venerdì 2 maggio 2014

FUNERALI DI DARIO BELLEZZA

 
Il 2 aprile 1996 si tennero a Roma  i  funerali -  sia religiosi che  laici -  del poeta Dario Bellezza. Le foto che compongono questo video sono state realizzate dal sottoscritto: vi prego non siate troppo critici nei confronti di questo povero  fotografo improvvisato. Invece l'articolo che segue e che ritrae perfettamente  Dario Bellezza è della grande Maria Latella.
 
 
 
 




Ieri a Roma i funerali. Ecco l' ultima chiacchierata con l' artista quando la morte era ormai vicina

" Io, Dario Bellezza, un vinto "

Un commosso doppio addio al poeta da amici e scrittori Franco Cordelli: " Dentro di se' era rimasto sempre ragazzo " Oggi ci sara ' la tumulazione al cimitero inglese

Ieri a Roma i funerali. Ecco l' ultima chiacchierata con l' artista quando la morte era ormai vicina TITOLO: "Io, Dario Bellezza, un vinto" Un commosso doppio addio al poeta da amici e scrittori Franco Cordelli: "Dentro di se' era rimasto sempre ragazzo" Oggi ci sara' la tumulazione al cimitero inglese - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ROMA . Due cerimonie funebri, una religiosa e l' altra laica, per "un' anima contraddittoria", come gli amici hanno voluto ricordare Dario Bellezza. Prima il rito cattolico, nella basilica di Santa Maria in Trastevere, concluso con due semplici preghiere, quelle che Bellezza diceva ogni giorno negli ultimi tempi, recitate da don Vincenzo Paglia. E poi, l' omaggio laico in una chiesa sconsacrata, Santa Rita dei Poveri, una cappella che appartiene al Comune. Oggi, ci sara' la tumulazione, nel "cimitero degli inglesi", vicino alla Piramide, un luogo di sepoltura definito "acattolico". Nel corso della cerimonia laica, Bellezza e' stato ricordato da Gianni Borgna, assessore alla Cultura, da Franco Cordelli, Renato Minore, Renzo Paris. Cordelli ha detto che Bellezza e' morto "da figlio, come era vissuto, rimanendo sempre immutato, un ragazzo". Minore ha spiegato come Bellezza "sapeva portare con rabbia e con gioia il nome di poeta", in questa Italia che descriveva "grigia, plumbea, di massa, nemica dei poeti". Paris, infine, ha voluto raccontare "l' ultima beffa di Dario, quella di aver voluto a tutti i costi la Bacchelli, la legge che garantisce un vitalizio agli artisti, pur sapendo che stava morendo". A circondare la bara, sommersa dai fiori rossi del cuscino funebre della madre, c' erano tra gli altri, Barbara Alberti, Carlo Ripa di Meana, Alain Elkann, Elsa de Giorgi, Maria Luisa Spaziani. ------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ L' INTERVISTA TITOLO: "Elsa, Alberto, Pier Paolo... ho avuto vent' anni di felicita' " "Ero giovane e non capivo la grandezza dei miei cari amici" "Si' , litigavo con la Morante Non accettava il mio legame con Pasolini" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ROMA . Abbiamo parlato in cucina, mentre lui cercava di mandar giu' qualche pezzetto di mela lasciata in un piatto da Annamaria, amica e vicina di casa che lo accudiva con affetto discreto: "Ormai non riesco a mangiare nient' altro" diceva lui, scusandosi per il piatto sul tavolo, per la stanza in disordine. Succedeva qualche settimana fa, una mattina, nella sua casa di Trastevere. Dario Bellezza raccontava di se' , col pudore di un uomo non piu' abituato all' attenzione di estranei. Non riusciva ad accettare che della sua malattia si fosse saputo cosi' , attraverso un giornale. Non gli piaceva che di lui si tornasse a parlare per via della legge Bacchelli: "Non l' ho chiesta, ci sono amici che si danno da fare per me, io preferirei curarmi. Che ci faccio con la legge Bacchelli, me la daranno il giorno che muoio". Ed e' andata proprio cosi' . Gli faceva male una frase attribuita ad Aldo Busi: "Ha detto che non ho mai lavorato, che la legge Bacchelli dovrebbero darla a tutti quelli malati come me. Uno sciacallo". Busi, in seguito, cerco' di raccogliere fondi per lui, ma Bellezza, quel giorno, ancora non lo sapeva. Il registratore frusciava: "Non importa se poi non pubblicate niente" disse alla fine della chiacchierata. C' era, nel timbro della sua voce, il tono di chi e' sempre sul punto di dire: "Non si disturbi", quello stesso pudore che lo spinse, non molti giorni fa, a confidarsi con Adele Cambria, giornalista ed amica: "Mi piacerebbe essere sepolto nel cimitero del Testaccio". Il cimitero di Antonio Gramsci e del poeta Shelley. "Mi ci vorranno?". Parlavamo, in cucina, di cure per la sua malattia e di morti famosi. Soprattutto di questi ultimi, a dire il vero. Moravia, Elsa Morante, il poeta Sandro Penna, Pasolini. Rimpiangeva di aver sottovalutato la qualita' di quelle vite che si erano intrecciate alla sua: "Forse ero troppo giovane, troppo incosciente. Li ho considerati subito e soltanto amici, non mi rendevo conto della loro grandezza. Con Penna il rapporto e' stato lungo, bellissimo. Con Elsa e' stato difficile, aveva un caratteraccio. Per lei ho scritto due libri, Angelo e L' amore felice. Era innamorata di me ma io non potevo amarla come avrebbe voluto. Con gli anni ci separo' una barriera, credo