lunedì 2 novembre 2015




La morte di Pier Paolo Pasolini non ha precedenti per atrocità e orrore in tutta la storia della letteratura di tutti i tempi. Perché diciamo "storia della letteratura"? Perché morti altrettanto atroci avvengono tutti i giorni ma fuori della letteratura, in quel mondo della più brutale necessità dal quale, di solito, gli artisti per loro fortuna sono esclusi dalla stessa attività alla quale si dedicano. D'altra parte, paradossalmente, ciò che colpisce nella fine di Pier Paolo Pasolini è l'atmosfera "letteraria" della sua morte. Dario Bellezza ha voluto scrivere un libro su questa morte controversa e significativa. Egli si è subito scontrato con la difficoltà principale: quella di decidere se la morte di Pasolini è stata o no in accordo segreto e misterioso con la sua vita e la sua opera. Se, cioè, è stata una morte casuale oppure una morte predestinata, logica, prevedibile. E, subordinatamente, se Pasolini ha "voluto" la propria morte, nel senso di averla scelta, di averla vista venire, di averla provocata, di averla accettata.
Dario Bellezza ha risolto il problema in chiave esistenziale, intendendo con questo che ha cercato di rivivere la tragedia di Pasolini come autobiografia, cioè, dato che aveva in comune con Pasolini le stesse scelte erotiche, come dramma omosessuale. In questo modo casualità e fatalità riescono a coesistere nella sua analisi della morte dell'amico senza contraddirsi né escludersi a vicenda. Ne è venuto fuori un ritratto del poeta assassinato nel momento dell'assassinio, al tempo stesso esatto nei particolari ed emblematico nei significati.
ALBERTO MORAVIA  1981

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