO DI CULTURA OMOSESSUALE MARIO MIELI. LE SCOPERTE DELLA ROMA MONDANA GUIDATA DA MEME’ PERLINI

 

Se non si vede, non si crede. Altro che i party newyorkesi di Madonna dove trionfa il “proibito”. La Capitale in fatto di feste trasgressive, ora lo sappiamo, non è seconda a nessuno. Basta scoprirlo! Uscire di notte dal dedalo delle scritte luminose per infilarsi in un tratto scuro della Via Ostiense, in un  edificio enorme che scorre per centinaia di metri, proprio dietro all’ex Mattatoio. “E là ne vedrete di tutti i colori”, aveva promesso Roberto D’Agostino, durante il grande cocktail all’Hotel Hassler per festeggiare, venerdi sera, l’arrivo a Roma del “Museo Immaginario”. Sì, l’esposizione dei falsi d’autore. Quadri di grandi pittori bellamente imitati che avevano richiamato il giro, da Marina Ripa di Meana, a Corinne Clery fino a Debora Caprioglio.

Fu quando D’Agostino parlò di “Mucca Assassina”, il nome che è un po’ il comune denominatore di queste feste trasgressive che vengono appunto celebrate al “Villaggio Globale”, che la curiosità di taluni mondani si risvegliò del tutto.

Cessarono di botto le chiacchiere, che so, su Kashoggi che aspetta un figlio dalla ultima moglie Shapari. Ci fu pure una pausa negli acquisti dei dipinti, dei Renoir e dei Sironi fasulli da quattro milioni, che la elegante Alma Bonomi, il sempreverde, Emilio de Cesare e il finanziere-novità Claudio Palazzolo, amico di Massimo Gargia e venuto a Londra, avevano deciso di mettersi in casa, per “beffare” semmai i ladri.

“Hai sentito che nome! La Mucca Assassina! E’ tutto un programma!”, commentò la bella Inge Dentice che spalancò gli occhi cerulei, sentendo che la festa organizzata quella sera dalla “Muccassassina” (si scrive tutto attaccato), per celebrare “La notte di Halloween”, alias “La notte delle streghe”, era intitolata “Vaccaboia”…

Chiaro che per partecipare ad un evento del genere, bisognava  prima corroborarsi col cibo. “Andiamo prima a mangiare in Trastevere a “L’ultima follia” per essere in tema”,propose qualcuno, tirando dentro nel gruppo, oltre la splendida Selvaggia Scheggi che voleva festeggiare i suoi vent’anni e poi (come ha fatto) andarsene a letto, anche quel simpaticone di Memé Perlini che era avvolto in un impermeabilone di disastro ecologico. E fu Memé che venne mandato avanti, come una sorta di garanzia, essendo lui un “volto conosciuto” (e perciò inviolabile), quando, arrivando al Villaggio Globale”, ci si rese subito conto che era superiore a qualsiasi attesa.

 

 
la trasgressione ad ogni costo nei recinti del Villaggio Globale
 

Un brulicare di giovani fin dall’ingresso, costumati nelle più diverse maniere, con giubbotti antiproiettile e sotto niente camicia, ma solo tatuaggi, farfallone en travesti con polpacci da lottatore sotto le calze a rete, faccette di gallo impomatate e faccette “strafatte” che uscivano da una toilette, mostrando la mano timbrata per poter ritornare dentro. A dimostrazione appunto che avevano pagato le dodicimila lire d’ingresso. A chi? Ai responsabili forse delle attività culturali del Circolo omosessuale Mario Mieli, collegato alla “Muccassassina”? Perché, a sentire in giro, queste feste trasgressive servirebbero a raccogliere fondi per l’assistenza domiciliare ai malati di Aids. E se per entrare bisognava superare un muro umano e il disagio di occhi, angoscianti (anche malati) che ti guardavano, non era davvero possibile contare l’umanità che festeggiava la sua disperazione, tra balli di travestiti in combinazioni intime in quella fuga di stanzoni dai soffitti altissimi, spogli di qualsiasi mobilia, dotati soltanto di poche sedie. Ma tanto a che servivano le sedie visto che quelle duemila persone (perché meno non erano) non facevano che deambulare. E molti si stravaccavano per terra in una sorta di cortilone buio come la cripta di Giulietta, dove abbiamo visto brillare più di una siringa..E c’era un silenzio sepolcrale, trame il tramestio che seguì il passaggio di un ragazzone tutto nudo che si andò a sciacquare le putenda nella fontanella. Usciva da una delle “dark room”, le stanze buie dove erano in corso inenarrabili “ammucchiate”.

Dopodiché il tipo sempre in costume adamitico ritornò in un vastissimo stanzone dove la folla trasgressiva era impegnata in danze, diciamo, erotiche che prevedevano ogni genere di palpeggiamenti. Non mancavano le proiezioni hard sui muri. Certo che c’erano anche le donne sebbene la prevalenza fosse maschile. E il colmo fu quando una di queste s’inginocchiò davanti al ragazzo nudo con quel che si può immaginare, fatto in pubblico. “No, tutto questo mi dà angoscia. C’è il compiacimento della decadenza. Non sono feste liberatorie”, doveva dire Memé Perlini uscendo alle tre di notte, mentre sopraggiungeva con taluni mondani curiosi Paolo Villaggio seminascosto da un cappellaccio.

(Il Messaggero 1 novembre 1992)

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