sia arrivata ad odiarmi. "Quando l' ho conosciuta, nel ' 66, aveva 54 anni ma ne dichiarava molti di meno: io ne avevo venti. E durata fino al ' 76 e negli ultimi tempi non era piu' bello. E stata il piu' grande errore della mia giovinezza: io mi consideravo un suo pari, la trattavo non dico con brutalita' ma quasi, la criticavo... Che sbaglio. Era una donna e io mi innamoravo dei ragazzi, ma e' stata lei la mia storia d' amore piu' lunga e purtroppo me ne sono accorto dopo, soltanto quando e' morta. Moravia diceva sempre che il mio rapporto con Elsa era rovinato dall' orgoglio, ma una volta se ne usci' con un' osservazione che mi feri' molto perche' feriva lei: "Non vedi che e' una povera vecchia?". Ad Elsa Morante innamorata di un pittore tossicodipendente, Bellezza dedico' dei versi che parlavano di "ragazzi drogati, guardie del corpo dell' assoluto, vanno per il mondo mattutino fino alla sera della loro sopravvivenza". Anche Bellezza, molti anni dopo, ha amato un "tossico", forse per lui si era ammalato di Aids, parola che non pronuncio' mai, quella mattina. "Si' certo, credo di sapere come l' ho preso... ma alla fine non ne sono sicuro. Non ho mai voluto chiederlo a quella persona. Si' , mi sono sempre piaciuti i tipi un po' pericolosetti ma non fino al punto di morirne, no. Non come Pier Paolo. Pasolini poi aveva un altro tipo di erotismo". Pier Paolo Pasolini, raccontava Bellezza allontando da se' il piatto ancora pieno di mela, fu il primo a trovargli un lavoro: "Gli ho fatto da segretario, per tre anni, dal ' 69 in poi. Prima non avevo mai avuto una lira, campavo con le ripetizioni, le traduzioni. La mia era una famiglia modesta, mio padre era un vecchio comunista che non credeva in Dio. Capirai, lavorava in Vaticano: a un certo punto se ne ando' . Quando ho conosciuto Pasolini, vivevo da solo. Lui mi disse di occuparmi della sua posta, di correggergli i manoscritti per il cinema. Eravamo amici. Lo siamo rimasti fino alla fine, anche se non condividevo niente delle sue convinzioni, delle sue profezie. Pasolini voleva che l' Italia diventasse piu' povera, voleva un ritorno all' Italia degli anni Cinquanta. Mi diceva "Non capisci, il consumismo sta rovinando gli italiani" e io rispondevo: "Meglio il consumismo che morire di fame". Anche l' amicizia con Pasolini era motivo di lite tra Bellezza e Morante: "Non le piaceva che avessi questo ruolo precario di segretario, diceva che dovevo trovarmi un lavoro sicuro: "Chiedi a Moravia, e' l' unico che puo' davvero aiutarti". Ma Moravia non mi ha risolto nessun problema pratico, mai. Era un uomo divertente, mi sembrava gia' molto l' averlo per amico, che importa se non mi ha mai fatto pubblicare niente da Bompiani". E Dacia Maraini? "Affettuosa, pero' sentiva che io ero amico di Alberto, questa cosa non l' ha mai digerita". Un periodo bello, quando uno ha la fortuna di poterne ricordare uno, aiuta a star bene anche quando bene non si sta piu' . Bellezza ricordava senza compiacimento, recuperando quel godimento da poco che ancora gli era consentito provare: "Ho avuto vent' anni di felicita' , dai venti ai quaranta, il lavoro andava bene, non ero celebre ma ero conosciuto, avevo degli amori, facevo dei viaggi. Quando ho vinto il Premio Viareggio nel ' 76, con il libro Morte segreta, ho sperimentato una felicita' assoluta. Avevo soltanto 32 anni, ricordo che mi comprai una giacca nuova, scura, una bella giacca. Pensi che la tua vita cambi con un premio, e invece non succede nulla. Non ho saputo sfruttare la mia fama. Perche' ? Sono un vinto, sono sempre stato uno sconfitto". Della societa' letteraria, di una Roma piccola e ad alta densita' d' ingegni, Bellezza aveva conosciuto tutto, tutti. Pittori, da Franco Angeli a Mario Schifano, ricche dame, la cre' me degli intellettuali: "Con Arbasino, ricordo, ci vedevamo sempre a casa di Luisa Spagnoli. Non c' e' mai stata amicizia, forse non gli piaceva il mio modo di essere gay, non voleva essere coinvolto su quel piano, lui della sua omosessualita' ha fatto un argomento letterario". La vita sentimentale, prima di Elsa e dopo Elsa. "Dopo ci sono stati solo amori di ragazzi. Ma mi fa male pensarci". La politica: "Com' era bella, negli anni Sessanta, il Pci da una parte, la Dc dall' altra. Io ho paura del maggioritario, mi sembra un sistema fascista". Nessuno gli aveva ancora offerto di candidarsi con i Verdi della sua amica Marina Ripa di Meana, non si parlava ancora di elezioni, quella mattina a Trastevere. Chiacchieravamo da piu' di due ore. Sembrava stanco e aprendo la porta di casa disse che no, non si sentiva solo: "Vengono spesso a trovarmi Renato e Francesca Minore. Gli altri non mi mancano. "Rimpiango un' amicizia che poteva essere e non e' stata, quella con Federico Fellini. Poco prima che sapessi di essere malato l' avevo incontrato e lui, gentilissimo, voleva rivedermi. Per Federico mi e' come rimasto un rimorso, non l' ho mai chiamato. Ogni tanto mi capita di sognarlo. Sogno Fellini, come se fossimo stati amici".

Latella Maria

 



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